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ACCADEMIA

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SCIENZE E LETTERE ^ ÈJu O^t,

DI PALERMO

NUOVA SERIE.

VOLUME I.

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PALERMO

DA PlETKd MOKVILLO APPALTATORE DELLA R. "STAMPERIA

Nella Man Formaggi nuin. iH.

1845.

STATUTI

DELL' ACCADEMIA

STATUTI

DELL' ACCADEMIA

Art. i. L'Accademia Palermitana di Scienze e belle Lettere, già delta del Buon-Gusto , resterà sotto la proteziene dell'eccellentissimo Senato Palermi- tano, da cui riconosce la sua esistenza; perlocchè il Pretore di Palermo, du- rante la sua carica, avrà il titolo di Socio Onorario, Promotore dell'Accademia.

2. Il corpo accademico è formato dai Soci Attivi, Onorari e Corrispondenti, e dai Collaboratori.

3. Le corporazioni letterarie, che vorranno collegarsi all'Accademia Paler- mitana, potranno farlo o come Socie, o come Colonie.

4. La classe dei Soci Attivi, relativamente alla distribuzione de' suoi lavori, sarà partita in tre Sezioni.

5. Il corpo accademico sarà retto dalla Magistratura, scelta dal comune con- senso nel suo seno.

i STATUTI DELL'ACCADEmA.

6. Le radunanze di tutto il corpo accademico presedute dal Magistrato co- stituiscono le sedute accademiche.

7. Le deliberazioni cbe interessano l'intera Accademia saranno prese dal cor- po accademico legalmente i-adunato.

8. L'Accademia si occuperà dell'avanzamento delle scienze e delle lettere. I lavori degli accademici, letti nelle sedute, si conserveranno in Archivio; e tra questi saranno scelti quelli, che dovranno essere pubblicati sotto il titolo di Atti dell' Accademia Palermitana di Scienze e belle Lettere.

9. L'amministrazione degli averi dell'Accademia apparterrà al Magistrato. La formazione dello stato discusso, e l'approvazione dei conti apparterranno all'intera Accademia.

TITOLO PRIMO

Del Corpo Accademico.

10. Il Corpo Accademico sarà composto dai Soci e dai Collaboratori. H. I Soci saranno classificati in Attivi, Onorari, e Corrispondenti.

i2. I Soci Aitivi saranno settanlacinque; cioè sessanta Residenti in Palermo, sei Nazionali, e nove Stranieri. Il loro numero è inalterabile.

13. I Soci Attivi danno propriamente l'esistenza dell'Accademia; hanno essi esclusivamente il dritto alle votazioni, alle cariche, ed agli emolumenti acca- demici, e sono strettamente soggetti a' rispettivi doveri indicati dai presenti Statuti.

14. Coloro tra i Soci Residenti, che faranno costare all'Accademia la legit- timità delle cagioni per cui non potranno corrispondere a tutti i doveri di So- cio Attivo, potranno ottenere dall'Accademia di essere annoverati in un'altra classe di Soci

15. Coloro tra i Soci Residenti, che dopo di avere lette almeno quattro me- morie nelle sedute, o di averne date due giudicate meritevoli di essere inse- rite negli Atti Accademici, faranno costare legittime le cagioni, per le quali non si troveranno più in grado di corrispondere a tutti i doveri di Socio At- tivo, saranno dichiarati Soci Emeriti. Il posto che rimarrà vuoto sarà occu- pato da un nuovo eletto. Ciò non di meno il Socio Emerito potrà interve- nire nelle sedute, leggervi de" lavori, e conserverà il dritto di concorrere alla carica di Presidente, e a quella ancora di Anziano della Sezione a cui appar- teneva.

16. L'Accademia conferirà il grado di Socio Onorario, Nazionale o Estero,

STATUTI DELL'ACCADEMIA. S

allo porsonc di merito distinto, che si renderanno ad essa benemerite. Un Sb- eio Onorario Nazionale potrà venire eletto Presidente dell'Accademia.

17. L'Accademia conferirà il gradò di Socio Corrispondente a quei Dotti Na- zionali o Esteri, che, per opere date alla luce, si distinguono in un ramo qua- lunque dell'umano sapere.

18. L'Accademia conferirà il titolo di suo Collaboratore a quelle persone, che distinguendosi per cognizioni o per lavori scientifici o letterari, saranno giu- dicati meritevoli di essere aggregati al suo corpo.

TITOLO SECONDO

Delle Corporazioni letterarie collegate all' Accademia Palermitana.

19. L'Accademia accetterà come Socie tutte quelle corporazioni letterarie, che vorranno in questa qualità collegarsi con essa, all'oggetto di promuovere di concerto lo avanzamento delle scienze, e delle lettere per lo mezzo di una regolare corrispondenza.

20. Quei dotti, che sosterranno le funzioni di Presidente, e di Segretario Generale nel momento dell'associazione, saranno di dritto dichiarati recipro- camente Soci Corrispondenti, e si contraccambieranno i Diplomi.

21. Tutti i membri attivi dell'Accademia Socia potranno, ove gli Statuti del loro Corpo noi vietassero, inviare all'Accademia Palermitana le loro memorie per esservi lette, ed anche inserite negli Atti Accademici, ove possano avervi luogo.

22. Quelle corporazioni letterarie di Sicilia, che vorranno più intimamente appartenere all'Accademia Palermitana , adottandone gli Statuti ed i metodi di lavoro, saranno dichiarate sue Colonie.

25. I Presidenti, ed i Segretari Generali delle Colonie, durante la loro ca- rica, saranno considerati come Soci Corrispondenti.

24. Le Colonie faranno conoscere all'Accademia Palermitana per mezzo di una regolare corrispondenza i lavori de' loro Soci, all'oggetto che l'Accade- mia li abbia nella dovuta considerazione.

2o. Le Colonie saranno nel dovere di eseguire quei lavori scientifici o let- teiarì, ai quali saranno invitati dall'Accademia Palermitana; questi lavori , e qualunque altro delle Colonie, dopo di essere stati letti nell'Accademia, sa- ranno inseriti negli Atti ove si crederanno di questo meritevoli.

26. I Soci Attivi delle Colonie , quando saranno in Palermo , nell' Accade- mia Palermitana goderanno le distinzioni dei Collaboratori; ed all'incontro il

6 STATUTI DELL'ACCADEMIA.

Socio dell'Accademia Palermitana, che interverrà in una Colonia, sarà ripu- tato come Socio Attivo della medesima.

TITOLO TERZO

Sezioni dell' Accademia.

27. La Classe de' Soci Attivi, relativamente alla distribuzione de" suoi la- vori, sarà partita in tre Sezioni, ciascuna delle quali sarà composta di venti Soci Residenti, di due non Residenti, e di tre Stranieri, e degli Emeriti della Sezione.

28. La prima Sezione si occuperà delle Scienze Esatte, Naturali, e di quelle che ne dipendono.

29. La seconda Sezione si occuperà delle Scienze Ideologiche, Morali, e Po- litiche.

50. La tei'za Sezione si occuperà dell'Archeologia, delle belle Lettere, della Teoria delle belle arti, ed in generale di qualunque erudita ricerca non com- presa negli oggetti presi di mira dalle altre due Sezioni.

TITOLO QUARTO

Della Magistratura Accademica.

31. L'Accademia Palermitana gode attualmente dell'onore di riconoscere per suo Mecenate S. A. R. il Conte di Siracusa, Luogotenente di Sua Maestà (D. G.) in Sicilia.

32. La Magistratura del Corpo Accademico sarà costituita dalle seguenti ca- riche:

Presidente. Vice-Presidente. Segretario Generale. Tre Direttori di Sezione. Tre Segretari di Sezione.

33. Il Presidente è il Capo del Corpo Accademico; presiede in tutte le se- dute; le apre e le chiude; conserva l'ordine, e mantiene la esatta osservanza dei regolamenti.

34. Il Vice-Presidente in mancanza del Presidente ne esercita le funzioni.

35. Il Segretario Generale è l'organo della corrispondenza interna ed esterna

STATUTI DELL'ACCADEMIA. 7

dell Accademia; è a lui affidata la legalità delle deliberazioni e votazioni; è responsabile della custodia del sigillo, dei lavori, dei libri, della segreteria, del- l'archivio, e di qualunque altro oggetto appartenente all' Accademia ; è inca- ricato della redazione, stampa, e spedizione degli Atti, e delle carte accade- miche.

36. La Magistratura di Sezione sarà composta da un Direttore, un Segreta- rio, e due Anziani, scelti tra i Soci componenti la Sezione.

37. Il Direttore è il Capo della Sezione, e della sua Magistratura. Presiede ai radunamenti di Sezione, li apre, e li chiude, e vi conserva l'ordine.

38. Il Segretario di Sezione mantiene la corrispondenza interna della Se- zione; è a lui affidata la legalità delle deliberazioni, e votazioni della mede- sima; è incaricato, ed è responsabile della custodia della Segreteria, e di tutte le carte appartenenti alla Sezione.

39. In ciascuna Sezione saranno scelti due Anziani tra i suoi componenti, i più riputati pei loro lumi e probità, e sarà loro incombenza nella Sezione di dar parere dei lavori accademici, e sopratutto di ciò, di cui potranno essere incaricati per affari relativi alla Sezione.

40. Ciascuna Sezione avrà inoltre un Vice-Segretario, Coadjutore del Segre- tario Generale e del Segretario di Sezione.

41. Nelle funzioni della Magistratura, in mancanza suppliscono in ordine, al Presidente il Vice-Presidente, ed in mancanza il più provetto dei Direttori.

Al Segretario Generale il più provetto dei Segretari delle Sezioni.

Al Direttore il più provetto dei due Anziani.

Al Segretario di Sezione il Vice-Segretario.

42. Il Presidente, ed il Vice-Presidente dureranno in carica per cinque anni. Il Segretario Generale per dieci anni. I Direttori, i Segretari, e i Vice-Segre- tari di Sezione per tre anni. Gli Anziani per un anno.

45. Nessuno potrà essere alla fìue della Carica rieletto nella stessa, meno- chè il Segretario Generale, e gli Anziani.

44. La Magistratura del Corpo Accademico si riunirà indispensabilmente due volte all' anno, nella prima metà dei mesi di gennajo e luglio. Il Presidente però potrà straordinariamente convocarla ove ne conosca il bisogno.

45. La Magistratura è legalmente radunata quando de' nove individui che la compongono, sei almeno saranno presenti , tra i quali il Segretario Ge- nerale; il quale in caso di legittimo impedimento vi inviterà il più provetto dei Segretari di Sezione.

46. La Magistratura del Corpo Accademico invigilerà sulla osservanza dei re- golamenti, e sullo andamento generale dell'Accademia. Fisserà, regolerà, e di-

8 STATUTI DELL'ACCADEMIA.

stribuirà i giorni delie sedute ordinarie e straordinarie. Deciderà tutte le con- troversie che potessero insorgere relativamente allo interesse generale dell'Ac- cademia. Piglierà conoscenza dei reclami che si porteranno avverso le deli- berazioni della Magistratura di Sezione. Nei casi gravi, non previsti dai rego- lamenti, potrà provvisoriamente risolverli, rimettendosene alla tinaie deter- minazione dell'Accademia. Eserciterà la censura sopra tutti i funzionari del- l'Accademia, potrà ordinarne la sospensione, e provocare dalla intera Acca- demia la remozione di un funzionario, o di un Socio qualunque.

47. La Magistratura di Sezione si radunerà tre volte all'anno, nelle prime metà dei mesi di aprile, agosto, e dicembre. Il Direttore potrà straordinaria- mente convocarla ove ne conosca il bisogno.

48. La Magistratura di Sezione s'intenderà legalmente radunata quando in- terverranno il Direttore, il Segretario ed uno dei due Anziani.

49. Questo Magistrato regola l'andamento della sua Sezione; decide le con- troversie sopra articoli che l'interessano; e prepara ed invia tuttociò che si vuol portare alla conoscenza della Magistratura del Corpo Accademico.

50. Le deliberazioni della Magistratura del Corpo Accademico, e di quelle delle Sezioni, saranno prese a maggioranza di voti; e nel caso di parità il voto di chi presiede è decisivo.

51. Gli Anziani delle tre Sezioni riuniti, e preseduti dal Vice-Presidente, for- meranno il Comitato degli Anziani dell'Accademia.

52. Questo Comitato terrà le sue radunanze nelle ultime metà dei mesi di gennajo, maggio, e settembre, e in tutte le volte, che vi sarà invitato dal Magistrato Accademico.

53. È legittimamente radunato quando oltre il Vice-Presidente saranno pre- senti almeno quattro Anziani, il più giovine dei quali farà da Segretario.

54. Il Comitato degli Anziani esaminerà, e darà il suo parere motivato al Magistrato dell'Accademia sulle Memorie che dovranno stamparsi negli Atti; sulle carte che gli verranno da quello rimesse per essere giudicate; sulle me- morie, che aspirano ad un premio; su i conti e sulle regolarità delle eroga- zioni; sulle ammissioni di nuovi Soci, e su coloro che dovranno essere re- mossi, o che dovranno passare tra gli Emeriti. Per adempiere a questi oggetti potrà richiamare li rischiarimenti che gli bisogneranno dai rispettivi Segretari.

TITOLO QUINTO

Delle Sedute Accademiche.

55. Le Sedute Accademiche sono costituite dalla riunione dei Soci Attivi pre- seduta dal Magistrato.

STATUTI DELL'ACCADEMIA. 9

56. Le Sedute Accademiche ordinarie, clie si terranno nel corso di un anno, non saranno meno di venti; e nel principio di ciascun anno il Magistrato de- stinerà quelle in cui si tratteranno gli affari d'interesse generale dell'Accade- mia, e quelle che saranno impiegate alla lettura dei lavori accademici. Il Pre- sidente potrà secondo il bisogno convocare straordinariamente l'Accademia.

57. Nelle Sedute destinate a trattare gli affari d'interesse generale dell'Ac- cademia potranno intervenire i soli Soci Attivi ; ed allora la Seduta s'in- tenderà legalmente radunata quando il numero degl'intervenienti supera la metà dei Soci Attivi Residenti.

58. Nelle Sedute destinate alla lettura dei lavori accademici potrà interve- nire chiunque; esse saranno legalmente radunate quando almeno interverranno dieci Soci Attivi.

59. Ciascun Magistrato di Sezione però potrà radunare i Soci della rispettiva Sezione per trattare degli affari ad essa relativi. Allora la radunanza sarà le- galmente costituita quando il numero degl'intervenienti supera la metà dei Soci Attivi della Sezione.

TITOLO SESTO

Delle votazioni, e delle elezioni.

60. Nelle Sedute destinate a trattare gli affari generali dell'Accademia le de- liberazioni saranno prese a maggioranza assoluta di voti, e si faranno a bussolo o a polizze segrete. É proibita qualunque deliberazione per acclamazione.

61. Quando nella prima votazione non si ottenga la maggioranza assoluta, le due opinioni che avranno avuto più voti delle altre saranno poste a nuova votazione, e tutti i votanti saranno obbligati a determinarsi per una di esse.

Se nella prima votazione più di due opinioni risultino con maggior nu- mero di voti uguali, la sorte escludendole le ridurrà a due, e la seconda vo- tazione caderà su di esse.

Se nella prima votazione l'opinione che per numero di voti ottiene il se- condo luogo, ne ha delle altre uguali, la sorte escludendole le ridurrà ad una, onde farsi la seconda votazione sempre su due.

Nei casi estremi di parità di voti, la sorte escluderà le diverse opinioni, e le ridurrà ad una sola.

62. Per provvedere le cariche del Magistrato Accademico ciascuna Sezione, convocata in privata Seduta dal suo direttore, formerà una nota di raccoman- dazione per quei soggetti che nel suo seno crederà meritevoli di occupare la

VoL. I. 2

10 STATUTI DELL'ACCADEMIA.

carica TacaiUe. Queste note saranno inviate ai Segretario Generale, il quale ne larà spargere le copie preventivamente tra tutti i Soci Attivi presenti nella Se- duta Generale, prima della votazione definitiva dell'Accademia.

G3. Per provvedere al posto di Socio Attivo, la Sezione a cui appartiene, convocata in Seduta privata dal suo Direttore, farà una nota di non meno di tre eligibili, coli' indicazione dei loro meriti rispettivi; sentito quindi il parere del Comitato degli Anziani, convocato all'uopo, e tenute presenti le osserva- zioni del medesimo, compirà una nota definitiva e motivata, che rimetterà al Magistrato Accademico per esser proposta. L'elezione dell' Accademia sarà cir- coscritta ai soggetti messi in nota.

64. Ciascun Socio attivo ha dritto esclusivo di proporre dei soggetti per far parte del Corpo Accademico, con farne dimanda motivata da lui sottoscritta. 11 Presidente, al quale devesi presentare, la rimetterà al Comitato degli An- ziani per averne il parere. Indi la Magistratura del Corpo Accademico, tenendo presente il parere del Comitato, ne farà, ove abbia luogo, pel solito mezzo del Segretario Generale, una proposta ragionata di ammissione , come Socio Onorario, Corrispondente, o Collaboratore, all'intiera Accademia, per passarsi alla votazione.

TITOLO SETTIMO

Dei Lavori Accademici.

65. 1 Soci appartenenti a ciascuna Sezione si occuperanno principalmente delle materie che le sono attribuite, e saranno in obbligo di leggervi una me- moria almeno in ogni tre anni. Potranno però secondo le circostanze nel trien- nio essere dispensati dal Magistrato Accademico , qualora abbiano presentato un lavoro di materie appartenenti ad altre Sezioni.

6G. Nella prima radunanza che terrà in ogni anno la Sezione si discuteranno e proporranno i temi sopra i quali sono invitati i Soci Attivi a leggere dopo due anni. Al principio di ogni anno si suppliranno con nuovi temi quelli che sono stati esauriti dalle letture dell'anno precedente, e si fisserà l'ordine con cui debbonsi succedere le letture dei discorsi su di essi. Sarà a cura del Se- gretario di Sezione, che per qualunque imprevista circostanza si trovino sem- pre pronte due o tre memorie. Sarà a cura del Direttore di eccitare lo zelo de' Soci per leggere nelle Sedute nel primo triennio a partire dall'esecuzione di questi Statuti.

67. Ciascun Socio Attivo dovrà scegliere un tema per leggere su di esso al tempo fissato; purché non prescelga di occupare la Seduta con altre memorie

STATUTI DELL'ACCADEMIA 11

-SU di altri temi, attorno ai quali avrà lavorato. Sarà però sempre un titolo di benemerenza presso l'Accademia se oltre le memorie di obbiigo se ne leg- geranno delle altre di libera scelta.

68. Le Sedute Accademiche saranno dal Magistrato Accademico destinate in giro per leggervisi esclusivamente delle memorie appartenenti alle materie di una sola Sezione. Qualunque Socio potrà leggervi delle memorie, purché non trattino di materie diverse da quelle proprie della Sezione.

09. Qualora uno o più Soci avranno fatto dei lavori poetici , che il Magi- strato Accademico crederà meritevoli di pubblica lettura, potranno destinarsi tre Sedute straordinarie in ciascun anno, nelle quali chiunque de' Soci e dei Collaboratori vorrà leggervi delle composizioni poetiche di libero tema, potrà praticarlo; purché ne ottenga il permesso dal Presidente, inteso prima il pa- rere degli Anziani della terza Sezione.

70. Radunata l'Accademia sotto la presidenza del Magistrato vi funzionerà quel Segretario di Sezione cui spetta, il quale leggerà il verbale della Seduta precedente della propria Sezione, ed il sunto dei lavori che vi sono stati letti. Quindi si passerà alla lettura delle memorie, e se taluna di esse sarà troppo lunga , chi presiede ne differirà la continuazione ad un'altra Seduta. Termi- nata la lettura di una o più memorie che si leggeranno nella Seduta, si con- segneranno gli autografi al Segretario della Sezione; e dove gli Autori desi- derassero ricuperare il loro originale , il Segretario Generale a richiesta del Segretario di Sezione disporrà il conveniente per farne esemplare la copia, che deve restare nell'archivio dell'Accademia.

71. I Segretari di Sezione non potranno ritenere presso di gli autografi e gli esemplari delle memorie lette, oltre il tempo della seduta seguente della propria Sezione, nella quale dovranno leggerne il sunto, ma dovranno conse- gnarli insieme col sunto al Segretario Generale per restare nell'archivio.

72. Durante la lettura delle memorie non sarà permessa veruna discussione.

75. Saranno pubblicati in successivi volumi sotto il titolo di Alti dell'Acca- demia Palermitana di Scienze e belle Lettere, tutti quei discorsi, che dopo es- sere stati letti nelle Sedute saranno giudicati degni della stampa.

74. Nel corso dell'anno, a cura del Segretario Generale, si raduneranno suc- cessivamente i Magistrati delle Sezioni per sciegliere tra 1 lavori ricuperati in archivio quelli che giudicheranno degni di esser pubblicali, o nella maniera come si sono letti, o con quei cambiamenti e riforme, che di accordo col- l'Autore stimeranno opportuno di farsi. Senza il consenso dell'Autore non sarà permessa veruna riforma.

75. Le memorie lette nell'Accademia divengono di lei piena proprietà , e

12 STATUTI DELL'ACCADEMIA.

gli Autori di esso non ne potranno pubblicare se non i semplici sunti; meno- chè fossero state di già escluse dagli Atti Accademici.

76. Se le memorie lette contengano nuove osservazioni , o sieno di tale importanza , che la loro pronta pubblicazione interessi l'avanzamento delle Scienze e delle Lettere, o l'onore dell'Autore, il Magistrato Accademico di- spenserà alle disposizioni del precedente articolo, dovendo però nella pubbli- cazione che va a farne l'Autore inserire il permesso del Magistrato.

77. L'Autore di qualunque lavoro scientifico o letterario potrà, rimettendone un esemplare all'Accademia, chiederne il parere.

78. Ciascuno Autore avrà gratuitamente dieci copie della sua memoria in- serita nel volume.

79. Le copie di ciascun volume degli Atti Accademici saranno distribuite gra- tuitamente a S. M. il Re (N. S.), al Mecenate, al Promotore, all'Intendente, alle Accademie Socie e Colonie, alla Biblioteca del Senato, e a quelle della Regia Università, dell' Olivella, del Collegio Massimo della Compagnia di Gesù, e del Reale Osservatorio, ed all'Archivio della Commessione di Pubblica Istru- zione; come ancora ai Soci Attivi, Residenti , non Residenti , e Stranieri che si troveranno al momento della pubblicazione. Il Magistrato Accademico an- cora determinerà il destino di poche altre copie che dovranno dispensarsi a qualche alto personaggio, o a coloro che si saranno resi benemeriti all'Acca- demia con donativi, e dotazioni. Le restanti copie si venderanno a quel prezzo che stabilirà il Magistrato.

80. All'oggetto di promuovere gli utili lavori scientifici e letterari, 1' .acca- demia potrà proporre de' premi, ai quali tutti potranno concorrere menochè i Soci Attivi.

81. L'Accademia distribuirà in ogni tre anni tre medaglie, una per Sezione, in premio di quelle fra le memorie lette dai Soci Attivi, le quali otterranno il voto di aprrovazione.

TITOLO OTTAVO

Dell' Amministrazione degli averi dell' Accademia.

82. L'Amministrazione degli averi dell'Accademia apparterrà al Magistrato, il quale regolerà gli esiti a norma dello stato discusso, che in ciascun anno stabilirà l'Accademia colla superiore approvazione.

83. Il danaro di pertinenza dell'Accademia si terrà nel pubblico banco a nome dell'Accademia Palermitana delle Scienze e belle Lettere, e non potrà l'itrarsi

STATUTI DELL'ACCADEMIA. 15

dal banco se non a polizze firmate dal Presidente e dal Segretario Generale, o da chi in caso d'impedimento ne sostiene le veci.

84. L'Accademia eleggerà un Tesoriere, che terrà i conti d'introito ed esito, ed a cui favore solamente si possono spedire le polizze di espensione.

85. Presso il Tesoriere si terrà sempre la somma di once dieci per occor- rere alle spese giornaliere dell'Accademia.

86. Il Tesoriere non potrà fare veruna erogazione senza il mandato espresso firmato dal Presidente e dal Segretario Generale. Sarà cura sua ritirare i ri- cevi corrispondenti, e controllare le polizze per tenerne conto nel suo registro.

87. 11 Presidente ed il Segretario Generale però non potranno ordinare qualunque erogazione straordinaria al di del titolo fissato per le spese im- prevedute, senza una deliberazione del Magistrato. E dove essa superi le once dieci, sarà nacessaria la deliberazione dell'Accademia.

88. In ogni mese di dicembre il Tesoriere darà i suoi conti al Magistrato, il quale coli' intervento degli Anziani ne farà l'esame, e vi aggiungerà il suo conto morale nelle partite che ne abbisognano; e nel seguente mese di gen- najo si presenteranno questi conti all'Accademia per riportarne la sua appro- vazione, onde passarli alle autorità competenti per averne la finale quietanza.

89. La carica di Tesoriere durerà per un anno, ma egli potrà essere rieletto.

DISPOSIZIOM GENERALI.

90. Per tutto ciò che riguarda il servizio interno dell'Accademia, il numero e gli obblighi dei registranti, e degli uscieri, la tenuta delle segreterie, e del- l'archivio, e per qualunque altro oggetto di dettaglio per lo esatto adempi- mento di tutte le superiori disposizioni, l'Accademia stabilirà dei regolamenti che saranno obbligatori.

91. Chiunque sarà eletto a Socio Attivo per occupare il posto di un So- cio defunto sarà in obbligo di leggerne l'articolo necrologico la prima volta che sederà in Accademia.

92. Ogni Socio è in obbligo di presentare all'Accademia una copia dei libri e memorie che alla luce.

95. L'Accademia non si rende garante delle opinioni, e delle dottrine con- tenute nelle memorie dei suoi componenti. Ne sono essi personalmente re- sponsabili colle Scienze e col Governo.

9't. Le trasgressioni a doveri di Accademico stabiliti in questi regolamenti si riputeranno come una formale dichiarazione di non volere appartenere al Corpo Accadeinico; quindi l'Accademia , inteso il rapporto del Gomitalo

a STATUTI DELL'ACCADEMIA.

degli Anziani ed il parere del Magistrato, delibererà se siavi luogo a rerao- zione dal Ruolo Accademico , o a passaggio in altra Classe , e ad elezione del successore.

9o. S. A. R. il Luogotenente Generale di S. M. (D. G.) in Sicilia, Augusto Mecenate dell'Accademia, è implorata ad eleggere per la prima volta i ses- santa Soci Attivi Residenti, 1 quali sotto la Presidenza di colui che più pia- cerà a S. A. R. procederanno all'esecuzione del presente Regolamento.

I presenti Statuti vennero approvati da S. A. R. il Principe D. Leopoldo Conte di Siracusa, Luogotenente Generale di S. M. (D. G.) in Sicilia nel Consiglio del 24 gen- naro 1832.

SOCJ ATTIVI DELL' ACCADEMIA

S. A. R. IL PRINCIPE D. LEOPOLDO

CONTE DI SIRACUSA, Mecenate.

Il Pretore di Palermo Marchese di Spedalotto Socio Onorario Promotore.

Principe di Granatelli Presidente.

Prof. Michele Fodera' Vice-Presidente.

Prof. Can. Alessandro Gasano Segretario Generale.

PRIMA SEZIONE

SCIENZE NATURALI ED ESATTE.

Emmandele Estiller Direttore.

Barone Andrea Bivona Segretario.

Dott. Pietro Calcara Vice-Segretario.

Dott. Giovanni Salemi r » . ^ , > Anziani,

rroi. Giuseppe ìnzenga

Hi

Prof. Michele Fodera'.

Onofrio Cacciatore.

Prof. Gaetano Algeri.

Prof. GiovAN Battista Gallo.

Prof. Giovanni Gorgone.

Dolt. Salvatore Romano.

Prof. Pasquale Pacini.

Ab. Gaetano Dileo.

Prof. Carlo Giachery.

Prof. Can. Alessandro Gasano.

Prof. Gaetano Cacciatore.

Dott. Agostino Todaro.

Prof. Mariano Pantaleo,

Prof. Federico Napoli.

Prof. Giuseppe Albegiani.

Cav. Agatino Sammartino.

Prof. Carlo Gemmellaro.

_, _ ,, I Non residenti na-

Cav. Giovanni Federigo Guglielmo Herschel.

^ , -- / zionali ed esteri.

Barone Alessandro Humboldt.

Macedonio Melloni.

SECONDA SEZIONE

SCIENZE MORALI E POLITICHE.

Padre Benedetto d'Acquisto Direttore

Cav. Raffaele Busacca Segretario.

Yice-Segrelario

Padre Alessio Narbone » .

) Anziani. Prof. Can. Salvatore Mancino

17 Dolt. Emjunuele Viola. Prof. Cav. Embrico Amari. Padre Vincenzo Garofalo. Cav. Niccolò Lanza Branciforti. Dott. Vincenzo Cacioppo. Prof. Ab. Antonio Criscuoli. Filippo Villari. Dott, Gaspare Parlatore. Can. Francesco Bagnara. Can. Gaspare Rossi. Barone Giovanni Calefati. Doti. Pasquale Calvi. Can. Salvatore Calcara. Francesco Ferrara. Dott. Carmelo Martorana. Prof. Giovanni Bruno.

Francesco Orioli.

Cav. Giuseppe Niccolini.

Barone Pasquale Galluppi,

Prof. Placido De-Luca. ( ^'«nali ed esteri.

ì

Non residenti na-

TERZA SEZIONE

LETTEEATIBA/

Gaetano Daita Direttore.

Vincenzo Errante Segretario.

Principe di Calati Giuseppe De-Spucches Vice-Segretario.

Tesoriere.

VOL. I. ."i

18

Francesco Perez ì . . .

\ Anziani.

BERNARDO BERIO j

Monsignor Giuseppe Crispi.

Duca di Serradifalco Domenico Lo-Faso Pietrasanta.

Agostino Gallo.

Principe Di Scoruìa Pietro Lanza Branciforti.

Prof. Can. Emmanuele Vaccaro.

Dott. Giovanni Schirò.

Principe di Granatelli Franco Maccagnone.

Giuseppe Spab afora.

Prof. Giuseppe Bozzo.

Prof. Ab. Niccolò Di-Carlo,

Prof. Giuseppe Caruso.

Ab. Pasquale; Pizzuto,

Vito Beltrani.

Prof. Ab. Gregorio Ugdclena.

Ab. Michelangelo Raibaudi.

M. ' Raoul Rochette.

Alessandro Manzoni.

Massimo D'Azeglio. f Non residenti na-

Marchese Giuseppe Ruffo. ( »onal' ed esteri.

Baldassare Romano.

socio exerito Abate Giuseppe Bertini.

SOCJ OrfORAlìJ NAZIONALI ED ESTERI

Commend. Carlo Afan de Ri vera.

Cav. Antonio Alessandrini. March. Comm. Francesco Saverio D'Andrea. Cav. Niccolò Ansalone. Francesco Giovan Domenico Arago. Duca D'Ascoli Sebastiano Marulli. Conte Prospero Balbo. Cardinale Tommaso Bernetti. Giuseppe Bianchi. Cav. Pietro Bianchi. Giorgio Airv Biddel.

Principe di Bisignano Pietrantonio Sanseverino. Giovanni De Bordon. Michele Bordon. Lord Arrigo Brocgham Vaux. Principe di Campofranco Antonio Lucchesi-Palli. Commend. Giuseppe Caprioli. Principe di Cassaro Antonio Statella. Duca di S. Cesario Gennaro Marulli. Prof. Filippo CorridI. Giuseppe Cascio Cortese. Cav. Paolo Cumbo. Duca di CuMiA Marcello Fardella. Barone Guglielmo Damoiseau. Commend. Giovanni Daniele. Maresciallo di Campo Marchese Francesco Saverio

Delcarretto. Monsignor Benedetto Denti. Maresciallo di Campo Cav. Roberto Desauget. Barone Dupin Alarchese delle Favare Pietro Ugo.

20

Prof. Finn Magnusen. Principe di Fitalia Pietro Settimo. Commend. March. Arrigo Forcella. Cav. Antonino Franco. Monsignor Gaspare Grassellini.

M.' GuiZOT.

Conte De Heyden.

Cav. Francesco Paolo Lanza Brancifortk

Duca di Laurenzana Onorato Gaetani.

Cav. GlAMBATISTA MaGISTRINI.

Ferdinando Malvica.

Cav. Antonio Mastropaolo.

Duca di MoNTALBo Stefano Sammartino.

GlAMBATISTA NlCCOLIM.

Principe Pietro Odescalchi.

Cav. OOVAROFF.

Princ. di Palagonia Fr. Paolo Ferdinando Gravina.

M." Pariset.

Cav. Niccola Parisio.

Barone Camillo Pellegrino.

March, di Pietracatella Gius. Ceva Grimaldi Pisanelli.

Cav. Gabriele Qdattromani.

M.' JosiAH Qdiney.

Marchese di Raddusa Francesco Paterno Castelli.

Consigliere Rafn.

Marchese Luigi Rangoni.

Monsignor C amili o Ranzani.

Cav. Geminiano Ricciardi.

Marchese Cosmo Ridolfi.

Tenente-Gen. Filippo Salluzzo.

toi

21 Cav. Arcidiacono Luca De Samuele Cagnazzi. Cav. Niccolò Santangelo.

Ten.-Gcn. Priiic. di Satriano Carlo Filangeri. Principe di Scilla, Fulco Ruffo Di Calabria. Monsignor Cav. Angelantonio Scotti. Retro-Ammiraglio Cav. Ruggiero Settimo. Duca di S. Teodoro Carlo Luigi Caracciolo. Principe di Torrebruna Gaetano Parisi. Principe di Trabia Giuseppe Lanza. Principe di Yalguarnera Pietro Valguarnera. Duca di Ventignano Cesare della Valle. Commendatore Carlo Vecchioni. Commendatore Antonino Venuti, Cardinale Francesco Di-Paola Villadicane. Rrigadiere Cav. Ferdinando Visconti. Cav. De Vysznewsky.

Nel seguente volume si darà la nota de' Soci Corrispondenti e Collabon

Gli autori delle seguenti memorie di cui non è indicato il grado accade- mico sono Soci Attivi.

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TAVOLA DELLE MEMORIE

CONTENUTE

NEL PRESENTE VOLUME

Delle vicende dell'Accademia; Discorso del Presidente Principe di Granatelli.

S C I E IV Z G.

Dimostrazione generale e completa dell'equilibrio di tre forze; Memoria di Emmanuelc Estiller. Memorie geog:nostiche e mineralogiche; del Prof. Pietro Calcara : 1" Osservazioni geognostiehe sopra Caltavuturo e Sclafani. 2" Ricerche geologiche sulla dolomite giurassica del landro presso S. Caterina. Sopra una nuova giacitura della calce carbonata in Sicilia. '(■* Nuove forme cristalline di alcune minerali di Sicilia. Esposizione de' Molluschi terrestri e fluviatili de' dintorni di Palermo del medesimo Prof. Calcara.

D'una mostruosità di un insetto dell'ordine de' Coleotteri; Osservazioni del Prof. Bal- dassare Romano.

Rariorum plantarumminusve recte cognitarum in Sicilia sponte provenientium decas prima auctore Augustino Todaro. Osservazioni Meteorologiche fatte nel R. Osservatorio di Palermo nell' anno 1844. Su r indole, la misura ed il progresso della industria comparata delle nazioni ; Studi di Emerico Amari.

li E T T E B E.

Sulla istruzione pubblica nei secoli xvi e xvii in Sicilia; Discorso di Bernardo Serio. Elogio di Domenico Scinà scritto dal Prof. Federico Napoli. Elogio di Niccolò Cacciatore scritto dal Prof. Gaetano Cacciatore.

DELLK VICr:NDE

IHvLL' ACCADEMIA

DISCORSO

IIBL PRESIDE»TR

PRINCIPE DI GRANATELI,!

I ETTO I> RNTRARE IN t FM<:ii>

nella tornala del 1(1 novembre ISiS.

i)ELLE VICENDE

DELL' ACCADEMIA

Non senza viva commozione rammento la prima volta che muovo a voi la parola dall'onorevole seggio a cui mi avete voluto chiamare il giorno in cui questa nostra Accademia restaurata ad esempio dei più illustri istituti, pi-esente l'Augu- sto Principe Luogotenente del Re , e le Supreme Autorità della Sicilia, pendea dal lahro di Tommaso Gargallo. Ignari allora di quanta sventura si preparava al nostro paese, apri-

4 DELLE VICENDE DELL' ACCADEML\.

vamo il cuore alla bella speranza di vedere rapidamente pro- gredire il rinascente istituto. Che se ciò la fortuna non vol- le , dobbiamo rallegrarci che l'antica Accademia che riu- nendo quante celebrità letterarie, potè vantare tra noi il ca- duto secolo, segnò qualche onorata pagina nella storia della nostra letteratura; ancora sussista. E di questa patria istitu- zione e dei bei travagli dei nostri maggiori e dei bei sforzi dei nostri contemporanei tendenti ad inalzarla , vi piaccia oggi riandare meco la storia, e desumere indi incitamento a calcare il sentiero da loro segnato con passi alacri e sicuri.

Palermo che nella reggia di Federico Imperatore vide sor- gere la prima Accademia italiana, pei cui studi su la lingua e la poesia segnò le prime linee della rinascente letteratura, iolta ai gentili ozi dalla guerra del vespro e poi dai furori <li parte che l'agitai'ono nel 14° secolo; era sul principio del 15* litornata all'antica cultura che dal suo Panormìta vide l'ondare in Napoli l'altra famosa società, che ebbe poi nome dal Pontano. Corse un'altro secolo, e quando nel 16" per quegli esempì queste istituzioni divennero comuni in Italia altre se ne inalzarono in Palermo, delle quali alcune per naturale vi- cenda perendo, ed altre sorgendone, questo mezzo di cultura per tre secoli uon è mancato giammai al paese. E questa Ac- cademia che fino a noi è venuta in retaggio non solo conta un secolo e più di esistenza , ma rappresenta il senno di quei nostri più antichi maggiori.

Come altre illustri società che da piccoli inizi hanno avuto origine la nostra non era quando sorgea nel 1718 che una privata adunanza di dotti che nelle sale riunivansi di Pietro Filangeri principe di S. Flavia. Due valentuomini furono Ira i suoi fondatori, il dotto Girolamo Settimo marchese di (ìiarratana e l' insigne diplomatico Giambattista Caruso che vedendo prevalente fra noi il seicento, al savio scopo la vol- sero di raddrizzare i gentili studi. Di ciò il nome dell' Acca-

DELLE VICENDE DELL' ACCADEMIA. 5

demia (1) e i primi suoi studi che furon di estetica (2) ren- dono testimonianza: ma questo solo obbietto le offriva un campo troppo angusto e poiché non le sole lettere aveano smarrito il retto sentiero ma fallaci erano anco i metodi scienti- fici, r Accademia a maturar la riforma dell' une e degli altri, rivolgeasi agli studi di fatto. Così ella in quel tempo in cui si mancava di alto insegnamento, di pubbliche biblioteche, di giornali, di gabinetti, di stabilimenti, pressoché sola spin- gea il nostro letterario incivilimento. E veramente spenta dopo la rivoluzione di Messina del 167i dalla restaurazione spagnuola quella Università superba già dei Borelli dei Mal- pighi e di altri grandi, alla Università di Catania allor de- caduta era affidata l'alta istruzione, una pubblica biblio- teca in quella città si fondala che nel 55, un"altra in Palermo che nel 60 , e rettamente scrisse lo Scinà che fino alla prima metà del secolo la pubblica cultura « dipende dalla vita, dallo zelo, dal favore dei privati >> (3).

Mancati il marchese di Giarratana e il Caruso altri valen- tuomini da quegli educati frequentavano l'Accademia, Gio- vanni di Giovanni, Michele e Domenico Schiavo, Salvatore ed Evangelista Di-Blasi, Gabriele Lancellotto Castelli principe di Torremuzza. Momi altamente riveriti ne' nostri fasti lette- rari ! Ed é bello il ricordare che fu a lei consaciato l' ultimo lavoro del Caruso 1' elogio del Giarratana, e che in essa il Torremuzza mostrò i primi frutti del potente suo ingegno leggendovi la sua dissertazione sopra una statua di marmo scoverta nelle rovine di Alesa, e si sa che quelle rovine de- staron in. lui il genio dell' antiquaria.

Tra le loro fatiche son da annoverare il discorso di Mi-

(l) Del Iiuon posto.

(8) Dei comeiitt-ìrl sul liallato del buon gusto del Muratori.

(3) Slor. Leti, del ser. IS.

6 DELLE VICENDE DELL' ACCADEML\.

chele Schiavo sulla costante soggezione della nostra antica chiesa al patriarca di Roma , e quei del Di Giovanni sui Templari e sulle fondazioni ecclesiastiche di Sicilia, e più sui nostri antichi riti ecclesiastici. Questi che erano il fondo della grand' opera che poi pubblicò De Divinis Siculorum officiis segnano un' epoca nella nostra letteratura, poiché se il Caruso producendo la sua Bibliotheca historìca avea dimostrato l' incremento che potea avere la nostra storia del medio evo, per la illustrazione dei monumenti dei tempi; questo fecondo prin- cipio non era stato applicato agli annali ecclesiastici, e que- sta parte di storia rimanea ancora come a' tempi del Pirri. Questa nuova scuola che nell' accademia era rappresentata dal Di Giovanni vi avea un forte oppositore nello Schiavo, poiché in quel tempo di vanità nazionale teneasi dai settatori del- l'antico a delitto che il Di Giovanni avesse messo in forse la fondazione apostolica della chiesa di Palermo, e che con i monumenti avesse provato che dall'ottavo secolo alla metà dell' undecimo noi eravamo soggetti non al patriarca di Ro- ma, ma a quello di Costantinopoli , e che greca era la no- stra liturgia, come greca la lingua dei libri ecclesiastici. Non fa al proposito dire di quai rancori gli fu cagione quest' ope- ra, che poi proruppero in aperta persecuzione alla pubblicazione dell'altra Codex diplomaticus per sventura delle nostre let- tere proscritta ed interrotta, ma è di onore all'Accademia, che in essa nuovi canoni di critica si fossero arditamente det- tati ai ricercatori di antichità ecclesiastiche siciliane e che per tal via gli studi ecclesiastici bruttati di scolasticismo si fossero andati rivolgendo alle cose storiche, ed è bello pensare che mentre allora la più parte delle Accademie italiane non ei'aho che poetiche, questa volgea a più alto scopo i suoi studi.

Era già il teuipo in cui ad alto grado iunalzavasi lo stu- filo dell a nostra archeologia. Mentre il Cassinese Vito Amico fondava un muse;) in Catania il principe di Riscari miuii-

DELLE VICENDE DELL' ACCADEVA. 7

iìcontemente scavandone il suolo ne dissotterrava il tealro , i bagni, l'odèo, la basilica, i fori, i sepolcri, e da quegli scavi , e da altri praticati in Centuripe e in Leontini dis- seppelliva i preziosi avanzi, con che creava e arricchiva al- tro superbo museo, il ccnte Cesare Gaetani discopria in Si- racusa e terme e celle vinarie e poliandri , riconoscea nel porto minore l'arsenale, e nuovi studi aggiungea a quei già famosi del Bonanno e del Mirabella su la topografia di (juclla sovrana città e il caso scopriva in Solunto e in Palermo dei sepolcreti fenici, ed altri musei qui si fondavano il Gesui- tico, dal Salnitro, ed il Martiniano dal Requesens, e dal Di Blasi.

Ed il Di Blasi mirando ad illustrare questa collezione in- cominciava dal leggere nell'Accademia delle osservazioni su di un lacrimatojo, e in quelle ebbe il merito di raddrizzare alcune iscrizioni rapportate dal Muratori, e di attaccare l'opi- nione che volgarmente correa intorno all'antico uso di cotali urne (1).

Ma l'Accademia a più duratura gloria aspirava quando nel 1755 pubblicò il suo primo volume di atti (2). Deesi principal- mente quésta pubblicazione allo zelo di quei due instanca- bili promotori della nostra cultura in quel tempo lo Schiavo e il Di Blasi, dei cui lavori è fregiata. Fra i quali me- rita singoiar lode la dissertazione del Di Blasi sopra un vase greco-sicolo di quel museo perchè rinvendica un vanto alla ci- viltà delle nostre greche colonie. « Questo discoi'so, » dice lo Scinà » è da ricordarsi con onore perchè il Di Blasi prese primo a dimostrare che quei tanti vasi che in Sicilia si rivengono furono nella Sicilia lavorati.... perlocchè tutti questi vasi che sino allora col nome erano stati distinti di vasi etruschi volle che chiamati fossero greco-sicoli e questo nome fu d'allora in

(1) Scinà op. cit.

(2) Saggi di disscrlazioiii dell' Accademia Palermitana del buon gusto. Palermo ItSS per Bentivenga.

8 DELLE VICENDE DELL' ACCADEMA.

poi usato dai dotti. « Quanto era diflicile « dice il Lanzi » can- giare a quei vasi un nome che gli davano di concordia quei principi dell'antiquaria il Buonarroti, il Gori, il Carli ec. !.... Il P. Di filasi Benedittino fece conoscere i vasi greco-sicoli > " E dopo il Gori « ripiglia lo Scinà » « i vasi greco-sicoli fu- rono riconosciuti dal Winkelman dal Millin, dal Millingen, dal can. Bianconi, dal De Rossi, dal Lanzi, e da altri ri- nomati antiquari. « Altri ingegnosi discorsi uno dello Schia- vo intorno a due tazze e un'altro di Gaetano Barbaraci so- vra un vase istoriati anco di fatti Siciliani corroborano i classici pensamenti del Di filasi. Taccio di altre due minori memorie dello Schiavo istesso ma a lui si dee precipua lode per la illustrazione d'un talismano degli eretici fiasiliadi, che per essa opponendosi con grave sapere ad un' opinione del dotto archeologo di Pesaro Passeri mostra quanto autorevole era divenuta la sua voce. Commendevoli per contemporanea utilità sono le dissertazioni di Niccolò Gervasi su le leggi e del Santacroce su le Università di Sicilia che davano un quadro della storia del nostro dritto e della nostra istru- zione, mentre l'intera storia nostra letteraria era ancor ver- gine, e quella di Agostino Tetamo cui è scopo richiamare lo studio delle cose naturali che tanto grido avea levato in Si- cilia neir antecedente secolo pcgli Odierna pei Boccone pei (dipani e che con quei grandi era mancato.

Meritamente questi lavori accademici furono da per tutto ricevuti con ammirazione e con lode (1).

Ma questa pubblicazione che dovea essere il principio di giorni gloriosi fu come la fine d'una esistenza onorata.

Di tale decadimento, dell'arrestata pubblicazione degli atti, dell'allontanamento dei zelatori non sapremmo dir le cagioni, ma già Domenico Schiavo nel 1756 compilava altra opera pe- li) Scinà op. cit.

DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. 9

l'iodica le memorie da servire alla storia letteraria di Si- cilia, e Salvadore Di Blasi nel 1758 l'altra più grande che ei durò per venti anni degli opuscoli di autori Siciliani. La stessa sua fama nocque all'accademia poiché in quel torno molte altre società letterarie si eressero, si pensava al dan- no della divisione delle forze intellettuali, ed alla vanità si sa- crificava la gloria. E veramente meditando sulla nostra storia letteraria dopo il 1750 scorgiamo evidente questo vero.

Molte accademie erano allora in Palermo delle quali se nin- na salì alla rinomanza della nostra, piene erano d' alti spiriti e frequentate da valentuomini. Era vi quella del cassinese An- tonio Requesens ascritta alla Colombaria di Firenze che avea a scopo r illustrazione delle patrie istorie per via dei mo- numenti e tra i cui soci noterò gli Schiavo, i Di Blasi, il fi- lologo Pasqualino, il Torremuzza. La galante conversazione Accademia poetica fondata dal gentile poeta Antonio Lucchesi- Palli principe di Campofranco allettava i cultori delle geniali discipline il Cari il Natale il Meli ancor giovanetto. Aduna- vansi contemporaneamente delle Accademie ecclesiastiche delle quali una occupava il dotto orientalista Francesco Tardia che vi leggeva un corso d'istituzioni ermenentico-critiche, e quel- la che prevenendo i tempi fu nel 1752 fondata dal duca di Prato-ameno col nome di Accademia delle scienze e delle arti composta di 60 soci, risguardante tutto il sapere. Operosa era anco quella che adunavasi nella biblioteca comunale, di cui era istituto rischiarare la nostra storia letteraria e l'ecclesia- stica, tenendo a testo il Mongitore ed il Pirri, la quale al dir dello Scinà « può vantar tra i suoi fasti che dirizzò i pri- mi passi della gloriosa carriera che indi percorse nelle lettere Rosario Gregorio » (1).

L'Accademia nostra intanto caduta in una turba di medio-

(1) Op. cil.

VoL. I. 2

IO DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA.

cri conduceva una oscura esistenza e appena nelle memorie dei tempi se ne riscontra alcun pregiato lavoro che sia ve- nuto fino a noi: tali le memorie del B. Giuliano Majale di Salvadore Di Blasi pubblicate negli opuscoli Siciliani.

Nel 1791 l'Accademia che nelle sale dei benemeriti Filan- geri principi di S. Flavia ancora avea stanza, più stabile ed onorata sede ottenea nel palagio pubblico, dal Senato della città (1). E di così bella protezione che da undici lustri al gra- do l'innalza di pubblica istituzione, è da dar lode a questo splendidissimo municipio e al principe di Caramanico viceré che aperto favore concedea alle scienze e alle lettere. Rinno- vavasi r illustre esempio del senato istesso e di Garzia de To- ledo pel cui congiunto favore, una grande Accademia di let- tere e di armi innalzavasi nel 1567! (2).

Nell'epoca stessa del traslatamento l'Accademia riformava l'antico statuto ma in ciò non ebbe pari fortuna. Fonda- mento di quello era stato la cultura degli studi patri. Bello è leggere nello Schiavo il comento di quella legge fondamen- tale che circoscrivea annualmente metà dei lavori dell'Acca- demia « ai punti più dubbi della patria storia ecclesiastica naturale e civile che per la di lei nobiltà, e la vetusta sua origine dovrebbe certamente ti'attarsi con più di esattezza di quanto fecero i nostri scrittori nello scorso secolo (1600) per mancanza di monumenti e di critica giudiziosa e più sag- gia » (3). Or queste leggi che ben mostrò il fatto, quanto erano

(1) Olire la stanza nel palagio Comunale il Senato largisce fin dal 1791, un' assegnamento all'Ac- cademia del quale dal palriottismo del Decurionato è da sperare un'aumento perchè potesse ad altro •plendore innalzarsi questo patrio istituto.

(2) Il Senato protesse generosamente questa Accademia assegnandole scudi 500 annui per la stanza, che era il palazzo della famiglia Ajntamicristo. Ivi ella stette fino all'anno 1(5-20 donde il Senato istesso la trasferi nella casa Comunale a fronte del palazzo pretorio, la quale eresse all'uopo dalle fondamenta, erogandovi scudi 12500. L'Accademia s' estinse nel 1636. Villahianca Sic. nob. voi. 1, pag. 25.

(3) Schiavo Saggio sopra la Slor. Leti, e le ant. Acc. di Palermo premesso alle dissertazioni della Accademia del buon gusto voi. I.

DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. H

in queir età opportune non rispondeano più ai nuovi biso- gni intellettuali del paese nel 1791. E pure si mancò tanto di senno in quella riforma che non si pose mente alle mu- tate condizioni della cultura e invece di rivolgersi l'Accade- mia a più alti studi di che il paese mancava stranamente si ti-asformava in una riunione di Arcadi (1). Che la poesia di- venne parte essenziale dei lavori accademici non pensandosi alla dii'lìcoltà di quest'arte divina, che non è il retaggio dei più, alla gloriosa missione a cui l'aveano già volta il Pa- nni e l'Alfieri, missione che da pochi eletti può assumersi, non dalle numei'ose congreghe dei dotti.

Ben altri erano gli studi a cui su la fine del secolo avreb- be dovuto consacrarsi l'Accademia.

Il principio per lo innanzi troppo oltre spinto dai dotti Si- ciliani e dalle accademie di rivolgere i loro studi alle patrie illustrazioni avea prodotto nobili effetti nella storia, e nell' ar- cheologia. Questi studi antichi in Italia, e di cui molte delle maggiori città della penisola erano onorate sedi poteano facil- mente, e con successo coltivarsi tra noi, poiché i nostri dotti era- no allora in frequente relazione col Muratori, e con una schie- ra di valentuomini in Toscana, coi quali scambiavano lumi, e gareggiavano di travaglio , e di zelo. E le greco-sicule anti- chità, fino allora non illustrate davano uguale importanza in Europa ai lavori del Biscari, del Gaetani, di Domenico Schia- vo, di Salvatore Di Blasi, del Torremuzza, che le etrusche a quei del Gori, e del Lanzi, e le cronache noi'manne ne aveano data altrettanta alle pubblicazioni del Caruso che le longobarde a quelle del Muratori, e questi studi accano agevolato il sen- tiero al Gregorio onde dettare la sua egregia opera sul dritto pubblico siciliano e continuare le diplomatiche pubblicazioni

(1) Nei iinovi Slaluli dell' Accademia promessi ai Saggi di Dissertazioni dell' Acc. Palcrmilana del buon guslo dopo la sua reintegrazione l'anno 1791, voi. 2. Pai. per Selli 1800 si legge all'art. 0 « Ogni Accademia sarà composta di un discorso in prosa e di alcuni componimenti poetici.

12 DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA.

del Caruso, e introdurre nel paese lo studio delle lettere arabe. Or questo fervore rivolto tutto a questi rami di sapere avea prodotto in fine il danno di ritardare il corso di varie disci- pline. Così era delle scienze speculative e di quelle del calcolo. E pure se i nostri non davano in queste lavori di grido, segui- vano il progresso europeo, non così in altre come nell'eco- nomia pubblica, nell'agricoltura, nella fisica, nell'astronomia, nella chimica, nella storia naturale. Che queste scienze o nate o ingrandite al di delle Alpi, e in quel secolo, erano pressoché interamente in Sicilia neglette, e si sentì su la fine dell)cttccento il bisogno di promuovere i viaggi del Balsamo del Tineo del Piazzi in Francia e in Inghilterra.

Ciò cambiò la faccia della nostra cultura, poiché un giardino botanico e il famoso osservatorio astronomico indi fondavansi, la cattedra di economia ad onore innalzavasi per il Balsamo, e quella di fisica per lo Scinà, uomo che per forza d'ingegno uguagliava i tempi: ciò ha renduto memorabile nei nostri fasti il governo del viceré Caramanico.

Altre scienze rimasero abbandonate, che venendo a morte quel viceré altri nobili concetti, che sarebbero stati utili al nostro progresso intellettuale mancarono di esecuzione e di ma- turità.

Fra questi incompiuti disegni dee annoverarsi la riforma dell' Accademia. Mentre della conoscenza di tanti studi teo- retici si mancava , ristringeasi ancora alle patrie applicazioni la maggior parte degli studi di lei !

Per la dissennatezza di quella riorganizzazione 1' Accademia non venne in amore a quei valentuomini, ch'erano alla testa della letteratura, e quando ella nel 1800 pubblicò un secondo volume di Atti (1) di vigore, di opportunità di studi die segno. In esso non si scorge quella magisti'ale trattazione

(tj Saggi di Disserlaziooi voi. ì, cit.

DELLE VICENDE DELL'ACCADEUHA. 13

quei nomi illustri che aveano fatto l'onore del primo: e comechè in alcuno di quei lavori si vegga opportunità d'ar- gomento rispondente alla coltura dei tempi, in ciò non era che una vana apparenza! Mentre il Siciliano Gioeni destava di se le maraviglie come gran vulcanologista per la sua me- moria su l'eruzione deU Etna ^ e per la sua litologia vesu- viana \ Accademia in tali materie non pubblicava che una volgare dissertazione su l'origine dei fenomeni, e dei fuochi vulcanici, e mentre il Balsamo nelle sue dotte, e copiose le- zioni svolgea tutta la scienza economica dei tempi e magistral- mente l'applicava alla Sicilia , e liberamente indagava molte delle cagioni politiche del deperimento della nostra agricoltura, e mostrava che essa era da promuoversi a preferenza che le al- tre industrie, in una delle memorie dell Accademia sui miglio- ramenti dell'agricoltura di Sicilia dettata in occasione della provvida legge che ordinava la concessione enfiteutica, in pic- cole tenute, delle terre comunali, con inopportune e illiberali vedute si agita la quistione dell'utilità della grande, e della piccola proprietà: e in un'altra sul lanificio di Sicilia si fanno degli sterili voti per migliorare qualche meschino opificio che era allora tra noi. Taccio delle altre dissertazioni ma l'unica forse che merita di ricordarsi non senza onore è la prima parte della storia della medicina Siciliana del Bettoni che co- mechè incompiuto lavoro non ha i comuni vizi delle altre, futilità d'argomento, o pochezza d'ingegno.

Tra la fine del caduto secolo e il principio di questo si ma- turava una gi'an riforma nelle Accademie. Varie erano in que- gli anni di smania riformatrice, le opinioni degli uomini in- torno all'utilità di queste vecchie istituzioni.

Sorte in tempi di altra civiltà, in gran parte erano rima- ste stazionarie, poche erano progredite coi lumi; però guar- date in generale poteano sembrare inefficaci, in tanto maravi- glioso progresso della tipografia, in tanta potenza del gior-

U DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA.

nalismo , in tanto accrescimento di biblioteche. Seguendosi all' incontro il corso delle più progressive scorgeasi che nel liOO, fine del medio evo, le Accademie italiane vmiche allora in Europa, la Pontaniana in Napoli, la Platonica in Firenze, l'Aldina in Venezia, la Romana occupavansi dello studio di disseppellire gli avanzi dell'antica sapienza, onde compiasi il rinascimento dei lumi, preparavansi i tempi di Colombo e di Galileo, che nel 17° secolo poiché il Galileo avea rige- nerate le scienze fisiche , e videsi quanta utilità da questa parte di sapere dagli antichi negletta potea derivare al vi- ver civile le si consacrò un' Accademia , quella del Cimento che si rendè tanto gloiiosa, che poco dopo pei tempi avversi che erano incominciati all'Italia le sue molte Accademie letterarie invilivansi, quella del Cimento periva, ma il gran pensiero fruttificò oltremonte, e tre anni dopo l'italiana, sorse la So- cietà Reale di Londra, e dodici dopo quella delle scienze di Parigi, che grande in fine fu il pensiero del Leibntz riunire le scienze, e le lettere nell'Accademia di Rerlino, seguito poi dal Lagrangia e dagli altri grandi fondatori di quella di Torino e dal Direttorio francese, che le uguagliò l'Istituto.

Concentrate nell' Istituto le antiche Accademie letterarie e scientifiche di Parigi i\i evidente l' importanza della nuova a fronte delle antiche istituzioni, e si vide quanto può la mas- sima associazione dei dotti, quanto un corpo che tutti signo- reggi i mezzi dell'intelligenza, quanta solidità può dare ai gen- tili studi il consorzio delle scienze, quanta popolarità a queste, l'intluenza dei primi. In un secolo di umanità, di gentilezza, ma eminentemente vitilitario, che nelle scienze e nelle lettere chie- de altezza di scopo civile, questa era la forma che prender do- veano le Accademie.

Per tanta sapienza, di concetto, e per la prepotenza delle idee francesi in Europa su queste basi modificavansi presso che tutte le vecchie Accademie del continente.

DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. 13

Così nel 1832, per zelo di benemeriti soci, e coli' augusto favore di S. A. R. il Conte di Siracusa ricostituivasi la no- stra Accademia (1).

Qui incomincia la nostra epoca contemporanea.

È nostro vanto avere eseguito una bella rigenerazione: molti dei nostri più valorosi hanno consacrato all'Accademia belle e generose fatiche : (2) indi ella avrebbe dovuto salire a gran ri- nomanza. Pure come io movea lamento dapprima i nostri voti sono stati delusi. Un savio statuto, delle egregie letture, sono parte dei mezzi, ma non sono tutti quei, che abbisognano per rendere illustre un' Accademia. Ciò che ha posto una delle più gran differenze tra le antiche e le nuove Accademie è stata l'instancabilità di queste nella pubblicazione dei loro lavori. Io non parlo dell'Istituto di Francia della Società Reale di Londra ne delle Accademie di Rerlino e di Pietroburgo

(1) Ebbero molta parie !n questa riforma i eh. Filippo Fodera, Luigi Garofalo, (lelidonio Errante, Agostino Gallo, che da alcuni anni andavano rimettendo in onore l' Accademia leggendovi dei dotti lavori, e più Nicolò Cacciatore che ne fu primo Segretario Generale e S. E. il principe di Trabia che ne fu primo Presidente.

(2) Fra le memorie lette, in questo periodo all' Accademia, meritano speciale ricordo quelle di Nicolò Cacciatore sui pozzi artesiani, di Filippo Parlatore su d'un novello fenomeno meteorologico, sudi una lìovclla specie di piante siciliane, su la geografia botanica di Palermo, di Andrea Bivona su di alcuni molluschi dei dintorni di Palermo, di Pietro Calcara su le conchiglie fossili d' Altavilla, e su d' un minerale della Piana dei Greci, di Antonino Greco su di alcuni esperimenti circa lo sviluppo dei girini, del prof. Giovanni Gorgone su la cistotomia quadrilaterale e su la natura dei denti «ma»!, del prof. Michele Fodera su le abitudini, del P. D'.\cquisto su la formazione delle idee, del principe di Scordia su la pubblica beneficenza, su gli asili infantiti, su l' educazione del popolo, del P. Narbone sul soggetto istesso, di Francesco Scovazzo e di Gaetano Daita direttori l'uno dopo l'altro delle scuole di mutuo insegnamento sui pregi e i possibili miglioramenti di questo metodo d' istru- zione, di Leonardo Vigo e del Daita istesso sul progetto di compilazione d'un dizionario siciliano, di Luigi Garofalo sn la republica di Cicerone e sui musaici normanni della cappella della reggia, del Duca di Serradifalco su d' un ceppo trovato nel teatro di Siracusa, del prof. Gaetano Algeri su la medicina legale nei secoli 16 e 17 ridotta primamente a dottrina in Sicilia, di Bernardo Serio su la nostra letteratura del secolo 16, di Antonio Di Giovanni Mira su quella del 17, del Serio istesso lo studio delle cose patrie, su l' influenza della filosofia d' Àristippo in Siracusa, e gli elogi del Panormita, del Mongitore, del Natale, del Pisani, del Di Giovanni Mira, di Michele Amari l'elo- gio di Paolo Di Giovanni, di Agostino Gallo quello dell' Haus, di Andrea Bivona e di Gaetano Cac- ciatore quei degV illustri loro padri, di Ferdinando Malvica quei di Svina e di Cicognara , e l'ora- zione inaugurale del Gargallo il cui solo nome è un elogio. Lavori che in massima parie publicati hanno onoralo gì' illustri autori

16 DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA.

ma le minori Accademie di Edimburgo di Dublino di Sto- colma di Copenaghen di Monaco di Amsterdam di Bruxelles di Torino di Lisbona, alla pubblicazione degli atti devono la loro celebrità, in essi consiste oggi l'onorevole vita delle dotte assemblee, per essi a più alto scopo sene indirizzan gli studi, a provocare i consigli, a meritare i suffragi dello straniero gli uni e gli altri più che la passionata lode di pochi com- patriotti potenti a sospingerle nell' ardua carriera.

11 cominciamento di una costante pubblicazione di lavori avrebbe dovuto segnare quella nostra rigenerazione ma a que- sto onorevole fine a cui sono stati diretti i decennali voti dell'Accademia, e lo zelo dei miei illustri predecessori, infiniti ostacoli e direi quasi una fatalità, quella stessa che nello scorso secolo per due volte arrestava questa onorata opera, si sono opposti !

Ma noi torneremo all'impresa con più d'ostinazione e di ardore.

Adempito questo sacro ufficio mediteremo poi sui restanti modi che possano anco onorare e rendere utile l' Accademia.

Allo zelo dei Giarratana, dei Caruso, dei Di Giovanni degli Schiavo, dei Di Blasi , dei Torremuzza, sposiamo i maggiori lumi dell'età nostra, e pensiamo che la patria aspetta da noi che questa istituzione creata ad accrescerne lo splendore, a pro- muoverne i miglioramenti, dopo un secolo e più d'esistenza, dopo onorati travagli, dopo una degna restaurazione, omai si incammini a più alti destini.

DIMOSTRAZlOl^E

GENERALE E COMPLETA

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE

MEMORIA

i DI EMMANUELE ESTILLER

UIBETTORE DELIA 1" SEZIOSE.

iSrrilla nel 1835, p Iella nell' Accademia il ìi novembre \an\

DIMOSTRAZIONE

GfflKMLE E COMPLETA

DELL'EQUILIBRIO DI TRE FORZE

Sono quasi ventidue secoli che il siracusano Archimede con- cepì e pose in effetto la suhlime idea di applicare le matema- tiche pure alla fisica. Pria di lui questa scienza vagava nuda, misteriosa, ed anche ingannatrice sulle sponde del Nilo, del- l'Eufrate e della Grecia. Era disprezzata dai filosofi come dot- trina che si avviliva considerando la materialità delle cose, e non si sublimava alle considerazioni della spiritualità; e se

A DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

alcuni di essi la onoravano, la vestivano però di attributi nella loro immaginazione solo esistenti.

Le opere maravigliose degli antichi prima del geometra di Siracusa erano dovute più tosto al caso, all'azzardo, ed al ge- nio che alla cognizione perfetta delle leggi della natura. Sol- tanto dopo Archimede cessò il mistero, si dileguò l'inganno, e divenendo la meccanica scienza sperimentale e rigorosa, con- tribuì non poco ad accrescere l' industria e le ricchezze dei popoli.

Disgraziatamente però l'edifizio fondato dal sapiente Si- racusa lentamente fu proseguito, ed ì suoi successori sino al secolo Galileo, sia per poca libertà d'ingegno, sia pei pre- giudizi della scuola, sia infine per soverchio rispetto allo stesso Archimede tributato, poco o nulla vi aggiunsero. Galileo pri- ma e poi Ne\^ton, scoprendo le leggi della natura, ed esten- dendo ì limiti delle matematiche pure, accrebbero l'edilìzio Archimede, ma per dirsi quasi compito dobbiamo discen- dere sino al presente secolo. Oggi le scienze naturali sono co- nosciute e rigorosamente dimostrate coU'esperienza e col cal- colo, e la loro applicazione ha prodotto un rapido progresso nella industria umana, e quindi un aumento straordinario nelle ricchezze delle nazioni incivilite.

Se tanto bene è dovuto alla esperienza ed alla applicazione della matematica alla fisica, cosa indispensabile ella è che la meccanica, elemento tutte le scienze naturali, poggi sopra base certa al pari della geometria, o in altri termini che le sue fondamenta siano la geometria medesima e pochissimi principi semplici ed incontrastabili.

Si sa che dietro ì lavori de' geometri del decimottavo secolo la dimostrazione della meccanica e delle sue applicazioni de- riva da pochissime formole generali, e che queste poggiano sulla dimostrazione dell'equilibrio di tre forze applicate ad un punto materiale o ad una retta materiale infinitamente sot-

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE S

tilt'. Quindi è indispensabile, se scienza esatta si vuole la mec- canica, che la dimostrazione dell'equilibrio di tre forze sia generale, semplice, e rigorosa. Sin dai tempi di Archimede si occuparono i dotti di questa interessante ricerca, ma dob- biamo convenire che, chi più chi meno, tutti hanno assunto per principi incontrastabili cose che meritano dimostrazione, o pure, volendo adottare il rigore geometrico hanno dovuto discendei'e dalla teoria generale a casi particolari e più sem- plici per poi rimontare al caso generale. Nella prima classe vi sono i geometri più illustri, cioè Archimede, Newton, e i loro discepoli: nella seconda si trovano quasi tutti i mo- derni. Archimede ammise come assioma l'equilibrio della leva quando ad uguali distanze dal punto di appoggio pendono due corpi ugualmente pesanti. Questo principio però non è evidente da se stesso, poiché bisognerebbe prima dimostrare come la gravità de' due corpi agisca reciprocamente per mez- zo della leva e distrugga , e tutto al più questo fatto si potrebbe ammettere come un principio fondato suU' espe- rienza. Maggiori difficoltà s'incontrano allorché si vuol dimo- strare la condizione di equilibrio di due corpi di differenti pesi applicati alla leva; e a malgrado gli sforzi di Stevin, di Huyghens, di Galileo, ed altri, nello stato attuale della scienza, il principio di Archimede non conviene adottarsi come base, tanto più che indipendentemente dai suoi difetti, non sarebbe applicabile immediatamente al caso di tre forze applicate ad un punto.

Newton assunse per principio della meccanica la composi- zione di due forze che simultaneamente ed istantaneamente agiscono sopra un punto materiale. Egli considerò che se cia- scuna delle due forze agisse isolatamente farebbe percorrere in ugual tempo uno spazio in linea retta proporzionale alla forza medesima, e quindi conchiuse, che la risultante veniva espressa in grandezza e direzione della diagonale del paralellogrammo

6 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

formato colle due rette esprimenti la direzione e spazio che in ugual tempo ciascuna delle componenti avrebbe percosso. Questa dimostrazione si rese più evidente supponendo, che mentre il punto materiale si muove lungo la retta che in- dica una delle sue direzioni, la retta medesima si muova pa- ralellamente a se stessa. Comunque semplice sia questa enun- ciazione, pure la necessità di ammettere la idea del movi- mento composto r ha fatto considerare come poco adatta a servir di fondamento per la meccanica, e quindi alle scienze fisiche colle matematiche miste. Ma indipendentemente dal peso che possa meritare questa obbiezione, nella ignoranza in cui siamo della natura e modo di agire delle forze, noi non pos- siamo dire assolutamente che l' effetto di due forze che simul- taneamente agiscono sopra un punto materiale, in direzioni diverse e non contrarie, debbasi considerare come l'effetto del movimento di un punto in una retta la quale si muove pa- ralellamente a se stessa, poiché si restringerebbe la genera- lità della proposizione ad un caso ipotetico ed idealmente spe- rimentale. Oltre a ciò volendo passare alla dimostrazione del- l' equilibrio di tre forze unite tra loro invariabilmente con una retta materiale si è dovuto considerare il punto di ap- plicazione ad una distanza infinita, o considerare l'effetto delle forze in un punto della loro direzione, principio, oggi per necessità generalmente adottato, ma che a mio credere non è evidente, e, come vedremo, la dimostrazione dell'equilibrio di tre forze è dal medesimo indipendente.

Sebbene io abbia fatto vedere che i principi adottati da Ar- chimede e da Newton non siano evidenti a segno da servir di base alla fisica matematica, non intendo perciò attenuare il rispetto giustamente dovuto a questi due sommi sapienti, poiché alla loro mente soltanto infiammata dalla divina scin- tilla non potè negare la gelosa natura di squarciare il velo e scoprire le sue eterne bellezze; e dobbiamo convenire che

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 7

senza l.i esistenza di Archimede e poi di Newton, forse oggi la natura sarebbe ancora misteriosa, ed io sarei inabilitato a leggere questa memoria.

Negli ultimi tempi si è conosciuto che il principio della composizione delle forze è preferibile a quello della leva, ma parecchi geometri hanno creduto trovare una imperfezione adottando l'idea del movimento per dimostrare una propo- sizione di statica, ed hanno considerato che le forze essendo suscettibili di aumento e diminuzione si possono rappresen- tare con linee rette , o simboli algebrici senza impiegare la nozione di moto. Inoltre hanno pui'e stabilito come propo- sizioni da se stesse evidenti: 1" che due forze uguali e con- trarie si distruggono e perciò producono l'equilibrio al punto dalle medesime sollecitato ; 2" che se due forze simultanea- mente sollecitano un punto materiale nella stessa direzione, la forza risultante sarà uguale alla somma delle componenti; che se un punto materiale è simultaneamente animato da due forze comunque d limette la direzione della risultante sarà nello stesso piano della direzione delle componenti; 4" che la intensità della forza si può trasportare in un punto qualun- que della retta matematica ch'esprime la sua direzione; 5" fi- nalmente che se le due forze componenti sono uguali la di- rezione della risultante dividerà per metà 1' angolo formato dalle direzioni delle componenti. Con questi principi che si adottano come assiomi dai moderni meccanici dimostrano pri- ma qual sia la intensità della risultante di due forze uguali. Poi si elevano al caso che le forze siano disuguali ma che l'angolo formato dalle loro direzioni sia retto. In fine avendo premesse queste dimostrazioni risolvono il caso generale di due forze qualunqui formando le loro direzioni un angolo qualunque. Stabilita la teoria della composizione e scompo- sizione delle forze applicate ad un punto, ed impiegando il sopracitalo principio, trovano le condizioni per l'equilibrio

8 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

di tre forze paralelle ligate invariaLilmente tra loro con una retta materiale infinitamente sottile.

Con questa memoria io mi propongo dimostrare a dirit- tura quali debbano essere le condizioni per l' equilibrio di tre forze, qualunque rispettiva intensità abbiano, e qualunque angolo formino le loro direzioni, sia quando sono applicate ad un punto materiale , sia quando sono applicate ad una retta materiale infinitamente sottile ; rettificando prima la idea sul modo come concepire la intensità della forza , ed adottando solamente il 1°, e 3" de' principi adottati dai moderni. Questa maniera di presentare la base fondamentale della fisica matematica la reputo preferibile perchè stabilita sopra principi veramente e\identi e rigorosi come la geome- tria medesima, e perchè più generale allo stesso tempo. Seb- bene facilmente si comprenda il motivo di siffatta preferenza, pure conviene dire circostanziatamente le ragioni che m' in- ducono a rendere più chiara l'idea della forza, ed a rinun- ziare al 4" e de' summentovati assiomi dai moderni adot- tati.

Noi dobbiamo ammettere nella materia la inerzia, ossia una assoluta incapacità a muoversi da se stessa. Questa verità viene ammessa da tutti i sapienti; e se qualche metafisico ha vo- luto gratuitamente asserire, contro la esperienza, che proprietà insita della materia è il movimento, ha dovuto ammettere che per effetto delle forze estranee è in equilibrio ed appa- risce inerte, e quindi non ha potuto negare che nello stato in cui si trova è incapace a muoversi da se stessa, ed ab- bisogna una forza per pronunziarla al movimento. Ciò es- sendo non vi è difficoltà veruna per considerare la materia inerte. Ma che cosa è la forza ? come agisce ? Ecco una que- stione che difficilmente potrà risolvere. Si sa che un corpo in movimento urtando un altro in riposo gli comunica il moto , ma s' ignora come si trasmetta la forza. Si sa dopo

DELL" EQUILIBRIO DI TRE FORZE 9

Newton che la materia si attrae ed alle volte respinge, ma non si sa, e difficilmente si saprà, come spiegare questo fe- nomeno. Ignorando dunque la natura delle forze e come agi- scono siamo costretti a considerarne gli effetti, i quali altro non sono che gli spazi trascorsi in linea retta dal mobile cui la forza medesima viene impressa, e quindi noi non pos- siamo formarci una idea della forza se non dal suo effetto, cioè dal movimento. Non era dunque da disprezzare quanto suir obbietto fece Newton. Quando si vuol dire che le in- tensità di due forze sono in una data ragione, diciamo im- plicitamente che i loro effetti, ossia gli spazi percorsi in ugual tempo dai mobili cui furono impresse sono nella data ragione. Conviene dunque rettificare le idee e non assumei'e alla spen- sierata che indipendentemente dalla nozione di moto si possa stabilire la grandezza delle forze. Il più semplice ed unico mezzo è quello di paragonare gli spazi percorsi in tempi uguali da im punto materiale, o da due punti materiali nello stesso tempo. È indubitato che se le forze sono omogenee e gli spazi uguali le forze sono uguali, perchè uguali sono gli effetti. Se poi uno spazio è maggiore dell'altro, allora la forza impressa al primo punto materiale sarà maggiore di quella impressa all'altro, perchè tali sono gli effetti. I meccanici per proce- dere con più chiarezza e precisione rapportano gli effetti delle forze ad una unità di misura , dimanierachè stabilendo per unità la forza necessaria perchè un punto materiale percorra un determinato spazio, osservano che il movimento di un altro punto materiale ha una maggiore o minore intensità secondochè percorre uguale spazio in minore o maggior tem- po, di manierachè presa per unità di tempo quello consu- mato dal primo punto materiale gli spazi percorsi nella stessa unità di tempo dai due punti saranno come le rispettive in- tensità di movimento, o velocità. Sotto questo punto di ve- duta le velocità e gli spazi percorsi sono sinonimi, ed asse-

VoL. L 2

10 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

gnando i rapporti delle Aclocità non facciamo altro che as- segnare i rapporti delle forze. Bisogna però distinguere le forze istantanee dalle continuate. Per le prime la velocità è costante e quindi proporzionale alla forza, per le seconde non si può verificare questa proporzionalità, perchè la velocità è il ri- sultamento di tutti gì' impulsi della forza ricevuti dal punto materiale, e non già da un solo impulso. Ma nella questione che forma il soggetto di questa memoria si considera un unico impulso istantaneo.

Non è ammissibile senza dimostrazione il principio che la intensità di una forza si può trasportare in un punto della sua direzione, perchè attesa la condizione della nostra niente noi non abbiamo idee chiare sulla essenza della forza e come si trasmetta, e per conseguenza, senza la continuità delia ma- teria, ossia senza ammettere una successione non interrotta di punti materiali in linea retta, non sappiamo concepire la trasmissione della forza, viceversa non è difficile comprendere che la forza acquistata da un punto materiale venga da questo comunicata al suo vicino con cui è in contatto; e così suc- cessivamente. Conosciutosi che senza ammettere la continuità della materia non è principio evidente da se stesso quello di trasportare la forza in un punto della sua direzione, cadono tutte le dimostrazioni che sul medesimo si appoggiano, e tra le altre la dimostrazione del paralellogrammo delle forze di Duchayla.

11 principio che la direzione della risultante di due forze uguali divide per metà V angolo dalle direzioni di queste for- mato è evidentissimo, non essendovi ragione perchè la risul- tante si avvicini piuttosto alla direzione di una delle com- ponenti che a quella dell' altra. Ma questo principio serve per dimostrare un caso. particolare ed il piìi semplice della com- posizione delle forze, ed io mi propongo in questa memoria trattare il caso generale, motivo per cui diviene inutile.

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE H

Ciò premesso ecco gli assiomi che servono di base alla mia teoria :

1" se iin punto materiale è sollecitato a muoversi da due lorze uguali e contrarie rimarrà immobile , o come si dice in equilibrio, perchè le forze distruggono scambievolmente il loro effetto. Da ciò ne deriva che se le forze fossero disu- guali il punto si muoverebbe con una forza uguale alla loro differenza e nella direzione della maggiore;

2" se un punto materiale è simultaneamente sollecitato da due forze uguali o disuguali nella stessa direzione, la in- tensità della risultante sarà uguale alla somma delle compo- nenti, e la sua direzione sarà la medesima di quella delle componenti.

La risultante di due forze comunque dirette che sol- lecitano un punto materiale, attesa la inerzia, sarà nel piano che contiene le componenti, poiché non vi è ragione perchè abbia una direzione diversa.

Con questi soli assiomi passo a dimostrare le condizioni perchè tre forze siano in equilibrio, cominciando dal caso che concorrano in un punto.

Sia il punto materiale 31 (fig. 1") in equilibrio per effetto di tre forze J^ fi, C, le quali, agendo isolatamente, gli fareb- bero percorrere le rette MJ, MB^ MC. Si domanda la relazione tra queste tre rette e gli angoli che formano tra loro. Si pro- lunghino queste rette in £■, in F, ed in Z), dimanierachè si abbiano DIJ = ME, MB = MF, MC = MD.

Siano MA=x, MB=y, MC = z, e gli angoli ^j¥5 = «, JMD=v, sarà BMD = o.—v. x, y, z esprimono come si è detto la inten- sità e direzione delle tre forze che tengono in equilibrio il punto M. Se supponiamo che una di loro sia nulla, per esem- pio z, allora il punto M si dovrà muovere lungo la risul- tante di X ed f, la quale si deve trovare nello stesso piano che passa per x ed y (T princ.) e rappresentandola con MZ>,

12 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

è necessario per l'equilibrio che MD = z. Dunque le tre forze che mantengono in equilibrio un punto materiale debbono essere in uno stesso piano, e la risultante di due dev'essere uguale ed opposta alla terza.

Siccome z è la risultante Ai x ^ y dovrà uguagliare una funzione di ;c, y e l'angolo v, potendo implicitamente con- tenere anche 1' angolo dato « eh' entra come costante, di ma- nierachè potremo fare

In questa funzione x, y, v sono indipendenti, ma se si sup- pone che z possa variare per effetto de' soli aumenti di x, y in modo che v rimanga sempre costante, allora vi sarà una relazione tale tra x ^A y che non si potrà supporre una di loro costante senza ammettere la variazione di v , contro la ipotesi : infatti se y diminuisse continuamente sino a dive- nire nulla, rimanendo costante x , la terza forza z = MC si avvicinerebbe continuamente ad ME sino a divenire uguale e contraria ad x^ ossia dovrebbe variare v. Dunque nella fun- zione assunta vi sarà una dipendenza tra x tA y nel caso che y sia costante, dimanierachè in realtà una sola sarà va- riabile indipendente. Questa dipendenza nel momento ci è ignota, ma non interessa , e basta osservare che se si sup- pongono nulle due delle tre quantità x^ y, z lo sarà anche la terza , e si avrebbe F (v) = o cioè la espressione di z non può contenere termini ov' entra la sola v, che per supposizione è costante, e quindi potremo fare

Ciò posto conoscendosi dalla teoria del calcolo differenziale che

f (.T,j) = AxJr ^'^' + ^"^' + ec. + By + B'j' + B"y^ + ec. + Cxy + C'xy + C'jr/' + ec.

z si potrà esprimere con questa serie, nella quale i coefficienti

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 15

non possono essere che funzioni di v, *, ed indipendenti da x, f. Similmente se il punto materiale M fosse tenuto in equi- librio da altre tre forze x\ y,' z' indipendenti da jc, jr, z, ma tali che abbiano le medesime direzioni di queste ultime, ossia che gli angoli «, v rimangono invariabili, si avrà pure

z'=F{x',j') = A.t' + A'x'- + J"x'^ 4-ec. +%' + B'f^ + B'j'^ + ec. + Cx'y + C'x' 'y + C"x'j' " + ec.

Immaginiamo che le quattro forze a:, /, a:', y' agiscono si- multaneamente sul punto 17, cioè x^ x' nella stessa direzione MJ; y, y' nella stessa direzione MB, rimanendo ferma la con- dizione della invariabilità degli angoli «, y, è chiaro che la risultante, che chiameremo r, dovrà essere uguale alla somma delle risultanti z, z', cioè r = z + z', ossia, sostituendo i va- lori di z, z' trovati sopra

r=J{x+x') + J'{x'+x'') + J"{x'+x'')-\-ec.+B(y+f) + B'(y'+y-) + 5"(j'+j'0 + ec. + C(:ij+x'f)+ C'{xy+x'y')+ C"(xy^+xy')+ec. Ma la risultante r è anche l'effetto delle due componenti x+x\y+y\ dunque mettendo x+x\ invece di x, y + y in- vece di y nella espressione F{x, y) si avrà

r=^(x + x') + J'{x + xy + J"{x+x'y + cc.+B(y+y')+B'(y+yy

Comparando i due risultamenti di r, e riducendo otterremo

o=2J'xx'+3A"xx'{x+x')+ec. + 2B'yy' + 3B"yy'(y-\-y) + ec. + C{xy' + x'y) + C'[2xx'(y+y') + x'y+x'y'] + ec.

Si rifletta che questa equazione deve aver luogo indipen- dentemente da X, y, x', y\ poiché queste quantità possono es- sere qualunqui, purché gli angoli «, v rimangano gli stessi, e tutto al più si può dire che questa condizione fa divenire y, y' dipendenti da x, e da a;' rispettivamente, e che sono della forma x/{x), x'J{x')^ ma in questo caso potendosi sup-

14 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

porr^ x'=s ed x variare tla o sino allo oc , la equazione me- desima non potrebbe a\ er luogo senzachè i coeficienti fossero nulli. Dunque-^ =.^"ec.=o, 5' = £"ec. = o, C=C" = C"ec.=-o e perciò

z Jx + Bj

Essendo J, B funzioni di «, v, potremo fare ^=<5>(y). Que- sta ipotesi non restringe la condizione che la espressione di A contenga pure », se abbisognasse, peixhè * non variando per ipotesi si deve reputare come una costante. In tal modo il coeficiente di x si esprime con una funzione dell'angolo adja- cente v. Per la stessa ragione dovremo esprimere B con <?(*— v), ed avremo.

s=a:9(v)+j(f(« y)

Si è considerata z come uguale alla resultante di x ed /, si può nello stesso modo considerare x uguale alla risultante di z ed y; ed j- uguale alla risultante di x^ z, ma in tal caso bisogna introdurre gli angoli BME=\%(y a^, CME=-v; JMF = 180°— «, CMF=o—v^ dimanierachè fatto 180°=^ avremo le tre equazioni

a:=j^(7r— «) + ;(?,(v) (1)

y=xl}(^'K «)-|-j;<^(« v)

Si osservi che l'angolo « può avere secondo i casi i valori compresi da o a ir inclusive : che supponendo «=o la BM coinciderà con MJ^ ed MC con ME. In tal caso sarà v—o. z^x + y., e sostituendo nelle equazioni (1) si troverà

.r+j=a;9(o)+j9(o), ,c=j(?,(7r)+(.r +j)<?(o), 7=.t 9 (ir) + 2:9(0) +79(0)

Dalla prima si ricava 9(0)= 1, dalla seconda i?('r)= 9(0)=— 1, la terza diviene identica. Se si suppone *='ff, la retta MB for- merà il prolungamento di JM e secondochè x sarà maggiore o minore di y la risultante z si dirigerà per MJ o per ME e si avrà z^^±{x—f), ma nel primo caso v=o, e nel se-

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE i-i

condo v=:;a=7r: Or in ambitine i casi si troveranno i mede- simi risultati di sopra, dunque, i limiti delle dette funzioni tra »=o, ed «=* sono +1, e 1. Ciò premesso ricavando i valori di 9(v), 9(«— v), !?(«• «) dalle equazioni (1) si troverà

/ N z^ + r' if

3:zx

Si osservi che se x—f sarà <?(")= <?(»—"), ossia v^« v, e quindi v=|, e z=2a:<?(|), cioè quando le componenti sono uguali

la risultante dividerà per metà 1' angolo da loro formato. Principio assunto da coloro che risolvono indirettamente il problema.

Facendo per più semplicità <? (ir a) =^ la terza delle equa- zioni (2) ci fornirà l'equazione

2 " = .r ' -|- j ' 2yj .r j (;})

Sostituendo nelle altre due equazioni si troverà

9(v)-^,<?(«-v)=^^ (4)

Per determinare la natura della fimzione espressa con 9 si supponga che j aumenti di <//, rimanendo x costante, z di- verrà z + dz^ e la prima delle equazioni (1) ci fornirà

z-{-dz=^x<^(y + dy)-\-(y-\-dj)^(ci, v dv)

V aumenta di dv perchè aumentando f la direzione della ri- sultante si avvicina ad il/6, e verrà espressa da Mm, di ma- nierachè Mm = z+dz, DMm = dv.

Ma Mm^=z + dz è anche la risultante di MD-z e dell au- mento dy di y. Dunque

z-\-dz^=zii^(dv)-\-dj^{a!. v dv)

Eliminando con queste due equazioni <?(*— v dv) si otterrà

yz+ydz-\-xdyiif{v\-dv) ^{dv){zy+zdy)=^o

i6 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

Si sa che <p(v+rfv)=<?(v)+rfy(5>'(y)+<iv'^+ ec.

e sia Cf(dv)^=h-{-mdv]-ndv+ ec.

se rfv=o sarà <?(rfv)=q)(o) , e per ciò che si è detto più sopra 9 (o) = 1 = /;. Dunque

qj (Jy) = 1 + mdv -\- ndv + ec.

w. n. ec. sono quantità tuttora indeterminate; sostituendo nel- r ultima equazione invece di <?(y+£^y) e di 9((^v) le espressioni ora trovate, omettendo i termini ove dv ascende alla terza e susseguenti potenze, avremo ordinando rapporto a é?v.

0 :z=ydz zdy -\- xdyliiy) -\-dv \xdy^'(y) mzy nizdy-\- '^ a nzydv nzdydvì

Sostituendo per z, </z, <^(y) i corrispondenti valori ricavati dalle equazioni (3) e ('i) nei termini fuori la parentesi, ram- mentando che a; si è supposta costante, risulterà

ydz zdy -{- xdy<^(y) = o

e quindi dividendo il resto per dv, ed omettendo i termini .rrfi/dvcp>^ ^ nzdydv come infinitesimi di secondo ordine, si avrà

o:=^xdy(^'(y) mzy mzdy nzydv

Ma in questa equazione non potendo essere dy, dv nulli perchè non lo sono giusta la ipotesi, e non potendo sussi- stere il termine finito mzy unitamente agli altri che sono in- finitamente piccoli, dovrà essere m=o^ e perciò, o^=xdy(if'{v)— nzydv Dalla equazione (3) si ricava

^'(y) ^ illìl = rf (^=^0 ^ -pzdy+p ydz-xdz

Sostituendo per z\ e dz i corrispondenti valori ricavati dal- l'equazione (4) risulterà, dopo le riduzioni

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 17

Sostituendo nell'ultima equazione ed isolando dv^^ si avrà

nzi

estraendo la radice quadrata

Si rilletta : che essendo /•=<?>(■«• »), quando ff « è =o, o pure ^=ir, o sia quando «=ff, o pure nulla, si avrà p=1 nel primo caso, e nel secondo p = ^ ; ed in questi due casi rfv = o, come dev'essere, perchè x ed y + <//k avendo la stessa direzione o diversa ma secondo la stessa retta , v dev' essere = o o pure = ff ed invariabile qualunque aumento si dia ad y. 2" che quando « > o e < ^, /j' < 1 e perciò sarà yp^—i'

n

quantità immaginaria se n è positiva, quindi perchè il coe- liciente del secondo termine dell' ultima equazione non sia immaginario è necessario che n sia negativa, e noi, essendo tuttora indeterminata , per fare sparire il radicale faremo « ^ q'- 3" Del doppio segno bisogna adottare il superiore perchè v diviene v + dv. Dietro queste riflessioni sarà

Ma secondo la nostra ipotesi dv h differenziale parziale relativa ad y. Dunque

t , ^ ^dyrT=r^ (5)

dy ^ qz' ^ ''

Facendo variare x solamente, con simile analisi si perverrà a

q'zx

Ricavando dalla seconda delle equazioni (4) il valore di 9'(« v), facendo costante/, sostituendo per z' e dz le loro espressioni e riducendo, si avi^à

VoL. I. 5

18 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

Si adotta il segno negativo nel radicale perchè aumentando x, V diminuisce; e siccome dv è differenziale parziale relativa ad x, si farà

Sommando questa equazione colla precedente segnata (5) si avrà la differenziale totale di v, cioè

Questa differenziale è completa ed integrabile immediatamente, perciò integrando

j y px y^px

y + c = - arco tang = ^. , quindi tang (q v-\-q e) = _^--

c è la costante che la integrazione inti'oduce. Per determinarla si osservi che facendo 7=0 si avrà 5= -^ perciò v^o, e quindi

—p

tang a c=: rF=

Ma 1^ = tang (, v+, e) = ^-^z:::^z ^^^^^^

Da questa equazione si ricava

tang a v = ttCllzÉ:

x py

Cercando con questa equazione i valori di cos «7 v, sen q v, si avrebbero altre due equazioni colle quali, e con quella se- gnata (3) si troverebbero i valori di x, y, z, che sostituiti nella prima delle equazioni (4^) si avrebbe 9 (v) espressa in funzioni trigonometriche di q v. Ma limitandoci alla ricerca del coseno si trova

cos 5 V = : = qj (v) Resta indeterminata tuttora q. Per determinarla si osservi

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 19

che dovendo aver luogo qualunque siano x, y, v, ed «, avrà anche luogo quando ar=j, nel qual caso si avrà come si è

detto z='2 .r cosai. ' 2

Se xzrzie, z sarà =o perchè x ed j sono uguali e diametralmente opposte, quindi cos 5 ^ = 0. Per avverarsi è necessario che q sia uno de' numeri della serie 1, 3, 5, ec, quindi potremo fare

^= le perciò 9(v)=cosv,9(a v)=cos(«_v), (^(ir «)=:cos('7r «)=: cosa.

Sostituendo nelle formule trovate si avranno determinate le re- lazioni tra le quantità che entrano nella composizione delle for- ze. Noi ci limiteremo alle seguenti

z=zx cos V -\-y cos v) (6)

x' + x' y , s + j;»

Se si uniscono i punti A, D, B colle rette AD, BD, si avrà AD = V(^'+-'— 2 z .V cos v)=y=MB; Z)iB= V[/'+-'— 2 - j cos(«— v)] = M^. Dunque la figura MADB sarà un paralellogrammo la di cui diagonale esprimerà per intensità e direzione la risul- tante delle due forze espresse da MA, MB che formano tra loro l'angolo AMB = ck.

Con le formule trovate si possono dedurre tutte le altre che sono necessarie e che si trovano ne' libri di meccanica, le quali non debbono trovar luogo in questa memoria: ma se il lettore vorrà consultarle potrà leggerle nei miei elementi di fisica ma- tematica, o nelle opere degli autori che trattano di questo ob- bietto. Non posso però omettere il modo come scomporre una forza in altre due. A tal uopo si rifletta che nel triangolo MAD si ha

z : X : y :: seo MAD = sen (ir «) = sen a : sen A DM = sen DM = sen v) : son AMD = sen v

Dunque

;sen Ji v isenv ,r = ! ; y = ( i )

20 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

Ma sen y) = sen (ir BMC) = sen ^MC

sen y = sen (tt JMC) = sen ^MC.

Dunque

: : x : j : : sen JMB : sen BMC : sen y^MC

Cioè, perchè un punto materiale sia in equilibrio è necessario che le tre forze al medesimo applicate siano tra loro come i seni degli angoli opposti, intendendo per angolo opposto ad ima forza quello formato dalla direzione delle altre due.

Trovate le condizioni di equilibrio di tre forze applicate ad un punto cerchiamo quelle di tre forze applicate ad una retta inflessibile, inestensibile, infinitamente sottile ma materiale.

Sia JB (fig. 2) una retta siffatta, e siano alla medesima ap- plicate le tre forze P, Q, R ne' punti J, B, C colle direzioni qualunqui AP, BQ, CR. Sia l'angolo PJC=», QBC^^, RCA=y. e le distanze CJ^ CB si esprimano con :r, y.

Immaginiamo che vi siano applicate ai punti J^ B, due rette materiali Aa^ Ba che vadano ad incontrare una terza retta ma- teriale Ca esistente nella stessa dii'ezione della forza R. Questa ipotesi della esistenza delle rette fisiche infinitamente sottili Aa^ Ba, Ca è momentanea, e non altro che una risorsa analitica per agevolare la nostra mente a poter comprendere 1' effetto delle forze date allorché Ca si fa nulla, e le Aa, Ba coinci- dono colla data AB, ossia quando non sussiste che la sola AB. soggetto della questione.

Si prolunghino le Aa, Ba, Ca in p, in «7, in r, e la AB dall'una e l'altra parte in m ed n. Si faccia l'angolo CAa~<!>. CBa=oì. Si avrà

PAm = ff a, PAa =^ a 9, QBn = tt /3, QBu = /3 «e p a }■ = CaA = R CA CAa = y 9 qar z= CaB = RCB CBa = ir 7 ai

Si scomponga la forza P nelle due m, p; e la forza Q nelle

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE -2i

due n, (/. Usando la forinola (7) si avrà

PscnU cp) i'sen*

sen f ' J^ sen cp

0sen(|3 «) QseiijS

sen» ' ' sen»

Essendo Ja, Ba, Ca rette materiali le forze /9, ^, /? si pos- sono trasportare in a. Chiamando r la risultante di y9, e di q^ ed usando la formola (6) si avrà

(3 sen j3 cos (y + ») Psen«cos(y cp)

r = a cos a a r 4- V cos p ar =z + ^^^— ^—

■/ ^"'^ 1 ^ r y sen » ' sen ip

Perchè la retta AB rimanga in equilibrio è necessario che m n^ r = R, ossia

Psen OH sen q») =: Q sen 9 sen (/3 as) (8)

P sen « cos [y ly) Q sen j3 cos (y 4- ®)

sen (f sen «

Si può eliminare &•• introducendo le distanze a:, y. Infatti nel triangolo CAa si ha, facendo Ca = h^ h =x -^ e nel trian-

" scn(y cp)

, „^ V , sen(y + «) .

golo BCa sarà sen os=.n z •. ossia

sen oa = X

y

sen (p sen (y + «)

'—T r o pure

i/sen(y tf) i

x sen 9 sen (v + ») = j sen « sen (7 9)

Sviluppando sen (7 + ») ed ordinando rapporto a sen ai, e cos ®, si troverà

X sen 9 sen 7 cos as = sen aa (y sen (7 9) a; sen 9 cos 7)

Elevando a quadrato e mettendo prima 1 sen ' oj in vece di cos où, e poi 1 cos ' (i) invece di sen ' a> si avranno due equa- zioni per determinare sen ai, e cosa. Fatte queste sostituzioni, sostituendo pure per maggior brevità M' invece di /' sen' (7 9) 2 .r j sen 9 C0S7 sen (7 9) + a;' sen' 9, e fatte le riduzioni, ed estra-

22 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

zioni di radici si otterrà

x seti !f sen y

sen <i) = ,,

M

y sen ly <p) x sen o cos r

cos <B = -, '

M

Con queste espressioni ricava

, . , y sen 3 sen (7 tp) or sen 3 sen <p cos y o' sen co sen 7 cos d sen (/3 a-) = ^^^ 1 ^

»/ sen j3 sen (y 9) .r sen ^ sen (|3 + y)

, . i/cosysenfy tp) a; cos' y seno x sen' y seno cos {y + <x>) = ^- jj ^ 2

i/cosysen(y <p) a; sen tp

Sostituendo nell'equazioni (8), onde fare sparire » , dividendo poi la prima equazione per sen 9, e riducendo la seconda allo stesso denominatore si otterrà

Pj;sen(« 9)seii'y= Qysen^ sen('y 1^) ^.rsenif sen(/3 -\-y) (9)

_ Pa; sen y sena cos (y—<f) l3i/sen(3cosysen(y <p)+0a;sen/3sen(p

a;sentpseny

Facendo attenzione alla natura della questione si osserverà fa- cilmente che dovendo essere R la risultante di p^ e f/ le quali non contengono :r , / , ne siegue che nel secondo membro dell'ultima equazione debbono sparire x^ y. Or ciò si ottiene prendendo dalla precedente il valore di (>>/ sen /S sen ( v 9) e sostituendolo nell' ultima. Eseguito ciò e riducendo, sarà

P P[sen«cos(y tp) cosysen(» tp)] Q[senj3 cosyspn(|3-j-y)]

sentp seny

Sviluppando le funzioni trigonometriche, e dopo tutte le ri- duzioni avremo

R= Pcos(a— 7)— Qcos(/3+7)

Espressione indipendente da 9 e per conseguenza da ». i^nt-

DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 23

sto risultato che apparisce non simmetrico lo può divenire introducendo l'angolo RCB che faremo =?'; poiché RCB= 180"

RCJ = ■TT y = y, e perciò /3 + 7 = w + /? y', cos (/3 + 7)

= cos (ir 4- /3 y') = cos (/3 y')

e perciò

/?=Pcos(* y) + Q cos {j3 y)

La prima delle equazioni (9) dovendo aver luogo qualun- que sia 9, avrà anche luogo quando sia infinitamente piccolo e sparisca. Ma in questo caso le immaginate rette materiali Ja, Ba si confondono colla AB e formano una sola, e la terza Ca diviene nulla, dunque le condizioni di equilibrio delle tre forze P, Q^ R applicate ad una retta, risultano dalla prima delle equazioni (9) fatto 9=0, dalla espressione di R, e dall'altra a; + f =alla lunghezza della retta materiale data AB che chiameremo a, ossia

Px sen » = Qy sen (3

Rz= Pcos{» y) Q cos(jB + y)

« = a: + j-

Delle otto quantità che entrano in queste espressioni se ne possono determinare tre, rimanendo le altre arbitrarie.

Senza entrare in tutte le conseguenze che si possono de- durre da queste equazioni, secondo le varie ipotesi che si pos- sono adottare sugli angoli «, |S, y diremo soltanto che sup- ponendo « = 7 = ir /3 ossia le direzioni delle forze paralelle, si avrà

Rr^Qy;R = P+Q

Ecco come ho adempito al mio impegno usando tutto il ri- gore matematico e non ammettendo che i tre principi evi- dentissimi, cioè che due forze uguali e contrarie si distrug- gano; che due forze nella stessa direzione producono una ri-

24 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA

siiltante uguale alla loro somma; che la risultante è nel piano delle componenti. La meccanica diviene esatta come la geo- metria avendo risoluto in generale e completamente il pro- blema dell'equilibrio di tre forze.

Jjt^^^witrwt^ iW^>

MEMORIE

GEOGNOSTICHE E MINERALOGICHE

PIETRO CALCARA

..^-^«^z.

VICE SEGRETARIO DELLA 1^ SEZIONE, DOTT. IN MEDICINA, PROF. SOSTITUTO Di UlNERALOGIA E GEOLOGIA NELLA R. università' DEGLI STUDI DI PALERMO E SOCIO DI VARIE ACCADEMIE EC. EC.

OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE

CALTAVUTLIRO E SCLAFANl

(Lette nella tornata ordinaria del di 7 gennaro 1844.)

Quale che sia il metodo che si vorrà adottare onde riu- scire nello studio dei minerali , delle rocce, e dei terreni, fa mestieri che il geologo rivolga il primo suo pensiere all'esatta conoscenza dei differenti rapporti di giacitura che quegli ob- bietti per avventura gli offrono. Ed in vero chi non sa di quale vantaggio non sono state le descrizioni topografiche per l'apprendimento della storia naturale! In tutti i paesi più colti

'„ OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE

ed inciviliti d'Europa si sono dati a tutta lena i naturalisti a porro in pratica un tal procedimento, e mercè di esso hanno dato splendidissime geognostiche osservazioni. A me semhra intanto che nell'eseguire siffatte indagini può dirsi aver loro considerato la terra, non altrimenti che il corpo umano.

E venendo al fatto dell' analogia che passa tra lo studio del corpo umano e quello della geologia (oggetto di presente delle mie lucuhrazioni) giudico espediente doversi in primo luogo comparare la mineralogia all' anatomia generale , la quale come ciascun sa esamina i vari tessuti di cui compo- nesi il corpo umano: 2" dai minerali passandosi allo studio delle rocce, siccome dai tessuti agli organi, può compararsi la geognosia all'anatomia descrittiva : 3" dalle rocce giungen- dosi alla conoscenza dei terreni, è come dagli organi agli ap- parecchi : h-° inoltre conosciuti i terreni, cercandosi di riunirli a quelli di differente natura limitrofi, per conoscere così le relazioni geognostiche, è nella stessa guisa con cui l'anatomico differenziando un apparecchio da quelli contigui esamina le di loro reciproche influenze: 5" finalmente il geologo elevan- dosi con la geogonia a conoscere l'origine di formazione del terreno che studia, hen si assomiglia a quello anatomico che colla face della tisiologia arriva ad investigare le funzioni e gli usi a cui la natura destinò gli apparecchi, dai quali risulta la tessitura del corpo umano.

Di così diligente metodo mi sono giovato nel lavoro con- cernente la geognosia di Caltavuturo e Sclafani, e di questo argomento comunque esso sia da me trattato, penso quest'oggi discorrervi egregi accademici, sicuro che ciascun di voi saprà compatirne i falli, ed apprezzarne il pregio se mai ve ne sia.

SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. .">

GAP. I. CALTAVUTURO.

Allorché ebbi occasione di visitare nella scorsa està le feraci contrade delle Madonie, affm di conoscere geologicamente quel suolo, mi si presentò benanche il destro di osservarne le contrade limitrofe, e così le sue geognostiche relazioni. Però mi trovai in grado di tessere un breve lavoro geognostico concernente con ispecialità Caltavuturo e Sclafani.

La geognosia di Caltavuturo aggirasi massimamente sull'e- same del calcareo che ne costituisce la montagna, la quale sovrasta l'odierno paese : puossi questa dividere in due por- zioni, cioè la più bassa situata verso il lato nordico di Calta- vuturo, conosciuta col nome di terra vecchia, e l'altra più alta situata al lato opposto della prima detta della Sciara : quest'ultima levasi sull'attuale pelo del mare secondo la misu- razione eseguita dal chiarissimo HofFmann 3328 piedi pari- gini.

Adunque la montagna di Caltavuturo, che ho tutta ragione di reputare come secondaria, sovrasta su tutte le altre che le stanno d'intorno. Queste che possonsi riguardare come al- trettante colline formate di rocce , appartengono anche esse al terreno secondario : e però unica posso affermare essere la fisica e geognostica struttura di tutta questa contrada della Sicilia.

Però il calcareo di Caltavuturo appresentasi di color grigio scuro, leggermente fetido, abbenchè questi fisici caratteri bene spesso a seconda i differenti siti trovansi variabili, siccome ancora variabili ne sono i caratteri geognostici: di fatti nel sito di terra vecchia e precisamente nel filo delle grotte bian- che, vedesi il calcareo orizzontalmente stratificato, a differenza

6 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE

degli altri siti, i quali non offrono un manifesto indizio di stratificazione. Ho creduto conveniente d'indicare questa par- ticolarità riguardo al detto sito, mentre in onta alle più di- ligenti ricerche, non ho rinvenuto, anche nelle Madonie, il calcareo secondario disposto a strati orizzontali.

dubbio alcuno parmi che si possa arrecare sull'esistenza della cennata stratificazione, poiché gli strati che offrono i lastroni sono per 1' ordinario attraversati negli interstizi da sostanze meno coerenti, la qual circostanza giusta i principi della geognosia serve a distinguerle dalle fenditure , e dalle scomposizioni, con le quali a prima giunta possonsi le dette stratificazioni confondere.

E qui notisi che gli strati calcarei delle grotte bianche, ap- pariscono più profondi verso la parte superiore, mentre al contrario quegli inferiori si presentano poco profondi, e direi quasi come a fogl lette.

La montagna di terra vecchia presenta all'occhio del geo- grafo fisico il carattere della salita murale, che per quanto ho potuto scorgere non é assolutamente proprio e caratteristico del calcareo jurassico delle Madonie, ma sibbene delle contra- de tutte della Sicilia, le quali sono di questa fisica e geogno- stica struttura: la salita murale poi di questa montagna fa meglio vedere ancora il capo, propriamente detto, della stra- tificazione, sicché non durerà fatiga il geologo a rilevare che sonovi taluni strati decomposti e rotti dall'azione degli agenti meteorologici costantemente in forme romboidali, a somiglianza dei cristalli di calce carbonata. Indi mi sembra che la natura avesse voluto mostrarci l'istesso fenomeno, che osservasi nelle piccole e sottili masse, nelle più grandi altresì, quali sono appunto le rocce.

Mi è toccato di scorgere esaminando i rombi degli strati calcarei che dessi sono locati simmetricamente all'estremità con i loro angoli diedri, aventi gli angoli piani situati nella

SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFAM. 7

linea mediana. Sebbene oggidì non si ammetta comunemente dai geologi, che le forme cristalline delle rocce, dipendano dalle leggi d'attrazione molecolare, e da quelle forze che con- corrono alla formazione dei cristalli propriamente detti, pure io non posso pretermettere che la roccia quadersenstein se- condo il celebre de Buch, la quale mostrasi ordinariamente cristallizzata, sembra che dipenda dalle leggi della cristallo- grafia, e non lo sia per semplice accidentalità.

L' istesso fenomeno noi osserviamo nel grès di Fontaìnebleau e par che dai geologi moderni , venga riputato come dipen- dente dall'isomorfismo piuttosto, anziché dalle forme proprie del grès calcarifero. Che che ne sia di tali pensamenti, se io dovessi dar giudizio su questa intralciata materia, mi unifor- merei piuttosto al sentimento di coloro che reputano la forma cristallina delle rocce, siccome prodotta dalle leggi proprie della cristallizzazione, e non già come meri e semplici accidenti.

La grotta nera forma ancora il lato nordico della montagna calcarea di terra vecchia^ e questo sito, siccome il precedente, mostra non solo la salita murale , ma ancora l' identifi- ca stratificazione. Il piano inferiore di questo calcareo risulta da strati aventi 5 in 6 pollici di profondità: negli interstizi dei lastroni si ritrova la marna, con il ferro idrato di color giallo , bigio , o verdastro, varietà di colori tutti dipendenti dai differenti gradi d' ossidazione del ferro: inoltre negli in- terstizi , trovasi il quarzo piromaco bigio o bianchiccio , e questo latto mi fa con certezza inferire, che la marna di sopra citata, provenga dalla scomposizione del piromaco.

Talvolta gli strati invece d'essere diretti orizzontalmente, in questo sito si trovano arcuati, ed allora sembrano dipendere se mal non mi appongo da avvallamenti prodotti dai tre- muoti avvenuti, in alcuni punti superiori delle rocce stesse calcaree: la ragione che mi spinge a stabilire così la spiegazione di questo fatto sta riposta , nell' osservare che la roccia di

8 OSSERVAZIONI GEOGÌNOSTICHE

questi siti presenta, non solo segni di fenditure longitudinali, ma perchè taluni strati superiori della roccia in esame mo- sti-ansi tra loro nei margini discordanti.

Per ultimo conviene dichiarare che il calcareo di questo sito contiene non di rado entro la sua pasta dei pezzi angolosi di piromaco o diaspro nero bigio o gialliccio, con la super- ficie incrostata di stallattiti.

Se inoltre il geologo vorrà osservare il calcareo della mon- tagna di rocca della Sciara, posta al sud-est di Caltavuturo, e che forma continuazione con quella di terra vecchia, lo troverà identico perfettamente a quello delle Madonie poiché esso non presentasi stratificato, e mostra la superficie scre- polata e tinta di quel bigio rossastro che tanto piace alloc- chio, e che i pittori s'ingegnano d'imitare.

Lo stesso carattere presenta il calcareo della contrada Brio sito verso la parie australe di Caltavuturo, il quale va a con- finare con l'altra di S. Bartolomeo, che pur essa è di natura calcarea : della stessa indole presentasi ancor il calcarlo della serra, il quale signoreggia gran parte del lato orientale di Cal- tavuturo, e finalmente come calcaree si dovranno caratterizzare Milardo , Vera luce, Cabeci, porzione di Boccazzo nero il quale si va a congiungere con la catena delle Nebrodi.

In tutti quei siti poi i quali guardano sud-est, sud-ovest si osserva la marna sopramessa al calcareo da noi descritto, mentre sorgono qua e delle rocce di calce carbonata con i caratteri che abbiamo sopra menzionato, per il qual fatto, non puossi rivocare in dubbio che il calcareo sia stato ri- coperto, in epoche differenti dalla marna.

Ma la marna ancora senza le condizioni esposte, in comp.!- gnia della psammite non lascia di costituire tutto il basso ed i terreni inclinati dei contorni di Caltavuturo, i quali sendo a cultura , mostrano bene spesso pezzi erratici di calcareo , rotolati dall'alto.

SOPRA CALTA VUTURO E SCLAFANI. 9

Non di rado però la marna del piano di Dorico contiene il diaspro, precisamente la varietà rosso-scura macchiata di bianco. La marna delle Barriere ancora rinserra qualche pezzo di diaspro, il suo colore è il rosso mattone, ed apparisce stra- tosa.

Da Caltavuturo sino al piccolo comune della Sciara, si rav- visa la marna con ciottoli rossastri di psammite, a Cerda però essa apparisce colorata blu con delle venature di spato cal- careo, e presso la via che conduce a Termini, racchiude degli strati contornati di gesso.

I resti organici fossili che non si riducono che a conchi- glie, abbondano in vari punti del territorio di Caltavuturo: essi spettano a mio osservare a due differenti epoche.

Le conchiglie di Gancitano al sud-est, ed alla distanza di circa tre miglia di Caltavuturo, giacciono nella argilla cal- carifera terziaria, la quale mi sembra della stessa natura di quella di Ficarazzi presso Palermo, se non che contiene più argilla di questa ultima e spettano nella massima parte a spe- cie identiche a quelle che vivono nei nostri mari; poche sono sconosciute.

Questa formazione terziaria giace sul terreno marnoso, ed ordinariamente s'impiega da quegli abitanti per la costruzione delle figule , le quali riescono forti, e di buona condizione , per la molta quantità d'argilla che una tal formazione con- tiene.

Questi depositi terziari abbondano sopratutto verso i lit- torali. Essi alla Roccella (1) e negli ex-feudi di Bonn ali gi ^ e S. Giorgio^ contengono in una prodigiosa quantità i resti organici, per lo più molluschi, nella massima parte ridotti a concomorfiti: i Coni^ le Lime, le Modiole, le Venerupidi e le Saxicave sono i più ovvi : \^^ stesso tufo terziario contiene

(1) Calcara Ctnno topografeo dei contorni di Termirii p. 19.

VoL. I. -2

IO OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE

in qualche punto dei frammenti angolosi di gneis verdastro, il quale certamente par che sia pervenuto , dalle montagne peloritane.

Di differente epoca sono i resti organici che il naturalista osserva al nord-est di Caltavuturo , presso il villaggetto di vScillato, nei siti che comunemente appellansi S. Giovannello^ Piano di Dopìco^ e S. Venera. Questi sono al certo di spe- cie già estinta : vi abbonda sopratutto la Gryptiaea arcuata Lamk G. incurva Sowerby (1) tanto che darei al calcareo che

(1) Nella famiglia naturale degli Oslracci Lamarck annovera il genere Grifea, il quale dai suoi predecessori era confuso con quello che comprendeva le ostriche. Questa nuo\a divisione nacque dallo scorgersi la conchiglia molto ineguale, libera con la valva infe- riore grande e pressoché concava, 1' apice molto sviluppato, curvo indietro, terminato da parecchi volgimenti spirali, mentre la valva superiore addimostrasi per lo contrario picciola appiattita simile ad un opercolo.

Oltre a siffatti caratteri si osserva nelle grifee il cardine del tutto sprovvisto di dentature, la fossetta cardinale allungata, e l' impressione musculare unica. Or da questi caratteri delle grifee, chicchesia può scorgere quanto differisce questo genere non solo dalle ostriche, ma ancora dalle vulscUe che in certo modo conservano caratteri di scam- bievole analogia.

Al contrario intanto il chiarissimo Deshaies in una eccellente nota al Lamarck ha mostrato altra volta la ragionevolezza di omettere questo voluto nuovo genere , e di rifonderlo in quello dell' ostrica o nell' altro dell' exogira ammesso e stabilito dal Say.

Da queste controversie è chiaro a nostro parere che sempre inesatte saranno le di- visioni allorquando sono stabilite su poco rilevanti caratteri esteriori. L' attento esa- me all'opposto della conformazione anatomica del mollusco abitatore è quello che uni- camente può mettere in chiaro le più importanti quistioni di questa natura. Tornando alle grifee dirò che essendosene rinvenuta una specie vivente nelle regioni pelagiche, la quale conservasi nel musco di Parigi , e chiaro che le specie fìn'ora esaminate spettano a genere attualmente esistente.

Dai saggi di grifee raccolti nel terreno liasico di Caltavuturo mi sembra che taluni individui differiscano essenzialmente nei caratteri della grifea arcuata di Lamarck, per la qual cosa ho giudicato utile alla scienza descrivere in questa nota i caratteri che contradistinguono così la specie, che le rinvenute principali varietà.

Gryphaea arcuata Lamarck.

Gr. testa obìonga, incurva, trasversim rugosa, unco magno subobliquo.

Lamk. Anim. sans vert. deux. edit. Bruxelles p. 77.

SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. H

la contiene, il nome di calcareo a grifiti, o per meglio dire con Omalius calcareo a grifea arcuata. Esso costituisce il ter- reno liasico , e molto somiglia a quel terreno del sud-OAest della Francia che giace sotto il calcareo dei Pirenei e si reputa dai geologi e sopratutto dal Boue' giurassico. Ora il calcareo a grifiti di Caltavuturo è bigio terroso marnifero sti'atificato, e trovasi sottostante al calcareo giurassico delle Madonie: sicché potrà chiunque scorgere di quanto interesse sia una esatta de- terminazione dei caratteri di questo gruppo per la nebrodese geologia, e per quella parte che io sto qui descrivendo.

Non riuscirà difficile leggendo accuratamente le opere dei più valorosi geognostici , e sopratutto dell' Omalius e Bro- gniart il classificare tra i terreni secondari la formazione lia- sica di Caltavuturo. Si potrà anzi meglio di leggieri rilevare, il perchè taluni autori sian caduti nell'abbaglio di riguardare il terreno liasico identico al giurassico o terreno oolitico di

Gryphiles. L. Muss. tessin. p. 92 d. pi. 5' f. 9 Bouquet. Petr. part. 2 d. IH, pi. 60 f. 1, -2.

Gryphaca incurva. Sovv. Condì, min. n. 20 t. 112, f. 1.

Parkinson orga. rem. l. 3 p. 209, pi. 15' f. 3.

Blainv. Malac. p. 59 f. 4. Defr. dici. se. nat. f. 19 p. 636.

Desh. Encyclop. méth. vers. t. 2 p. 303, n. 44, Ostrea arcuata.

Idem. Cog. carat. p. 98, n. 5. pi. 12 f. 4, 5, 6.

Sovv. genera of shells. f. 3, Ostrea.

Goldf. Petrif. t. 2 p. 28, pi. 82, f. 1.

(rryphaea incurva. Zielen. Petrif. Wurt. pi. 4-9, t. 1.

Var. 1. Gryphaea affims. N.

Gr. testa ohlongo suhincurva , transversim subrugosa, unco miinmo tuh obliquo , valva superiori concentrice profunde sulcata

Var. 2 Grvphaea plicata minor. N.

Gr. testa oblonga incurva, longitudinaliter plicata, plicis divcrgcntibus, valva supe- riori marginibus concentrice sulcatis, longiludinalitcrque plicata, unco magno subobli- quo.

Var. 3 Gryphaea plicata major. N.

Gr. testa magna oblonga incurva, longitudinaliter plicata, plicis transversim rugosit. valva inferiori omntnu concentrice sulcata, unco magno sububliquo.

12 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE

la Beche, stantechè trovasi nelle circostanze di sua locale gia- citura neir identifico modo di formazione.

Taluni geologi parlando del terreno liasico si fanno a di- viderlo in 3 piani : il primo secondo il loro avviso , viene caratterizzato dai Belemniti, il medio dalle Grifee, ed il terzo ossia r inferiore dalle Plagiostome , ma a dire il vero, co- munque sia utile una tale divisione, riesce difficile percor- rendo i paesi, di attendervi con esattezza, per lo che si mosse il Gemmellaro a dire che sia più proficuo alla scienza il re- caie gli esempì.

Dal fin qui esposto chiaro s' intende che il Lias di Calta- vuturo per l'abbondanza delle Grifee che contiene, si possa rapportare al piano medio del liasico propriamente detto, anzi per i sopradetti caratteri a me sembra che dovesse riferirsi al terreno della stessa natura descritto egregiamente dal signor de Gerville nella bassa Normandia, ed in ispecialità al calca- reo a grifiti di Bayeux, nel quale il signor Caumont ha rin- venuto tra gli altri resti organici la Grifea incurva di Son'v erby e la Grifea dilatata di Lamie. Lo stesso autore riferisce di averle pur ancora trovate nel calcareo di Valoques.

Il terreno a Grifiti di Auxois formato di calcareo e marna è stato dai geologi al lisiaco riferito per 1' abbondanza della Grifea arcuata: anzi convien qui notare, che il sistema infe- riore di questa formazione nel detto sito si osserva essere for- mato di psammite e macigno, principalmente di arcose. Le prime rocce però abbondano sopratutto nel terreno liasico di Caltavuturo.

In Cevennes abbonda più il terreno del lias, il piano me- dio contiene la caratteristica grifea arcuata, secondo rilevasi dalle osservazioni del sig. Dufrenoy.

Il chiarissimo Brogniart riporta il lias in generale , nel terreno abissico, e gli fa corrispondere il sinonimo di terreno di sedimento inferiore, situandolo al di sopra delloolite infra

SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. 13

jurassica. Ciò riesce facile l'osservare nell'Alemagna occiden- tale, nell'Inghilterra ed in tutta la Francia.

L'origine di formazione del sistema liasico è proveniente da meccanici agenti e la pasta della roccia che la costituisce sic- come appunto osservasi in Caltavuturo, contiene dei cristalli di spato calcareo, i quali al certo v'indicano l'influenza del- l'azione chimica, e della cristallizzazione.

Per un solo carattere sembrami che differisca il terreno di Caltavuturo dal liasico, in quanto cioè manca quello di vene metalliche , e specialmente della galena di piombo , le quali per l'ordinario si rinvengono nel lias, ma intorno a ciò pende tuttavia indecisa la quistione se la mancanza delle vene me- talliche, debba piuttosto fare appartenere al cretaceo il ter- reno di cui trattiamo, anziché al jurassico.

Sol qui mi giova osservare che la determinazione di una teorica esatta su questo geologico argomento, potrà servir di norma onde conoscere se il terreno di Caltavuturo, ed altresì le catene delle montagne di Taormina, Artesino, Nicosia Ma- donie, Termini, Palermo, sino all'Erice debbansi piuttosto contare fra i terreni cretacei o pure tra i giurassici.

L'esaminare qui una astrusa materia porterebbe a lungo eccedendo i limiti e l'indole d'un discorso accademico. Mi farò altrove ad entrare per quanto è in me su questo argomento, allorché tratterò della geologia Nebrodese.

In generale giova farvi conoscere che avuto riguardo alle relazioni esistenti tra le rocce di Caltavuturo e quelle della serie delle montagne prossime al detto comune, il geologo le riguarderà come appartenenti allo stesso periodo di formazio- ne, cioè le montagne del Landro e di S. Caterina che s' innal- zano al sud-est, delle quali quest ultima levasi poco su quella di Caltavuturo ed è formata dallo stesso calcareo contenente però a differenza dei resti organici nello stato di fossilizzazione.

Delle Madonie del lato opposto che si legano ancora con le

14 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE

montagne di Caltavuturo, la più vicina a queste siccome esposi si è quella di Roccazzo nero , che forse a mio osservare ne è una continuazione. Continuazione ne reputo ancora le mon- tagne di S. Calogero, Busambra, e finalmente quelle di Pa- lermo, della Piana de' Greci, di Favarotta e di altri siti con- tigui alle surriferite contrade. Tutte queste montagne osser- vate in massa dirette si trovano da est ad ovest : quindi non vi ha luogo a dubitare, la loro formazione doversi alle stesse leggi e agli agenti stessi che cooperarono a costituire questa amenissima contrada della Sicilia.

Finalmente non vi sarà discaro o Signori il sapere che le acque le quali scaturiscono nelle contrade di Caltavuturo, sono tutte di ottima qualità e salubri, e contengono molto carbo- nato calcareo ed acido carbonico. Infatti comunissime in quelle contrade si ravvisano le concrezioni stallattittiche. Il dello scorso luglio (18i3) alle ore 21 d'Italia allorquando l'aria conteneva gradi 20 R. di calorico il termometro immerso nel- l'acqua della fontana detta del Bastonello segnava 14 gradi di temperatura.

GAP. 11. SCLAFANI.

Esaurite in tal guisa le osservazioni geognostiche in Calta- vuturo volli spingere oltre le mie indagini, e con pari accu- ratezza mi diedi ad osservare la roccia che sta sottoposta al piccolo e ripido comune di Sclafani situato all'ovest ed a po- che miglia dall'anzidetto: essa elevasi 2363 piedi sull'attuale livello del mare secondo HofFmann. La sua forma verso la parte superiore è pressoché conica, mentre la base si appre- senta in forma triangolare : guardata dal lato nordico quella porzione che sostiene l' antico castello si vede patentemente giacere su straticelli di piromaco bigio-nerastri, che in alcuni

SOPRA CALTAVLTURO E SCLAFANI. IS

siti trovansi ridotti a marna. Rinvenni ivi ancora sebbene scarsamente degli strati marnosi bianco-sudici con dendriti. Gli strati sono diretti obliquamente da est ad ovest, ed av- vene dei contornati e ripiegati.

Il calcarlo di questo sito trovasi in istrettissima relazione con il terreno psammitico e marnoso dell'exfeudo di Brignoli^ il quale appresenta in tutta quanta la sua estensione la psam- mile scomposta. Tra le sue varietà più distinte convien no- verare la friabile bianco-gialliccia granellosa: avvi ancora la gialla rossastra, ma la più caratteristica si è quella simile molto alla pudinga, la quale risulta da ciottoli di quarzo un grossetti, riuniti da un cemento d'argilla. Questa varietà è reperibile vicino uno stagno detto impropiamente gorgo di Brignoli.

In generale i massi psammitici sono stratificati obliquamente, taluni appariscono in pezzi erratici ritondati e senza appari- scente stratificazione.

Inoltre torna conto alla scienza il far qui riflettere che la marna e la psammite , che giacciono verso la parte orien- tale della montagna di Sclafani, trovansi soprastanti al calca- reo sebbene quest'ultimo spetta ad un periodo più antico. Di fatti il livello della formazione marnosa in questo sito, ri- mane superiore alla pendice del summentovato calcareo. Però mosso da questa peculiare osservazione mi credo in grado di stabilire, che le rocce sottoposte alle colline, appartengono ad un epoca più antica del secondario.

Pertanto il geologo volgendo attorno lo sguardo precisa- mente nella contrada di Sclafani, non tarderà molto ad osser- vare che il terreno marnoso e psammitico si estende per tutti i dintorni di quel comune nella direzione di ovest, vedrà in lontananza la montagna di Cammarata la quale è di calcareo interposto in larga estensione fra le stesse rocce che si scor- gono nel basso di Sclafani, di Caltavuturo, e delle Madonie.

16 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE

cioè psammite, marna, calcareo subordinato ed in minor co- pia idrosolfato calcico: troverà infine costituito dallo stesso terreno Vicari, Valle d'Olmo, Alia e varie altre contrade di questa porzione di Sicilia.

L'acqua termo-minerale che scaturisce a pie della monta- gna di Sclafani, è quella tanto celebrata per la sua nota virtù contro le malattie della pelle.

Quest'acqua dal punto ove scaturisce dividesi in due por- zioni : una meno abbondante va ad introdursi nel sudicio ed angusto locale de bagni 1' altra riunendosi con l' acqua re- flua de' bagni si scarica in largo bacino, serve poscia svian- dosi da questo sito a far muovere un contiguo molino. In seguito del suo corso origine al fmmicello salato il quale solcando le contrade di nord-ovest di Caltavuturo, ed alti'e ancora più lontane , si va a scaricare nel mare prossimo cioè in quello di Bonfornello.

L'analisi chimica dell'acqua termo-minerale di Sclafani ese- guita dal eh. prof. Antonino Furitano (1) fa conoscere che i principali componenti ne sono oltre dell' acido idrosolforico e carbonico, in proporzione decrescenti l 'idroclorato sodico, cal- cico, e la calce carbonata, ha di più l'acqua un sapore nau- seoso, un odore epatico per il gas idrosolforico che contiene, e che esala incessantemente dalla sua superficie.

Inoltre è degno di osservare che le acque scorrendo nelle vasche dei bagni offrono un color lattiginoso sporco, dappoi- ché l'acido idrosolforico come si mette in contatto dell'aria, si va decomponendo, e così lascia nell'acqua lo zolfo idroge- nato (Soufre thermogène di Hauy), che le rende perciò latti- ginose. Però il calorico il quale sprigionasi dall'acqua pro- viene dalla scomposizione dell'acqua stessa; e la quantità d'a- cido idrosolforico che le acque contengono è l'effetto del pas-

(1) Analisi dell'acque termali di Sclafani, di Cefalà-Diana, Termini ec.

SOPRA CALTAVUTITRO E SCLAFANl. 17

saggio che fa il gas idrogeno, che si esala nell'atto della scom- posizione dell'acqua attraverso Io zolfo.

Ulteriori indagini e più esatte descrizioni potrebbero certa- mente apportar maggior luce alla storia naturale geologica di queste contrade, e rettificare forse in parte il primo abozzo, delle mie rapide osservazioni, le quali se non ad altro, gio- vei'anno certamente a diffonder l' amore di questo ramo di scienze naturali il di cui pregio dalla moltitudine viene cieca- mente ammirato, da voi però dottissimi accademici profonda- mente sentito.

Palermo i luglio 1845.

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RICERCHE GEOLOGICHE

SlLl.A

DOLOMITE GIURASSICA DEL LANDRO

S. CATERINA.

(Lene nella tornata ordinaria del à4 marzo 1844.)

Lo stadio della geologia che, col favore delle scienze ausi- liarie, fa di presente dei rapidi progressi, riguarda massima- mente l'esposizione dei fenomeni che ci presenta la superficie del nostro globo, e la spiegazione dei medesimi.

Gli antichi filosofi trascurando la parte dell'esposizione, che io reputo la base essenziale qualunque investigazione geologica, si attennero a spiegare, per via di principi astratti

20 RICERCHE GEOLOGICHE

e speculativi tirati dal fondo della propria immaginazione , i più sorprendenti fenomeni che la superficie della terra a dovizia presenta. In quell'epoca, chiunque era dotato di fan- tasia poteva di leggieri dichiarare le più intralciate cagioni che contrihuiscono alla formazione dei fatti che la natura ci offre : ma queste arhitrarie idee furono di positivo ostacolo al progredimento di una scienza così importante quale si è la geologia. Però dai giudiziosi pensatori veniva questa scienza ahhorrita , derisa ; si poteva in verim conto profferire il nome di geologia, come esprimesi il Cuvier, senza eccitare le risa.

Ma grazie ai principi haconiani , i moderni hanno reso grandi servigi alla geologia raccogliendo colla più scrupolosa esattezza e con metodo più confacevole al nostro limitato in- tendimeno i fatti: usando moderatamente, e fondando sulla fisica e sulla chimica le ipotesi e le congetture che pur ({ual- che volta ahhisognano onde spiegare i fenomeni. Indi come tutte le fisiche discipline la geologia anch essa ha suhilo la sua rivohizione.

In questi ultimi anni poi non pochi henemeriti scrittori hanno promosso lo studio della geologia, ciò che chiaramente addimostrano gli estesi viaggi di Humholdth i solertissimi la- vori di Murchinson, di Bukland di Lyell, di Duheny del la Beche, e d'Omalius. È dovuto a questi illustri naturalisti se nella scienza sono state shandite le idee dei plutonisti, e dei nettuniani, se è stato dato nel modo il più semplice l'ordine cronologico dei differenti terreni dei quali la crosta del gloho si compone, se tale sposizione presenta alla nostra vista un quadro così esteso d'investigazioni e scoperte, che al dire del nostro Gemmellaro, hene a ragione la geologia richiama in Europa l'attenzione degli scienziati e dei governi, e gli uomini insigni che la coltivano sono senza tema d' esagerazione dei più distinti ed eminenti personaggi, in tutte le nazioni le più incivilite.

SULLA DOLOMITE GIURASSICA DEL LAÌNDRO. 21

Sulle tracce di questi valentuomini mi sono io dato allo studio della varia struttura e qualità dei terreni che offre la nostra bella isola, e avendo già reso di pubblica ragione al- cun mio travaglio di questo genere, penso ora intertcnere la vfH stra attenzione egregi accademici sulla dolomite giurassica del Landro presso S. Caterina. Avanti ogni altra cosa è di sommo rilievo l'osservare che le rocce, e i terreni prossimi alla con- trada del Landro sono spettanti al terziario periodo di for- mazione, il che giova massimamente a dar conto delle relazioni geognostiche, e dèi modo di giacei'e della dolomite giurassica di cui è parola.

Ed in vero il rinvenimento nelle contrade meno elevate dell'argilla calcarifera conchigliare contenente dei cristalli mi- croscopici d'acido silicico nel paese di Vallelunga, e l'esistere contigua a questa tritoniana formazione la marna e la psam- mite in vario modo di struttura disposti, ci danno chiaro ad intendere che la dolomite giurese del Landro per la massima elevazione in cui tro\asi, sia stata formata in epoche anteriori ai terreni che le stanno contigui, cioè all'argilla calcarifera alla marna e alla psammite.

Sottoposta alla dolomite giurese del Landro e precisamente nella serra del fondo di Fiandaca, è reperibile la marna ges- sosa stratificata contenente il calcarlo decomposto , ed è ri- marchevole in tale sito che la detta stratificazione apparisce arcuata ed irregolare, e non già orizzontale ed obblicjua, come d'ordinario suole mostrarsi, in altri pimti della stessa for- mazione.

Un tal fatto principalmente ci fa supporre, che questa for- mazione marno-gessosa non ebbe luogo nello stato di perfetta tranquillità, ma viceversa dovette affettuirsi stante un pertur- bamento nell'azione chimica e meccanica, allora quando questa roccia si andava tratto tratto consolidando.

In casi di simil fatta siccome provano gli sperimenti del

22 RICERCHE GEOLOGICHE

sig. James Hall possiamo fondatamente supporre che la pres- sione laterale sugli strati allora orizzontali abbia prodotto il vario contorcimento di essi , e che per ragion d urto mec- canico dovè succedere che gli strati superiori fossero stati più suscettibili di cedere e incurvarsi sino ad un certo grado.

Onde poi spiegare come sia fisicamente avvenuto quel che te- sté abbiamo indicato, forza è concepire che il terreno sottoposto alla pressione abbia dovuto di necessità poggiare su d'un corpo duro e resistente. A tal uopo servì acconciamente a mio cre- dere la roccia della dolomite giurassica del Landro, la quale trovandosi contigua alla marna gessosa dovette con la sua forza costrignerla in modo che ne venne il contorcimento degli strati nella direzione di ovest ad est.

Scorto questo primo dato geologico sul terreno di cui è pa- rola, e datomi in seguito all'esame della struttura della do- lomite giurassica, mi trovai al fatto di ravvisare che essa per ogni punto di quel territorio si protrae estesamente signo- reggiando tutte le altre formazioni, ed apparendo su di esse simile a tanti ciglioni. È spesso orizzontalmente stratificata , e per un argomento d' analogia mi sembra che sia della stessa natura del calcarlo giurassico di Francavilla, la Placa, Monte di Caronia, e di altri punti della Sicilia.

In generale non avvi in tutta la superficie della terra for- mazione più rimarchevole per l'ahhondanza dei resti organici, quanto la giurassica, sicché al giorno d'oggi con l lumi della Paleontologia i geologi hanno nel modo II più esatto analiz- zato e descritto questo secondarlo periodo del nostro globo.

Gli antichi geognostlcl denominarono giurassica questa for- mazione per r analogia che hanno l suol caratteri con quel della catena del Giura , ma l moderni dietro la scorta del signori La Beche, e Smith riconoscono piuttosto la formazione giurassica nell'osservare In un terreno alternanza d'argille sab- bie marne e calcarei. Così il terreno giurassico oramai bisogna

SULLA DOLOMITE GIURASSICA DEL LANDRO. ^>5

considerarsi come un tipo primordiale a cui si riportano varie specie di formazioni e tra le altre la giurassica propriamente detta.

E ritornando al nostro argomento cioè alla dolomite giu- rassica del Landro, l'esame paleontologico di essa mi fé' scor- gere chiaramente che la sua pasta che è di tessitura com- patta qualche volta lamellosa di color hianco e higiastro rin- serra dei resti oi'ganici , riferibili a specie interamente per- duta. Essi ne incrostano la superficie, e appartengono al ge- nere madrepora.

Pare dalla indicata particolarità potersi caratterizzare la do- lomite giurassica del Landro secondo gli attuali lumi geologici identica al terreno giurassico del piano medio descritto dal Thui'mann, il quale denominasi calcareo corallico, o coral- rag del Conybeare e che trovasi in istrettissima relazione con la serie inferiore detta Oxfordìene e oolitica, per distinguersi dal piano superiore appellato dai geologi m^X^si Por flondstone.

Secondo il prof, la Beche il modo come si formò il coral- rag dimostra qualche carattere di potenza traumatica che me- scolò il calcarlo oolitico. Tanti rottami di coralli dimostrano ancora un sedimento formato in un lungo soggiorno dell'acque del mare di quella epoca secondaria del nostro globo.

Ma a tale proposito pretermettere non posso che la giacitu- ra della dolomite giurassica del Landro, per quel che riguarda la sua geogonia, a me sembra, che abbia avuto luogo mercè la lenta opera del tempo nel ritiramento progressivo delle acque del mare, anziché siccome avvisano comunemente i geo- logi per r azione di quella potenza traumatica che rinseri'ò nella pasta della dolomite, e del calcareo, amendue d'epoca giu- rassica, i rottami dei coralli.

Se questa ipotesi dai geologi si volesse applicare alla spie- gazione della geogonia del calcarlo corallico d'Inghilterra me- ridionale, io non sai'^i lontano dall'abbracciarla, giacché ella

24 RICERCHE GEOLOGICHE

presenta tutti i caratteri di probabilità e di verisimiglianza, ma il volerla estendere a tutti gli altri fatti di simil natura è al certo un metodo di generalizzazione troppo precipitato e conducente alla falsità. Per fermo le mie osservazioni sulla dolomite giurassica del Landro fanno chiaramente conoscere che quei zoofiti sono nella loro struttura intieri e ben con- servati, a differenza di quei che trovansi sparsi nelle regioni oltramontane le quali per l'ordinario trovansi ridotti a mi- nuzzoli : inoltre quelli del Landro sono disposti sulla super- ficie della dolomite, e nei punti più elevati della montagna. Ciò mi fa supporre con certezza che primitivamente quel ter- reno sia proveniente dall'azione dell'acqua del mare, ed al- tresì che un tal sito sia stato il primo a sorgere nel nostro orizzonte dalla superficie del mai'e , mediante il progressivo sollevamento della terra , giusta i principi tanto al giorno d'oggi abbracciati del chiarissimo Elie de Beaumont.

Per la qual cosa è da dire che la superficie della dolomite, sendo in contatto con le acque del mare serviva di soggiorno ad una quantità di specie oggi sconosciute di Astrea, Madre- pora, Cariofillo, Lunulite, Flustra ec, appunto siccome av- viene al d' oggi nei nostri littorali, e come di recente è stato osservato nelle coste sterminate del mar rosso in quelle dell' Isole della Polinesia , e dell' Australasia , che costitui- scono i recinti così detti corallici, e che figurano in geologia tra i terreni moderni formati da resti organici marini di tale indole.

Dietro d'avere esaminato la roccia della dolomite giurassica coral-rag del Landro, non solamente per rapporto alla sua geognostica struttura ma parimente per la sua più probabile origine; mi viene facile lo stabilire principalmente, che questa specie di terreno giurassico forma elemento essenziale per lo studio della natura geognostica secondaria della nostra Sicilia, e ci spiega con certezza l'essenza dei terreni giurassici , che che in contrario ne pensino taluni moderni geologi.

SULLA DOI-OMTTL GIURASSICA DEL LANDRO. 2^i

Or a me sembra dimostrato che la dolomite del Landro re- putar debbasi come la più antica che esistita fosse in Sicilia per la massima elevazione cui giunge sull'attuale livello del mare, che per la natura dei resti organici che in seno e nella superficie appresenta: e sarei pienamente soddisfatto se potessero tali mie osservazioni, spingere i nostri geologi a studiare la vera giacitura del terreno secondario della nostra isola, e a stabilirne dei paragoni con tutti gli altri della medesima na- tura coevi nell'origine, e identici per la chimica e fisica natura. Col favore di replicate osservazioni ne' vari punti della Si- cilia potrassi alla fine stabilire su solida base una teoria che di presente io concepisco, come assai probabile e verisimile, cioè che lo stato primigenio della Sicilia sia stato una serie di isolette calcarle ravvicinate fra loro. È credibile che, col progressivo volgere dei secoli e mediante l'azione di vari fe- nomeni geologici e meteorologici, tra quelle isolette siasi ita formando altra serie di terreni, dei quali il primo a sorge- re fu il gruppo cretaceo , indi il terziario o sopra cretaceo , formato da rocce frammentarie, e che dopo tale formazione mercè il detrito nacquero i blocchi erratici, o terreno dilu- viale e di trasporto, ed il terreno moderno. Esso che si con- serverà nello stato in cui al presente lo veggiamo, finché si manterrà l'equilibrio degli agenti esterni che modificano l'at- tuale crosta del globo, dovette formarsi allorquando terminò la diluviale formazione, così che il gruppo moderno puossi riguardare come una continuazione di quello, formatosi dopo il terziario.

Palermo 2 agosto I8-i2.

Voi.. 1.

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SOPRA UNA NUOVA GIACITURA

CALCE CARBONATA IN SICILIA

(Memoria Il-IUi nella lornata ordinaria dei '■29 dicembre 1844.)

La prodigiosa quantità delia calce carbonata che osservasi in qualunque terreno della scorza solida del nostro globo , diede agio a moltissimi minerologi di studiare non che le svariate sue forme, il modo di sua locale giacitui'a. E queste ultime nozioni non v'ha nissuno che ignori di quale impor- tanza sieno state per indicare accertatamente le cause della sua geognostica formazione.

28 SOPRA UNA NUOVA GIACITURA

Piacemi qui discorrere intanto della giacitura di un tal mi- nerale sullo zolfo : ciò che è stato da me di recente osservato su dei pezzi estratti da una delle zolfatare, delle quali il no- stro suolo va ricco.

Varie sono le forme cristalline proprie del calcano che in- crosta lo zolfo : vi si osserva allo spesso il dodecaedro a triangoli isoscili, non che il rombo, con i clivaggi e gli an- goli della sommità inclinati sugli spigoli a gradi 78, 30 mi- nuti primi, e coi diedri a 101" 30'. Per tale geometrico ca- rattere puossi paragonare alla tavola 3 figura 16 del Beudant. Apparisce inoltre sebben di rado in perfetti rombi, cioè con i clivaggi paralelli alle facce , a 105" 5', cogli angoli diedri a Ti" 55'. Numerose in somma sono le modificazioni delle sue forme comechè dipendenti tutte dal rombo che è quella che appellasi primitiva. I cristalli altresì mostransi di varia gran- dezza, e misti ancora con il solfato calcico idrato. Questo a guisa di lamine spesso poliedriche che si possono appellare deformazioni de' cristalli, s'interpone ora agi' interstizi dello zolfo, ora ai cristalli della calce carbonata la quale in questo caso copre in parte lo zolfo, oscurandone le forme che le son proprie.

Sarebbe lungo qui annoverare tutte le forme cristalline della calce carbonata. Io sono intanto d'avviso che istituendosi un diligente esame nel sito ove questo calcarlo si rinviene, po- trassi arrivare non senza molta sorpresa a distinguere buona parte delle numerose forme che i cristallografi hanno finora ravvisato nella calce carbonata.

La maggior parte dei cristalli di calcarlo che incrostano lo zolfo, è degno qui d'avvertirlo, presentansi in aggruppamenti regolari diretti , poiché manifestano il carattere di riunirsi con le loro facce nella medesima posizione relativa , e negli spigoli omogenei della medesima estensione.

Dietro ciò rimarrebbe a conoscersi se la formazione del

DELLA CALCE CARBONATA IN SICILLV. 29

calcarlo sia anteriore, posteriore ovvero simultanea alla esi- stenza dello zolfo: ma poiché lo esaminare una astrusa ma- teria, eccederebbe l' indole di questo mio articolo; soltanto mi farò ad annunziarvi per ora o Signori, come una ben fondata congettura, il calcarlo posteriormente essere stato ingenerato sullo zolfo. Ciò ho potuto rilevare da tutti gli esemplari che ho avuto finora agio di porre sotto la mia speciale disami- na, che incrostati dimostransi di questo ossisale: stimo inoltre che probabilmente non ebbe luogo la formazione d'una tale sostanza che per l'azione delle acque cariche di calcarlo nei geodi dello zolfo, cioè nei punti ove noi troviamo abbondare il calcarlo suddetto.

Se poi volesse paragonarsi la formazione della calce carbo- nata con quella del gesso , della celestina , e dell' aragonite, apparirebbe probabile la simultanea formazione del calcarlo con quella dello zolfo. Ma la sovrapposizione di questo ossi- sale sul metalloide zolfo è ciò, ripeto, che le mie ricerche mi han fatto a preferenza determinare.

Or questa nuova giacitura della calce carbonata di che ho fatto cenno è osservabile nelle ricche zolfare della provincia di Girgenti , ad una certa profondità , e massimamente nei geodi delle rocce che contengono lo zolfo di perfetta purezza.

Palermo 20 settembre 1843.

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NUOVE FORME CRISTALLINE

ALCUNI MINERALI DI SICILIA

(Memoria comunicata in dicembre 18A'i.

1. ZOLFO.

Lo zolfo che trovasi abbondantissimo ne' terreni ammonici o secondari della Sicilia, e con ispecialità nella marna gessosa bleìi, per le numerose forme cristalline che presenta, ha in ogni tempo destato le incessanti ricerche degli orittognosti deside- rosi di apprezzare scientificamente le varie modificazioni dei suoi poliedri.

Ma dopo molte indagini si discopriva che la forma primiera

oi NUOVE FORME CRISTALLINE

di questo minerale si è appunto l'ottaedro a base romba con gli angoli di 106» 38' e di Si° 58' ne vari piani d una me- desima sommità, e di MS" 17' per ogni faccia della sommità sulle altre, comunque esse sieno semplici o modificate.

Però avviene spesso che gli ottaedri di una forma seconda- ria, mercè d'una regolare modificazione, fan passaggio al do- docaedro ed al prisma, o ad altre forme affini, comechè tutte si generino dalla cennata già primitiva.

La monografia del chiarissimo prof. G. Maravigna riuni- sce un numero prodigioso di queste forme cristalline, descri- vendo le quali ei seppe assegnare i caratteri di alquante nuo- ve varietà non riportate dai suoi predecessori.

In questi ultimi tempi fra alcuni saggi estrattine dalle ricche miniere della provincia di Girgenti, mi si è presentata la fe- lice occasione di scoprirne quattro forme, che per quanto io sappia , non sono state descritte finora da nessun minero- logo , e che io credo potersi diagnosticare coi seguenti ca- ratteri.

1. Ottaedro a base romba, spuntato e smarginato secondo le creste delle due basi, e spuntato negli angoli solidi supe- riori ed inferiori, v. fig. 1.

2. Ottaedro a base romba allungato , cuneiforme , tagliato nella cresta superiore ed in quattro creste laterali opposte due a due, V. fig. 2.

3. Ottaedro bibasico troncato nelle creste, ed indicanti l'u- nione delle due piramidi, v. fig. 3.

4. Prisma troncato da più piani, e smarginato, v. fig. 4.

2. GESSO, O SOLFATO DI CALCE IDRATO.

Questa roccia, la quale quasi sempre in Sicilia accompagna lo zolfo la marna calcarifera ed argillosa , si trova ancora nei terreni d'un' epoca più recente del secondario. Si cristal-

DI ALCIM MINERALI DI SICILIA. 33

lizzo ordinariamente in tavole romboidali spuntate di vario modo sui bordi, generate dal prisma obliquo romboidale che appresenta la base inclinata all'asse circa 113" 67', è divisi- bile con faciltà in foglie lisce e lucenti paralelle alle due facce laterali.

La forma che io reputo non descritta, si può classificare fra le prismatiche con la seguente caratteristica.

Prisma retto esagonale tioncato, v. fig. 5.

3. CELESTINA O SOLFATO DI STRONTIANA.

In gran copia nella parte superiore dei terreni ammonici, si rinviene la celestina che a gran tratti si associa col gesso, e lo zolfo: le varietà cristalline descritte dal lodato professor Maravigna, e da altri mineralogisti non includono le forme nuove che io qui offro alla speciale disamina dei dotti.

Il prisma romboidale si è appunto la forma primitiva per- tinente a questa specie di minerale, la quale forma si troverà di leggieri modificata in ottaedro allungato, in varie guise, ma che poi è suscettibile di ridursi in prisma diritto rom- boidale di circa 104" 30, e 75" 30'.

Dopo esatte ricerche cristallografiche da me istituite sulla nostra celestina mi è toccato ritrovare le forme qui appresso descritte.

1. Tetraedro semplice o pure spuntato regolarmente verso l'estremità, v. fig. 6.

2. Prisma esagonale troncato obliquamente da due piani che s'incontrano secondo la diagonale dell'esagono di base, v. f. 7.

3. Prisma romboidale tagliato obbliquamente da due piani che non s' intersecano secondo la diagonale della base del pris- ma, ma paralellamente ad essi, v. fig. 8.

i. Prisma romboidale terminato a cuneo, e spuntato nei due angoli solidi teti'aedri, v. fig. 9.

Voi.. 1. 5

54 NUOVE FORME CRISTALLINE

È da avvertire infine che sebbene la descrizione di queste, quali che sieno nuove forme cristalline di minerali siciliani da me esposte, sieno mancanti di calcolo geometrico, ciò si deve all' assoluta deficienza di esatti goneometri. Però è fuor di dubbio, che se queste forme verranno riputate nuove dai cristallografi, avrò io avuto il piacere di avere arricchito la scienza di alquante specialità utili al suo avanzamento.

Palermo 10 giugno 1844.

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ESPOSIZIONE

MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

DEI DINTORNI DI PALERMO

DI PIETRO CALCARA

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VICE SEGRETARIO DELLA P SEZIONE, DOTT. IN MEDICINA, l'ROF. SOSTITCTU HI MINERALOGIA E GEOLOGIA NELLA n. CNIVKRSITA' DEGLI STUDJ DI PALERMO E SOCIO DI VARIE ACCADEMIE BC. EC.

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CENNO GEOGNOSTICO E GEOLOGICO

DINTORNI DI PALERMO.

La pianura di Palermo che coronata da monti qucà e interrotti da piccole \alli, apresi in ampio amenissimo teatro, viene, per quanto io mi sappia, costituita dalle tre specie di terreno dette dai geologi d'alluvione, terziario, e secondario

guirassico.

Il terreno d'alluvione fluviatile che chiaro si manifesta agli occhi dei riguardanti nei siti bassi ed avvallati, nelle sponde

A CENNO GEOGNOSTICO E GEOLOGICO

dei fiumi, in Balda a Billiemi , ai Colli a S. Ciro, vicino Musica d'Orfeo, ai Ciaculll, risulta da piccole masse mobili composte di ciottolini calcarei e di psammite, in mezzo a cui spesso si scorge qualche corpo organico nello stato di sub- fossilizzazione. Da per tutto ovunque volgasi lo sguardo si incontrano i più marcati segni del detrito.

In questo terreno di alluvione fluviatile sembrano avvolte le brecce ossee di Billiemi e di Maredolce, fatto degno d'os- servazione che tempo fa è stato da me diligentemente illustra- to (1).

A questi moderni terreni d' alluvione quelli stan sotto di origine più antica ai quali dai recenti geologi il nome si d'antiche spiagge e di deposito di conchiglie sollevate. Si esten- dono essi di lungo in largo per tutta quasi la pianura di Palermo, compongonsi d' argilla calcarifera e di tufo calcareo conchigliare, presentansi ora riuniti, ed ora isolati, e così alter- nandosi, e taluna volta riunendosi al terziario tritoniano. Van- no sino alle falde dei monti, ed alle sponde del mare.

Varia è però la consistenza del tufo calcareo, la cagione di che è da riferirsi alla sua maggiore o minore antichità, alle mutabili e frequenti vicende degli agenti meteorologici . alle condizioni dei luoghi ove giace.

Fra le sue varietà molte si destinano alle costruzioni. Una sopra le altre vuoisene ricordare quella AtW Acqua dei Cor- sari la quale composta di ciottolini silicei, o qualche volta calcarei, somiglia mollo alla pudinga ed è così dura e resi- stenle da poter servire ad uso di mola. Il tufo calcareo conchi- gliare conosciuto sotto nome di pietra AeW Aspra è più are- noso e quindi meno compatto e meno duro del primo. L'istesso tufo calcareo conchigliare ci presentano le falde del monte

(1) Calcara Osservazioni geognostkhe sulle ossa fossili di Mare-dolce e Billiemi. Gior. r Osservatore, prima serie, fas, 1 2 e 3.

SUI DTNTORM DI PALERMO. 5

Pellegrino, se non che esso, di formazione più recente di quello che in altri siti s' incontra di questa pianura , è più arenoso e più friabile ancora. È da deplorarsi che non sia generalmente introdotta la macchina di pressione usata dagli architetti francesi per cui si possono a calcolo matematico rilevare i vari gradi di resistenza dei tufi , e la preferenza a dar loro nelle varie costruzioni. Molti e svariati sono i resti organici che in questi tufi rinvengonsi, tra i quali le ossa fossili del Mastodonte (1), un gran numero di conchiglie di zoofiti ed echini (2), calcinate alcune, altre pietrificate, altre ben conservate. Vuoisi qui non preterire trovarsi diìFicarazzi^ in ^"o- lunto^ in Altavilla ed altrove, depositi argillosi di larga esten- sione formati dalla sopradetta argilla calcarifera conchigliare, entro la quale, le conchiglie che s'incontrano differenti non sono gran fatto da quelle dei tufi.

Seguendo il sistema paleontologico del Leyl i depositi ter- ziari tritoniani si possono riferii'e a due maixati periodi, cioè al tritoniano Miocene ove i resti organici sono in maggior quantità pertinenti a specie perdute, ed in Pliocene ove so- vrabbondano le specie viventi nei mari d'intorno.

Signoreggia finalmente nel suolo di Palermo il calcareo com- patto di color grigio d'epoca secondaria al quale si il sopra- nome di giurassico. È compatto, lamelloso, contenente nell'in- terne sue cavità dei piccoli cristalli di spato calcareo, e sce- vro, se quello si eccettua di monte Gallo, di resti organici fossili.

Tra i componenti chimici del paese che descriviamo oltre alla calce carbonata si trova la magnesia carbonata, la quale sembra prevalere come principale elemento.

(1) Calcara Di alcune ossa fossili di Mastodonte . rinvenute nella contrada d'Acqua dei Corsari. Effeni. Scien. e Lett. n. 75.

(2) Idem, Memoria sopra alcune conchiglie fossili riniemtte nella contrada d' Alta- rilta. Palermo 1841.

6 CENNO GEOGNOSTICO E GEOLOGICO

In monte Cuccio vicino le Quattro-aje esiste quella terra purgativa tanto celebrata dagli antichi sotto nome di terra di Baida, e creduta solforosa dal Boccone, la quale non è altro che la dolomite terrosa. Osservasi anco il ferro idrato nel me- desimo monte Cuccio, nella collina di J^iW Abate ^ ed in altri punti di questo suolo.

mancano gli scisti marnosi le psammiti i macigni i quali si distinguono sopratutto vicino il fiume della Porcara^ dietro la montagna di Misilmeri^ a Buonriposo e sotto monte Cuc- cio, né le agate i diaspri la selce piromaca, la ftanite i quali più si fanno vedere nella Scala del Mezzagno, nel monti- cello della Grazia ed alla Favara tra CiacuUi e Vili' Abate, minerali tutti che danno chiaro indizio della transizione tra le formazioni secondarie e quelle d'origine più recente, vale a dire tra i tufi conchigliari e la calce carbonata delle mon- tagne. Però giacciono o sulle falde di esse o su delle piccole collinette.

Per tanto ove pongasi mente alla natura dei monti, alla giacitura del suolo, al calcarlo, allo scisto, alla psammite, ai tufi, all'argilla, all'arena, alle conchiglie ec, di cui esso è com- posto chiaro apparisce questo amenissimo anfiteatro essere sorto dal mare. E di vero il calcarlo giurassico considerato dal basso sino alle più alte cime dei monti, forato si presenta, e pieno entro i suoi fori d'un gran numero di litodomi. Singolaris- sima è poi r analogia che si osserva e nella stratificazione e nell'andamento di questi monti con quei di Cefalù, delle Ma- donie, di Taormina, nei quali in grande numero s'incontrano le conchiglie nello stato di fossilizzazione. Per le quali con- siderazioni siamo indotti ad opinare che questo calcarlo giu- rassico sia esistito pria nell'acqua nei suoi elementi disciolto, che siasi assai lentamente poi consolidato, e lunghissimo tempo dimorato sotto la superficie dell'acque, da dove in fine pel naturale loro ritiramento sia sorto sull'orizzonte.

SUI DINTORNI DI PALERMO. 7

Quanto alla fertilità naturale, che la rende propria alla col- tivazione, può la campagna di Palermo in quattro distinte va- rietà essere considerata.

La prima è la terra da bosco la quale sovrabbonda nei monti di S. Martino e Abate, nel bosco di Chìarandà ed in altri simili luoghi selvaggi. È questo \ humus degli agronomi, la quale da un miscuglio risulta di sostanze vegetabili decom- poste, e d' una piccola porzione di terra.

Sieguono le terre cretose, prodotte dalla decomposizione della marna, il cui elemento predominante è la silice combinata con una certa quantità d' allumina e di calce. In gran copia ed ampiamente si estendono queste per la Porcara, vicino Mi- silmeri, ai Colli, vicino il monte Billiemi, ed in luoghi dove sia deposta alcuna massa terziaria come alla Vaddunaria.

Alla terza varietà è da riferirsi il terreno fluviatile e quello sabbionoso e marittimo che largamente si estende per le spiagge di Mondello di Sferracavallo e AtW'Jrenella. Risultan questi da moltissimi ciottolini silicei, o talvolta calcarei; e sono vol- garmente chiamati, terreni caldi, perciocché l'acqua non vi dimora un istante. Potrebbero meglio appellarsi aridi.

La quarta Aarietà è il terreno sabbionoso argilloso, il piìi ferace della campagna di Palermo. Componesi di un mescuglio di sabbia e d'argilla, e dove questi due elementi s'incontrano in eguale proporzione, ivi la vegetazione è nella più florida condizione. Di tal natura sono la massima parte dei terreni di Misilmeri, Abate, Ficarazzi, e pochi della Bagaria e dei Colli.

Le acque sono abbondantissime nei dintorni di Palermo. Il fiume Greto che scaturisce sotto il Parco, le sorgive della Fa- \ aia. dei Ficarazzi, di Bocca di Falco, Maredolce ed altre, ir- rigano una gran parte della nostra pianura ed alimentano non poche ricche piantagioni.

F noto che esse come quelle dei numerosi pozzi che s'in-

8 CENNO GEOGNOSTICO E GEOLOGICO

centrano dappertutto sono di ottima qualità e salutari, e che contengono molto carbonato calcareo. In fatti permeando at- traverso le grotte ed i monti calcarei generano le stallattilidi. L'acqua dei pozzi di Vili' Abate è magnesiaca e quasi termale, e quella dell' Jcqua santa contiene del solfato di magnesia, ed è per sifatta qualità che è purgativa ed amara.

Questo cenno geognostico che ho creduto necessario pre- mettere alla mia malacologica esposizione, mostra dovere ab- bondare non poco di molluschi i circondari di Palermo. Che se la popolazione e l'agricoltura d'una grande città non ne di- struggessero incessantemente quelle specie che sono nocive alle piante o che si destinano a cibo dal basso popolo pochi luoghi potrebbero vincere le nostre campagne, per copia di molluschi.

In fine, non è qui il luogo di dire delle abitudini di al- cuna o più specie di questi animaletti, ma in un cenno geo- gnostico mi pare doversi osservare, che taluni elici, e precisa- mente la ritirugìs Menke, forano le pietre calcaree. Questo fenomeno , par che dipenda da un' azione elettro-magnetica , che si svolge dalla superficie di questi molluschi, che è ca- pace di scomporre e corrodere le rocce calcaree ove si nas- condono. I fori infatti che si trovano nelle nostre montagne, in parte son cagionate dai litofagi , in parte dagli elici. Le rocce calcaree di Billiemi, monte Pellegrino e Abate, mostrano a preferenza di questi forami.

\

k

GASTEROPODI.

Fam. CALITTRACEA. Limr.

AyCYLVS. Ge>. Geof. AnXTLCS FIDVIATILIS. MuLLEB

A lesta conoidea, mucrone certicis excentrico: apertura ovata.

Mailer verm. p. 201, n. 36. Phylip. Enum. Moli. Sic. p. UO. Id. v. 2, p. 93. Pfeiff. p. 107, t. i, f. ti. Mandralisca Cat dei moli, ter, e lluv. delle Ma- Drap. Moli. p. 42, pi. 2, f. 23 il. doDie ec. p. 9.

Mich. Compi, p. 90. Patella fluvialilis. Gmel. p. 3711, n. 98.

Lamk. .\nim. sans vert. v. vi. ì pari., p. 27. Patella cornea. Poir. Prod. p. 101, n. 2.

Brard p. 200. Ancylus ripoTius. Desm. Nouv. Bull, des scieii.

Tori. n. 125. 18U, p. 19, pi. 1, f. 11. Bnillet. p. 73.

Var. I, testa lateribus campressa. A. linei. Biv. f. Nuovi molluschi ter. e Quviat. p. 4, var. 2, t. glabrata, var. 3, t. longitudinnliter striata, var. 4, all>o- lornea, var. o, ulbo-caerulea.

Trovasi comunissimo nel beveratoio sopra il convento di Balda, ed in quello presso la montagnuola di s. Isidoro, ed al fiume Greto.

VOL. I. 2

10 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Lunghezza 4 linee e mezza, larghezza 3 ed un terzo. Volg. Palcddn a fini- ridduzza.

Pam. LIMACEANA.

LIMÀX. Gkn. Drap. ^

1. LlMAX SCIICLTZII. BlV. F. 0

L. carpare nigricante, silicata; clypeo clangalo; cauda calcala; testa arata-oblonga. tenui, planulata. l'ix convexiuscula.

llìv. f. Le tre specie di Parmacelle ec. p. 5. Parmacella virescens. Schult. in Philip, op. cil.

p. 125 t. vili, f. 2. Idem voi. 2, p. 101.

Var. carpare minori, fere castanco. Biv. f.

Si trova sul monte Cuccio sotto le pietre. La descritta varietà rinviensi nelle

sponde del fiume Greto, e nel bosco di Rebbuttone.

Lunghezza 2 pollici e mezzo. Volg. Mammaluccu niuru.

2. LlMAX MGRICANS. ScUULZ

L. carpare cinerea, vel griseo, rei fusco, ì^el nigra, clypeo punctato-crispato, macHlii qualrilatera, dorso carinata, sulcata; testa irregulari, crassa, rugosa planulata.

Limax marginatus. Drap. p. 103. Mullcr Hist. verm. p. 10.

Biv. f. op. cit. p. 6, 7. Blainv. Dici. p. 430.

Parmacella nigricans. Schultz in Phylip. op. Limax cinereus. Gmel. , Sjsl. nal. pag. 3102. cit. p. 125, t. vili, f. 1. Idem V. 2, p. 102.

Var. 1, albo, var. 2, nigra.

Comune nei giardini e sulle montagne come p. e. di monte Cuccio e del- l'Abate, la varietà seconda fu trovata dall' egregio signor bar. Andrea Bivoua nel bosco di Rebbuttone.

Lunghezza 3 pollici e mezzo. Volg. Mammaluccu biunnu, a hiancu.

3. Ll.MAX VARIEGATUS. DrAP.

L. carpare magno, lutcsccnte, fuscoque variegato , pede lutea, marginibus croceis; ten- laeulis inferìDrihus decoloratis , superioribus alba-caeruleis , clypeo brevi postice ro- tundato; testa ovato-oblonga, tenuissima, planulata, versus apicem subincrassata.

Drap. Hist. p. 127, n. 9. Parmaeelìa variegata. Phylip. op. cit. p. 125.

Biv. f. op. cit., p. 9. Limax umbrosus. Idem voi. 2, p. 102.

Turi, sj'st. nat. voi. S. p. 73. Limax flavus-maculaliis. L. Faun. suec. p. 365 Blainv. Dici. I. 26, p. 430. n. 1280.

Barbut. gen. ver. pi. 3, f. 4.

Abita da per tutto dentro gli acquidotti.

Lunghezza 4 pollici. Volg. Mammaluccu di yiarra d'acqua.

DEI DINTORNI DI PALERMO. H

TESTACELLA. Gen. Faubb Biqcet. TeSTACEIIA UALIOTIDEA. FjVRE BlGVET

Test, tcfita minuta, externa, subauriformi, apice obsolete spirata; apertura amplissima orati, obliqua, effusa, labio sinistro involuto.

Faur. Big. Bull, dcs scien. num. 61. Tcsfacc/fa europea. DeRoissy. Buff. de Moli. t. .■>.

Drap. Moli. p. 121, pi. 8, f. 43. Plivlip. voi. 2, p. 216.

Daudeb. mélh. conch. p. 40. Mandr. nota di talane specie di Moli. p. 10. Cuvier .^nn. du Mus. 5, p. 440 pi. 29, f. 6, 7.

Abita sotto monte Cuccio.

Lunghezza 3 linee e mezza, larghezza 2 ed un terzo. Volg. Tistacetla.

riTBINA. Gen. Drap. VlTRINA ElONGATA. DrAP.

V. testa parva, tenui, flavo rufescente, subauriformi, depressa, spira brevi, superne ter- minata, ultimo anfractu maxima; apertura magna ovato-elliptica obliqua, labio in- voluto.

Drap. Moli. p. 120, pi. 8, f. 40 42. i7e;ico;imaxe;o»!gafa.Fèr.His.desMoll.pl.9,f.l.

Lamk. Anim. sans. veri, denx ed. t. 7, p. 729. Mandralisca cat. cit. p. 12.

Pfeiffer Sjst. anord. p. 48, pi. 2, f. 3. Tesiacella Siculo. Biv. f. op. cit. p. 6.

Abita alle sponde dell' Oreto vicino il ponte della Grazia, presso Boccadi- falco accanto la fonte, sotto la raontagnuola di s. Isidoro, ai Colli vicino la Casina del Duca Sammartino.

Lunghezza 2 linee e mezza, larghezza circa 1 linea e mezza. Volg. Babbalu-

ceddu.

Fam. ELICEA. Lamr.

HELIX. Gen. Lin. Lauk.

1 . Heiix planospira. Lamk.

H. testa orbiculato-depressa, subtus convexa, umbilicata, glabra, corneo-lutescente; spira plana, ultimo anfractu fascia castanea rufo-marginata, cincia, labro margine reflexo, albo.

Lamk. Anim. sans. Tcrt. denx edit. t. 7, p. 286. Desh. Encyclop. mélh. vers. t. 2, p. 212, n.l3.

Calcara Cat. dei moli. ter. e lluv. di Termini, Phjlip. op. cit. p. 130.

nel cenno topografico p. 23. H. jonafa. Daudeb. Hisl. des Moli. n. 165, pi. 68.

Poli test. t. 3, pi. 53, f. 35, 36. H. macrostoma. Muhlf.

Mich. compi, a Drap. p. 35, n. 50, pi. 14, f. 3, 4. Phylip. voi. 2, p. HI.

Payr. cat. p. 98, p. 198.

12 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUMATILI

Var. 1, testa lonijìtudinalitcr striata, var. 2, albo-flava, var. 5, flavo-corma, \ ar. 4, cornco-coeridea, var. 5, corneo-virescente, var. 6, castaneo- fulva, albo-fa- sciata, var. 7, apertura solida.

Abita nelle sponde del Mmn Greto, in monte Cuccio, ed in luoghi piani ed umidi.

Diametro un pollice e 10 linee. Volg. Oricchiu di Judeu.

2. Helix calcarae. ^iiàdas, e Mag.

H. lesta orbiculato-subdepressa, umbilicata, tenui, pellucida, cornea, spira obtusa, labro simplici, acuto.

Aradas e Maggiore Calai, p. 85, \. atti dell'Acc. Phjlip. voi. 2, p. 218.

Gioenia, Mem. 3. H. Maurolici. Benoit, Rie. malac. p. 8. f. 3.

Iletix olivetorum. Gmel. valde affinis, sed miniti umbilicata, unicolore, apertura ovato-oblonga, et ab H. fuscosa, testa laevi. Abita sul monte Cuccio verso l'altura. Diametro un pollice e 5 linee. Volg. Babaluciu cu l'armali turcliinu.

3. Heiix cellaria. Muller

H. testa orbiculato-convexiuscula , subplanata , umbilicata , tenui, pellucida , tenuiter striata, supra pallide cornea, subtm lactea, labro simplici, acuto.

MuUer Verm. p. 28, u. 230. Mandralisra Cai. eit. p. 20.

Daudeb. Hist. des Moli. n. 212. H. nitida. Drap. Moli. pi. 8, f. 23 a 25.

Calcara Cai. cit. p. 23. H. nilidula. TtTip.yar. testa minore fì.S.f. -21, ìì.

Pfeif. Syst. anord. p. 42, pi. 2, f. 29, 30. H. nitens. Alien. Sjst. p. 58, pi. 5, f. 10.

Desh. Encycl. méth. vers. t. 2, p. 214, ii. 20. H. lucida. Des Moul. Cai. des cog. p. 11, n. 20.

Phylip. op. cit. p. 131. Idem voi. 2, p. 108. Tart. Man. p. 56, n. 39, pi. 4, f. 31).

Abita nei luoghi umidi di Mare-dolce, sulle sponde dell' Greto, in Carini e presso Sampolo.

Diametro 6 lineo. Volg. Babbaluciu furchinu d'acqua.

4. Helix nitida. Muller

H. testa orbiculato-depressa, umbiculala, tenui, pellucida, minulissimr striata, t-ornen- fusca, labro simplici acuto.

Muller ver. p. 32, n. 234. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 86.

Daudeb. Hist. des moli. n. 218. H. nitens. Gmel. p. 3633, n. 66.

Pfeiff. syst. anord. p. 35, n. 14, pi. 2, f. 14. Mich. Compi, a Drap. p. 44, pi. 15, I. I, 5.

Lamk. anim. sans veri, deus edit. p. 293. H. lucida. Drap. moli. pi. 8. f. 11. 12.

.\bita sebbene di rado nei luoghi umidi di Mare-dolce. .\n. specimin. /uvc- nis. Helix celiarla. Muller"? Diametro 3 linee.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 15

5. HeIIX STRIOIATA. PfEIFF.

H. testa orbiculato-depressa , late umbilicata, eleganter striata, corneo-fusca, immacii- lata; apertura oi^ato-depressa, labro simplici.

Pfeiff. V. 3, p. 28, t. 6, f. 8. H. flavidula. Ziegl.

Phylip. op. cit. p. 129. Phylip. voi. 2, p. lOG.

Mandralisca Cai. cit. p. 21. H. filograna. Villa in Ut.

Abita nelle falde di monte Pellegrino, all' Uditore, e presso le sponde del- l' Oreto.

Diametro 5 linee.

6. Helix striata. Drap.

H. testa globoso-depressa , conoidea vel planuìata, subtus convexa, umbilicata, argute striata, albida ad peripheriam subwngulala, rufo-fasciata, labro simplici.

Drap. Moli. pi. G, f. 18 a 21. Phylip. op. cit. p. 132. Idem v. 2, p. 109.

Poir. Prodr. p. 73, n. 8. Mandralisca Cat. cit. p. 16.

Brard Hist. des moli. p. 3S, pi. 2, f. 5 , 6. Helix intersecta. Poir. Prodr. p. 81 n. 16.

Daudeb. Hist. des moli. n. 278. Mich. Comp. a Drap. p. 30, pi. li, f. 33 3i.

Monteg. Brit. zool. l. 2, f. 11. Bouill. Cat. des cog. de la Auv. p. 35.

Desh. Encycl. méth. vers. t. 2, p. 222, n. 41. /Tedx oam/iditto. Daudeb. Ilist. des moli. n. 279.

Idem Exsped. de Morèe moli. p. 161, n. 235. Helix caperata. Turt. Man. p. 42, n. 32, pi. 4,

Lamk. Anim. sans vert. deux ed. v. 3, p. 295. f. 32.

Var. ì , testa subgtobosa, var. 2, t. magis depressa , var. 3 , t. striis obsoli'- /(.s, var. 4, t. striis magis imprcssis, var. li, alba, var. 6, albo-flava, var. 7, albo-sordida, fusco-caslanea, aut fulvo-viaculala, var. 8, fascis pluribus mox in- Imiptis aut confluentilms , aut evanescentibus, mox una fascia cincta.

Abita nelle sponde dell' Oreto presso i luoghi umidi della Favara, nel lit- torale;la varietà prima trovasi quasi esclusivamente nei luoghi incolti dell'Aspra sotto il monte Catalfano e Carini.

Diametro G linee. Volg. Babbaluccddu xlriatu.

7. Helix vauiabilis. Drav.

H. testa orbiculato-conoidea, umbilicata, tenui, albida , subfasciata, fascis rufo-fusris: spira subconica, apice fu^ca, labro simplici, margine interiori rubro.

Drap. Moli. pi. 5, f. 11, 12. Phylip. op. cit. p. 132. Idem v. i. p. 109.

.Mich. compi, a Drap. p. 16, n. 14. Idem Cat. .Mandralisca Cat. cit. p. 14.

des test. d'.Alg. p. 5, n. 10. Calcara Cat. cit. p. 24.

Desh. E\p. de Morée .Moli. p. 162, n. 2iO.Idem //. virgata. Turi. .Man. p. 40, pi. i. n. 31.

Enc\flop. méth. vers. t. 2, p. 23Ì-, n. 70. //. siihnll/iila. Poir. Prodr. p. 83, n. ts. l.anik. Anim. sans veri. deu\ edil. p. 2S9.

14 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Vai'. 1, alba, \ar. 2, albo-castanea, fusco- fasciata, ^av.Z, alba, f alvo- fasciala. Abita nelle sponde dell' Oreto, all'Abate e nelle falde di monte Pellegrino, trovasi molto frequente. Diametro 7 linee. Volg. Babbaluceddu sciuriatu.

8. Helix CESPiTUM. Drap.

H. testa orbiculato-convexa, sub-depressa, late umbilicata, tenuiter striata, alba aiit In- tescente, fusco-fasciata; spira sub-prominula, labro simplici.

Drap. Moli. p. 6, f. li, 15. IT. faseiolata. Poir. Cog. prodr. p. 79. n. l.>.

Desìi. E\pèd. de Morée moli. p. 163. ii. 240. Phjlip. v. 2, p. 109.

Poli Tesi. t. 3, p. .53, f. 37, 38. Mandralisca Cai. cit. p. 14.

Mich. Cai. des lesi. d'Alger. p. 3, n. 4. Calcara Cai. cil. p. 24.

Lamk. Anim. sans. Tert. deux edil. v. 3, p. 289. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 83.

n. ericétorum. PfeilT. l. 2, f. 23.

Var. 1, alba, var. 2, alba caslaneo-fusca fasciata, var. 3, alba fulvo-fasciata. Abita in vicinanza del fiume Oreto, all'Abate, e nelle falde di monte Pel- legrino ove trovasi comunissima.

Diametro 1 pollice. Volg. Babbaluciu tatinu.

9 Hei.ix ericétorum. Muller

II. testa orbiculato-depressa . tate, umbilicata, striata, albido-rufa , avt fusco-fasciata, labro simplici.

Muller Verm. p. 33, n. 236. Phjlip. op. cil. p. 133.

Drap. moli. pi. 6, f. 10. Mandralisca Cai. cil. p. 15.

Turi. man. p. 54 n. 37. pi. 4, f. 37. Calcara Cai. cit. p. 24.

Desh. Encyclop. mèi. Ters. t. 2, p. 215, li. 23. Aradas. e Mag. Cai. cit. p. 82.

Idem E\péd, de Morée. Moli. p. 163, n. 241. H. cespitum. Pfeiff. pi. 2, f. 24, 25. Lamk. Anim. sans. veri, deux ed. V. 3, p. 190.

Var. I, alba, var. 2, alba castaneo-fmca fasciata, var. 5, major, var. 4, mi- nor, var. 5, labro albo atit fusco violaceo.

.Vbita nei luoghi coltivati presso il fiume Oreto.

Diametro 6 a 7 linee.

Fossile, nel tufo calcareo d' alluvione fluviatile d'Altavilla.

10. Helix carthusiana. Drap.

H. testa orbiculato-convexa, depressiiiscuta , perforata, glabra, pellucida, alba, a\tt (jriseo- cornea, spira brevi, labro margine subreflexo.

Drap. moli. pi. 6, f. 33. Lamk. Anim. sans. veri, deux edil. v. 3, p. 290.

Mieli. Cai. des tesi. d'Alger. p. 6, n. li. Plijlip. op. cil. p. 131. Idem Tol. 2. p. lofi.

Daudeb. Hist. des raoU. u. 258. Mandralisca Cai. cil. p. 15.

Turi. man. p. 30, n. 26, pi. 3, t. 26. Calcara Cai. cil. p. 23.

Desh. Encyclop. mèi. vers. l. 2, p. 226, n. 58. H. cantiaiia. Mout. test. Brit. p. 422, pi. 2:1, f. 2.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 15

Var. i, (està major, var. 2, t. minor, var. 3, anfraclibus elevalis, var. 4, an- fraclibiis magis depressis, var. li, alba, var. 6, albo-flava, var. 7, cornea.

Abita in generale presso i luoghi umidi, come nel fiume Greto, alla Por- cara, e presso il Parco.

Diametro 8 a 9 linee. Volg. Babbalucht scurii.

11. Hf.lix Olivieri. Mica.

H. testa orbwulato-convexa, depressiuscula, cornea, pellucida, nitida, perforata, l'ima umbilicali per angusta; anfractibus senis convexis, apertura subrotunda, .labro mar- ginato, intus fusco, extus aìbido subreflexo; apice papillato.

Mich. Compi, a Drap. p. 25. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 94.

Calcara Cai. cit. p. 23. Phylip. voi. 2, p. 105.

Mandr. Nola di lalune specie di moli. p. G.

Var. 1, testa depressa, \ar. 2, l. siibglobosa, var. 3, alba, var. 4, albo-cornea, var. 3, corneo-fusca. Abita a S. Ciro, al fiume Oreto ed in quello della Porcara ec. Diametro 5 in G linee. Volg. Babbaluciu d'umilu.

12. HeLIX CRISTALIINA. MvLLER

lì. testa minima, perforata, depressa; candida, nitida, laevigata, diaphana, labro sim- plici.

Mullcr Verm. t. 2, p. 23, n. 223. Goup. Hist. des moli, de la Sartha p. 24, ii. Ih.

Drap. Moli. p. 118, ii. 56 pi. 8, f. 13 a 20. Lamk. Anim. sans. veri, deus edil. t. 3, p. 299.

l'cr. Prodr. p. 41, n. 223. Mandralisca Cat. cit. p. 22.

Pfeifl'. Sjst. anord. p. 46, pi. 2, f. 36. Aradas, e Mag. Cat. cil p. 91.

Turi. Man. p. 258, r. 4, pi. 4, f. 42. Phylip. v. 2, p. 108. Mieli, compi, a Drap. p. 46, n. 79.

Abita presso il fiume Oreto, sul monte Cuccio, a monte Pellegrino in vici- nanza del santuario, ed a Carini. Diametro 2 e mezzo. Volg. Babbaluceddu cristallinu.

13. HeLIX PIILCIIEI.I.A. MlLLER

H. testa minuta, orbicithilo-depre.i.ia, timbilicata, alba, aut cinerea, calde diaphana, la- bro margine cra.^so, albo re/leso.

SluUer verm. p. 30, n. 232. Dcsh. Euevclop. mélh. vcrs. l. 2, p. 213, u. 16.

PfeifT. Sjsl. auord. pi. 2, f. 32. Lanik. .\nim. sans vert. deus edil. y. 4, p. 295.

Drap. moli. pi. 7, f. 30 a 32. Mandralisca Cat. cit. p. 23.

Daudeb. liist. des moli. ii. 273. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 95.

Turi. Man. p. 63, n. 49, pi. 5, f. 49.

16 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Abita nei luoghi umidi di Mare-dolce, nel pantano di Mondello ed al fiume Greto.

Diametro una linea. Volg. Oricchiu di judeu nicv.

14. Helix Brocchi. Calcara

li. lesta depressiusrula, parva, albo-cornea, nitida; anfractibus -2 a 3 cylindraceis, >»- luris excavatis , ultimo, longitudinaliter tenuissime striato, sublus conrexa , qlalira, ìimbiìicata, apertura rotundata, labro si>nplici. [An specim. jurenis?)

Phjlip. V. 2, p. 220.

Abita nelle alture di monte Cuccio, precisamente nel sito denominalo serra della Ciacca, sull' Origanum viride, ed alla Molara. Diametro tre terzi di linea.

15. Helix Desiiayesii. Calcara

H. testa minutissima, sub-conoidea, corneo- fuha; anfractibus quatuor convexiusculis, longitudinaliter elegantissime striato-costulatis, subptus rotundata, late umbilicala, la- bro simplici, acuto.

Calcara , Supl. all'Enum, Mot. Sicil. per ciò ec. H. ZaneIHo? Teiia, due nuove specie di con-

p. 3 e 8. chiglie ec. f. 2.

Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 92. Phjlip. v. 2, p. 219.

Phylip. V. 2, p. 218. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 102.

Abita le sponde dell' Greto, precisamente nel cosi detto ponte di Corleone a Soorcia-denaro, e nelle montagne di S. Martino presso le serre. Diametro un quarto di linea.

16. Helix Parlatoris. Bir. f.

fi. lesta parva, fulvo-fusca, supra plana, punctulata. scabra, .suhtus conrexa, late iim- bilicata, pilosa, apertura subrotundata, labro simplici, atuto.

Biv. f. Nuovi moli. ter. e fluT. p. 15. Rossmasler xi. p. 2, f. 688.

Phylip. V. 2, p. 107.

Var. \, testa parviore, supra convexiusctila, var. 2, anfractibus siibangulalis.

Abita sul monte Cuccio ed in quello di Busambra.

Diametro 3 linee.

17. Helix lenticula. Fèr.

H, testa orbiculata, 'planala, late umbilicala, striata, subptus pallidiore ; apertura se- milunala, labro albo, tenui reflexo.

Fèrr. Prodr. p. 37, n. 154. Mandralisca Cat. cit. p. 22.

Caracolla lenticula. Phylip. op. cit. p, 136. Calcara Cai. cit. p. 24.

Idem V. 2, p. 107. Aradas, e Mag, Cat. cil. p. 96.

DEI DINTORNI DI PALERMO. H

Abita alle falde del Pellegrino, al fiume Oreto, a monte Ciiceio, e presso le Ci'oci a Carini.

Diametro A linee. Volg. Babbatticeddti lintiniusu.

18. Helix conspurcata. Dbap.

II. testa orbicKÌato-convexa, subdepressa, umbilicata, striata, squalide allia, hispidiiln. labro simplici. '

Drap. moli. pi. 7, f. 23 a 25. Mandr. Cai. cìt. p. 21.

DaudoI). Hisl. des moli. n. 277. Calcara Cai. cit. p. 2i.

Pajr. Cat. p. 101 n. 215. .\radas, e Mag. Cai. cit. p. 80.

Desh. Encjcl. méthot. vers. t. 2, p. 217, n. 26. Phjlip. op. cit. p. 133. Idem v. 2, p. lOd.

Lamk. Anim. sans. veri, deux edit. v. 3, p. 295. .\n. H. radiolatae. Andr.

Var. 1, lesta major, var. 2, t. minor, var. 3, alba apice lanlum obsiitriori ver. 4, anfractibus primis fxisco-maculatis, ultimo siibtus obsolete fasciato.

Abita comunemente alle falde del Pellegrino, e neiralture della medesima montagna, all'Abate sugli alberi e sui cespugli, lungo il littorale dell'Acqua dei Corsari, presso le Croci, a Carini ed alla Bagaria.

Diametro 3 linee. Volg. Babbaluceddu sirpiatu wi pocii piiuseddu.

19. Helix rotund.\ta. Muller

//. testa suborbiculata depressa, convexiuseula , late umbilicata, striata, qrisea , aiit rufescente, spira obtusissima, labro si»iplici.

Muller verm. p. 29, n. 231. Desh. Encjclop. mélh. vers. t. 2, p. 223, ii. 48.

Drap. moli. pi. 8 f. 4 7. Lamk. anim. sans. veri. 2 edit. p. 294.

Daudeb. Hisl. des moli. n. 196 pi. 79 f. 2 a 3. Phjlip. op. cit. p. 129. Idem v. 2, p. 107.

PfcifT. Sjst. anord. p. 44, pi. 2, f. 33 34. Mandralisca Cai. dei Moli. ter. e fiuvial. delle Turi. Man. p. 59, ii. 44, pi. 5, f. 44. Madonie p. 21.

Var. testa squalide alba.

Diametro 4 linee.

Abita nei luoghi umidi del ponte della Grazia, e al monte Occhio. Volg. Lin-

liccliiedda.

20. Helix Scuwebzenbachii. Calcara

//. testa minuta, orbieuìatu , tenui pellucida , glabra , curneo-fulra , late umbilicata . anfractibus 3, convexis, ultimo magno infialo, apertura rotundala patula, labro sim- plici acuto.

Calcara Monografie dei Gen. Spirorbis e Sue- Phylip. v. 2, p. 218.

cinea ec. p. 8.

Diametro 1 terzo di linea.

VoL. 1. 3

18 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Trovasi a Bellolampo, nelle sponde dcll'Oreto presso la Guadagna.

21. Helix pignaea. Drap.

H. testa depressa itmbiìicata , sublilissime striata , supra convexiuscula immaculala , corneo-fusca; anfractibus qualuor terelìbus, umbilico patentissimo, labro simplici.

Drap. moli. p. Hi, pi. 8, f. 8 9 10. Mandralisca Catalogo dei molluschi ter. e llu-

Turt. Man. p. 01, u. 4G, pi. 5, f. i6. " vialili delle Madonie p. 23.

Fèrr. prodr. p. 40, u. 200. Calcara Suppl. all'Enum. Mollus.Siciliac cto. p. 3.

Lamk. Anim. sans. veri. 2 edit. p. 299. Phjlip. v. 2, p. 219.

Diametro 1 linea.

Abita a Bellolampo sotto le pietre.

22. Helix Cupani. Calcaka

il. lesta parca , orbicnlato-depressa , corneo-fulva , inferne convexa, late itmbilicala , anfractibus 2 ad 3 , suturis impressis , superficie punclulato-scabra, .<iubpilosa, labro tenui, simplici.

Calcara Cenno topografico dei contorni di Ter- Phylip. v. 2, p. 218.

mini. Appendice.

Diametro mezza linea.

Abita sulle sponde dell'Oreto vicino ponte rotto.

23. Helix Dibenedicti. Calcaka

H. testa parva subglobosa , tenui, glabra , corneo-fusca , subumbilicata ; anfractibus 3 convexis sutura profunda divisis, labro simplici.

Helix Gemmeìlari. Calcara Cenno topograf. dei contorni di Termini. Appendice.

Diametro I quarto di linea.

È reperibile sulle rocce calcaree della montagna che sovrasta Monreale, pre- cisamente nel sito che denominasi Castiddazzu.

Ho dovuto cambiare il nome a tiuesta mia nuova specie, poiché ne esiste un'altra con la stessa frase specifica, pubblicata dai signori Aradas e Maggiore.

Dedico questa nuova specie di Elice al mio amico e collega dottor Onofrio Dibenedetto prestantissimo cultore delle fisiologiche conoscenze.

24. Helix bufa. Drap.

H. testa depressa, tenuissima . subrufa , diaphana , nitida, apertura magna subcircu- lari, obliqua.

Drap. moli. p. 118, pi. 8, f. 26 29. .Mandralisca Cai. dei moli. ter. e fluv. delle

Fèrr. Hist. des moli. ter. e fluv. Madonie p. 3.

DEI niNTORÌNl DI PALERMO. If»

hiaiiK^tro 2 linee e mezzo.

Trovasi al fiume Greto, ed a S. Maria di Gesii nei siti miiidi.

'25. IIelix fulva. Mulleji

H. testa conica-globosa , fulva, imperforata, nitida, fragili, pellucida, cornea, aper- tura depressa, pcristomate simplici.

Jluller Verra. t. 2, p. 5G, u. 249. Heìix Irocltolus. Dìllw. Cat. I. 2. p. 91C, n. (is.

Uinp. moli. p. 81, pi. 7, f. 12 13. Helix rufa. Dillw. C.it. I. 2, p. 925, n. 89.

Pl'eifr. S3SI. aiiord. p. 23, pi. 2, f. 2. Lanik. anini. sans. vert. 2 edit. p. 296.

Turi. Man. p. 61, n. 47, pi. 5, f. 4". ManJralisca Cat. dei mollus. ter. e fluv. delle

Mich. Compi, a Drap. p. 1.5, n. 9. Madoiile p. 22.

ife/ijlror/ii/oimis. Moni. Tesi. Itrit.Concti.p. 35. Calcara Sup. all'Enuni. moli, sicil. p. 3.

Helìx Mandvalìsci. lìiv. f. ISuov. moli. ter. e Phylip. v. 2, p. 217. fluv. p. 16.

Diametro 1 linea ed un terzo.

Abita a monte Cuccio, lungo il fiume Greto, e precipuamente presso Ponte l'Otto. Volg. Babbaluccddu tunnuliddu.

26. HeLIX RtPESTRIS. DKAP.

H. testa globosa, subconica, umbilicata brunnea . pellucida , semistriata , apertura m- tundata, labro simplici

Drap. moli. p. 82, n. 8, pi. 7. f. 7 8 9. Helix umbilicata. Moni. test. Brìi. p. 434, pi. l:ì

.Mìch. Compi, a Drap. p. 15, n. 10. fog. 2.

Fèrr. Prodr. p. 40, n. 201. Lamk. anim. sans. vert. 2 edil. p. 29(1.

Desìi. Encjcl. méth. vers. I. 2, p. 233, 11. 68. Phylip. op. cil. p. 130. Idem v. 2. p. 107.

Turi. Man. p. 60, n. 45. Mandralisca Cai. cil. p. 22.

Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 87.

Var. convcxa.

Diametro i linea.

Trovasi sul monte Cuccio, la varietà presso la Guadagna. Volg. Babbaluceddu

tunnuliddu chi sta attaccatu al li petri.

27. Heiix aculeata. Mvllek

II. testa co7iico-globosa, umbilicata, corneo-fusca, lamellis transversis , spiniferis, acu- leata; anfractibus quatuor, apertura rotundata, labro patuìo, subreflexo.

MuUer Verm. t. 2, p. 81, n. 279. Mandralisca Cat. cit. p. 23.

Drap. moli. p. 82, pi. 7, f. 10 11. Calcara Suppl. all'Enumer. moli, sicil. p. 3.

IIelix spinulosa. Turt. Man. p. 43, n. 33, pi. 4, Phjiip. v. 2, p. 107.

fog. 33. Helix Granatelli. Biv. f. nuovi mollus. ter. e Fèrr. Prodr. p. 42 n. 230. fluv. di Palermo p. 17.

Lamk. anim. sans. vert. i edit. p. 29C.

20 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUMATILl

Diametro 1 linea circa.

Abita al fiume Orato in vicinanza del Parco. Volg. Babbaluccddu spinusu di umidii.

28. Hec.i\ cinctella. Drap-

H. testa orbiculata, subdepressa, imperforata, glabra, cornea, ultimo anfraetii in- rina albo cincto, spira promiriula, labro tenui simptici.

Drap. moli. pi. 6, f. 18. Caracolla albélla. Costa Cat. cit. lesi, p lOli.

Daudeb. Hist. des moli. n. 248. Mandralisca Cat. cit. p. 16.

Desh. Encyclop. méth. vers. t. 2, p. 248, n. 100. Calcara supplimenlo all'Enum. moli, sicil. p. ì.

Lamk. anim. sans. veri. 2 edil. p. 293. Phjlip. v. 2, p. 106.

Diametro 6 linee.

Trovasi al ponte della Grazia. Volg. Babbahiciu girialu.

29. HeLIX PYRAMIDATA. Dlt.iP.

H. testa trochi formi, rolundata, irregulariter striata, alba, basi lata, perforata, aper- tura subdepressa, vertice fusco. obtuso.

Drap. moli. p. 80, pi. 5, f. 6. Mandralisca cai. cit. p. IT.

Mich. Compi, a Drap. p. 12, n. 4. Aradas, e Mag. p. 85.

Desh. Expéd. de morée moli. p. 163, n. 244. Calcara Cat. cit. p. 24.

Férr. prodr. p. 55, n. 298. PhjHp- op. cit. p. 134. Idem v. 2, p. lin.

Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 295.

Var. 1, alba, var. 2, alba fusco-maculata , var. 5, alba (usco-castanea cincta, var. 4, testa depressa.

Diametro 6 in 7 linee.

Abita nei luoghi aridi del littorale, alla Porcara, a Misilmeri, Portella di mare, Abate, Oreto, vicino il lago di Diugoli ed in altri punti.

30. Helix conoidea. Drap.

U. testa parva, conoidea, trochiformi, subtus convexa, umbilicata, alba, fusco-fasciata; anfractibus convexis, suturis imprcssis, labro simplici.

Drap. moli. pi. 5, f. 7 e 8. Helix solitaria. Poir. prodr. p. 85, n. 21.

Daudeb. Hist. des moli. n. 375. Lamk. Anim. sans veri. 2 edit. p. 295.

Blainv. Malac. p. 40, f. 5. Phjlip. op. cit. p. 134. Idem v. 2, p. HO.

Desh. Encyclop. méth. vers I. 2, p. 263, nu- mero 145.

Var. 1, testa parva alba aut castanco-fusca fasciata, var. 2, alba anfractibus superioribus flavo-cinctis , inferioribus rufo-castaneis, longitudinaliter albo-lineatis.

Diametro 3 in 4 linee.

Abita alle falde di monte Pellegrino e presso le Croci. Volg. Trummitedda sciu- riala.

DEI DINTORINl DI PALERM(Ì. 21

31. Helix conica. Dfjp.

//. testa parva, conica, trochiformi, subtus planulata, perforata, striala , alba . linets fitscis cincta, anfraclibus convexis, labro simplici.

Drap. moli. pi. 5, f. 3 a ì. Phylip. op. cit. p. 13i. Idem. v. 2, p. HO.

Uaudeb. Ilist. des moli. n. 303. Aradas, e Mag. Cat. rit. p. 78.

Desh. Encyclop. méth. vcrs t. 2, p. 262, nu- Calcara Cat. cil. p. 2i.

mero lil. Helix Irochoides. Poir. Her. Barb. 2, p. 29.

Lamk. Anim. sans veri. 2 edit. p. 295.

Diametro 3 linee.

Trovasi nelle falde dei monte Pellegrino, ai Colli, nelle campagne di Sani- polo, e delle Croci.

32. Helix elata. Fèrr.

H. lesta elevato-conica trochiformi, subperforata, alba; anfraclibus planatli exquisite slrialis; carina in omnibus prominente, labro simplici acuto.

Caracolla elata. Phylip. op. cit. p. 137, t. 8, MaDdralisca cat. cit. p. 17.

f. 16. Idem V. 2, p. 11). Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 99.

Fèrr. Hist. des moli.

Diametro C linee.

Abita nelle sponde dell'Orcio. Volg. Caracolla nana senza punta.

33. Helix Cabom. Desu.

H. testa conica, clongato-pyramidata, trochiformi, longitudinaliter striata, striis con- fertis sublamellosis, anfraclibus numerosis basi carinatis, carina squamosa, apertura depressa quadrangulari simplici, labro tenui.

Caracolla turrita. Phylip. op. cit. p. 137. t. 8, Desh. Encyclop. méth. ver.

r. 17. Idem V. 2, p. IH. Calcara suppl. all'Enum. moli, sicil. p. 7.

Lunghezza 5 in 6 linee, larghezza massima 4 e mezzo. Trovasi a Malaspina, alle Croci, falde di monte Pellegrino, sponde dell' Greto, a Sferracavallo e Carini. Volg. Caracolla pizzuta.

34. Helix pyramis. Piiyup.

n. testa elevato-conica, subacuta, perforata; anfractibus convexis, sutura profunda di- visis, striato-rugosis , ultimo subangulato, apertura depressa submarginata.

Phjlip. op. cit. p. 135, t. 8, f. 20.

Lunghezza 3 linee e mezzo, larghezza 2 e 3 terzi. Unico esemplare trovato nei dintorni di Palermo.

35. Helix aperta. BonyN

U. testa subglobosa, ventricosa, imperforata, lenuissima, fusco-virenti, anfractibus trans- verse slriatis, apertura ampia, labro simplici acuto.

22 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Born. mus. I. 15, f. 19, 20. Mich. cai. dcs tesi. d'Alger. p. 2, n. 3.

Gnicl. p. 3051, n. 192. Idem csp. de moreé moli. p. 162, n. 237.

Dì11t>. cai. t. 2, p. 946, n. 132. Lanik. Anim. sans veri. 2 edit. p. 281.

Poli test. t. 3, pi. 54, f. 24 25. Phjlip. op. cil. p. 126. Idem voi. 2, p. 103.

HeUjc naticoidcs. Drap. moli. pi. 5, f. 26 27. Mandralisca Cai. cil. p. 14.

Blain. malac. pi. 40, f. 6. Calcara Cai. cit. p. 23.

Desh. Encjcl. métli. vers I. 2, p. 235, n. 73.

Var. 1 , lesta anfractibus rotiiiidalif, var. 2, anfradibus deprcssis, var. 3, testa lenuissima, var. 4, cornco-vircsccnti , var. 5, cornea, var. G, corneo-flavidttla , var. 7, corneo-castanca, var. 8, anfractibus svperioribus (lavidnlis, var. 9, testa ultimo anfractu linea alba cincto.

Lunghezza o linee, larghezza 1 pollice e 2 linee.

Si rinviene da pertutto principalmente nei luoghi piani ed incolti. Volg. Attuppatcddu.

Trovasi fossile nel tufo calcareo di Brancaccio e di altri siti.

3G. HeLI.\ RITIBUGIS. MeNKE

n. testa subglobosa, ventricosa, imperforata, tenui, longitudinaliter rugosa, spira exerta, apertura ampia.

Menke p. 14. Phylip. Knum. moli. sic. p. 126. Idem voi. 2,

E«jp. Coq. p. 2, f. 2. p. 103.

Helix aspersa, var. Rossm. f. 205 296. Calcara Cai. cil. p. 23.

Helix Mazzulìii, Jan. Cosp. mélh. lesi. 1830. Mandralisca Cai. cit. p. 13.

Var. 1, testa magna rotundala, var. 2, spira oblonga, var. 3, rugis obsole- ti, var. 4, rugis undcctis , var. 5, rugis lamellosis crispatis. Helix crispata. Costa Cat. dei test. p. 406, var. 6, alba, var. 7, albo-flavidula, var. 8, flavo- cornea, var. 9, idem castaneo-fusca fasciata.

Lunghezza 10 linee, larghezza ì pollice e mezzo.

Trovasi a monte Pellegrino, monto Cuccio, al Roccazzo, vicino Balda, Pie- trazze e Billienii. Volg. Saura liscia, rucciulusu, o striatu.

Fossile nella breccia ossea di Billiemi , e nel tufo calcareo di monte Pel- legrino.

37. Helix cincia. Moller

H. testa globosula, ventricosa subptus convexa, imperforata , fucescenti . zonis duabus, tribusve fmco-nigricantibus cincia , spira conoidea , longitudinaliter transversimque striata, apertura margine fusea.

Muller Verm. p. 58, n. 251. Poli. test. 1. 3, pi. 54, f. 3, 4.

Desh. Encjclop. méth. vers t. 2, p. 238, ii. 78. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 207.

Idem Esped. de Morée moli. p. 160. Calcara sappi. all'Eiium. moli, sicil. p. 2.

Mich. Compi, a Drap. p. 17. n. 22, pi. 5, f. 2. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 89.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 25

Lunghezza 9 linee, larghezza 1 pollice.

Il chiarissimo proL F. Schwerzenbach mi assicura di aver rinvenuto vari esem- plari di questa specie sul monte Gallo. Volg. Crastuni fasciatu.

38. Helix aspersa. Muller

H. lesta globosa, imperforata, rugosiuscula , griseo-lutescenti , fìammulis fusc.is in zn- nas dispositis, labro margine interiori albo, refìexo.

Muller Vcrm. p. 49, n. 253. Helix grisea. Dillw. Cai. t. 2, p. 'Ji3, ii. 12.

Drap. moli. pi. 5, f. 23. fìelij; variegata. Gmel. p. 3650, n. 190.

Daudob. Hist. des moli. pi. 18, 19, 21. B. fo- Lamk. auim. sans veri. 2 edit. p. 280.

glio 6, 7. Calcara Cat. cit. p. 23.

Mich. Cai. des tesi. d'Alger. p. 2, n. 1. Mandralisca Cat. cit. p. 13.

Polì. test. t. 3, pi. Si, f. 17, 18. Phjlip. op. cit. p. 126. Idem v. 2, p. 103. Turi. Man. p. 52. n. 35, pi. i, f. 35.

Var. 1, testa magna, var. 2, spii'a depressa, var. 5, anfractibus ventricosis , var. 4, glabra, var. 5, striata an spec. Iiybrida ex Ilelice rilirugi Menke? var. 6, tota tuteola, var. 7, flava castaneo-fusca fasciata, var. 8, castaneo-fusca albo-flava fasciata et maculala, var. 9, flavo-luteola castaneo- fasciata , fasciis inlerniplis , var. 10, caslanca flavo-lineata.

Lunghezza I pollice, larghezza 1 pollice e mezzo.

Trovasi da pcrtutto nei siti montuosi. Abate, Grifone, Monreale, Ragaria, e Carini. Volg. Saura.

Fossile iu Rrancaccio, Billiemi, Altavilla, Roccazzo, ed al Parco.

39. Helix vebmiculata. Mulleii

H. testa subglobosa, depressiuscula, imperforata, albido-grisea, vel pellucida fulva, sub- fasciata, puntis lineisque albis, minimis adspcrsa, spira brevi, labro margine interiori albo.

Mailer Ver. p. 20, n. 219. Idem. Esp. de Morée moli. p. 160, n. 227.

Drap. moli. pi. 7, f. 7 8. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 281.

Mich. Cat. des. test. d'Alger. p. 0, ii. 13. Mandralisca Cat. cit. p. U.

Daudeb. Hist. des moli. p. 37 , ec. pi. 39 , a Calcara Cat. cit. p. 23.

f. 5 6. Phjlip. op. cit. p. 126. Idem v. 2, p. 103. Desh. Encjclop. méth. vers t. 2, p. 242, n. 85.

Var. i, monslruosa, var. 2, major, var. 3, minor, var. 4, anfractibus influtis, var. 5, anfractibus dcpressis, var. G, alba, var. 7, albo-flavidula, var. 8, albo- sordida cornea-maculata, var. 9, corneo-albo- fasciata, var. 10, castanea albo-fa- sciata, var. \ì, alba castaneo-f asciata. Idem fasciis albo-maculatis, var. ■12, alba flava longitudinaliier fusco-castanea lineala, var. 13, cornea longitudinuliter flavo- grisea lineala.

24 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Lunghezza 1 pollice, larghezza 1 pollice e 9 linee.

Da periti Ito, le varietà 3 e 4, si trovano frequentemente nelle campagne di Capaci e Carini. Volg. Cmuluni. Muntimi (Capaci).

l'ossile in Brancaccio, Billierai, Altavilla, Mondello, al Parco.

AO. HeLIX PBAETEXTA-. J XN .

H. testa subgìobosa, imperforala nilida. alba, labro lato, protracto subreflexo. Jan. loc. cit. Phylip. op. cil. p. 129, I. 8, f. 12 13.

Helix platycheìa. Menke p. 125. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 78.

Yar. 1, alba, var. 2, alt>a rìifo-fulva fasciata, var. 3, alba castanea fasciata, fasciis interruptis.

Diametro ìì linee.

Abita a monte Cuccio, nella montagna dell'Abate, ai Ciaculli. Volg. Ruccalorv.

Fossille a Billiemi.

41. Helix clobularis. Ziegl. H. testa orbìculato-convexa, imperforata, alba, maculìs rufis sire fiiscis variegata; an-

fractibus rolundalis, labro reflexo albo.

Ziegl. Mus. R. Berol. Helix carsoHana. Fèrr. pi. 41, f. 1.

Phylip. op. cit. p. 127. Idem v. 2, p. 104. Helix muralis. Var. a Fèrr. li. 70, pi. 41, f. 5.

Calcara Cai. cit. p. 23. Helix vieta. Rossm. vi, p. 7, pi. 17, f. 232.

lUandralisca Cat. cit. p. 19.

Var. 1, testa tota alba, var. 2, alba iiitus fulva, var. 5, alba flavo-fusca ma- culala, var. 4, alba fusco-castanea maculala, maculis angulosis. Helix tindala. Mich. Drap. p. 23, pi. 14, /. 9 10, var. ."i. Idem maculis irregvlaribiis, subtus casta- neo-fusca fasciala , var. 6 , alba ftilvo-castanea fasciata , var. 7 , testa glabra , var. 8, testa longitudinaUter striata, var. 9, anfractibus inflatis, var. 10, an- fractibus magis deprcssis.

Diametro 7 linee.

Ovviissima specie, ordinariamente trovasi attaccata sui muri dei giardini, sulle rocce delle nostre montagne, e sugli alberi in Billiemi, all'Abate, ai Ciaculli, nel piano de' Porrazzi, lungo il fiume Greto e Carini. Volg. Ruccaloru di vturu.

Fossile nel tufo calcareo d'alluvione lluviatile d'Altavilla.

42. Helix Sicana. Fèrb.

H. lesta conica, globosa, imperforala, nilida. zonata, ani alba, lubm albo, exten.w . subre/lero. columella giba.

Fèrr. p. 2S, U. f. 27. Helix soluta. Ziegl. Mus. Reg. Ber.

Lamk. vui, p. 130, n. 215. Calcara Cat. cil. p. 23.

Rossm. VII, f. 447. Phylip op. cil. p. 129, I. 8,f. 15. Id. y.2, p. 1U4.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 23

Var. 1, lesta alba, var. 2, alba info- fulva fasciata.

Diametro 9 lince e mezzo.

La var. 1 abita in vari siti del monte Pellegrino, e presso il molo, la va- rietà 2 trovasi nella stessa montagna vicino il Santuario. Volg. Ruccaloni nann di munii Piddirinu.

43. Helix CANDiDissni\. Drap.

Jl. testa subglobosa, perforata, striata, subtus planiuscula, et laeriori alba, spira liir- gidula, obtusa, labro simplici.

Drap. moli. pi. 13. f. 19. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 287.

Mich. Cat. des test. d'Alg. p. 3, n. 46. Phylip. op. cil. p. 129. Idem v. 2. p. 104.

Desti. Encydop. iiiélh. vers t. 2 p. 214, n. 89. Calcara Cat. cit. p. 23.

Fèrr. Prodr. p. 30, n. 50. Mandralisca Cat. cit. p. 14.

Var. striis longiludinalibus impressis, suluris subcarinalis. Diametro 9 a 10 linee.

Trovasi comunissima nelle laide dei Pellegrino. Volg. Caracolla. Fossile in Altavilla.

44. IIeLIX PIS.4NA. MuLl.ER

II. testa globoso-depressa, perforata, tenui, albida, lineis variis luteis fuscisque intenijì- tis cincta, labro simplici. margine interiori roseo.

Muller Verm. p. 60, n. 255. Mich. Compi, a Drap. p. 16 n. 16.

Helix rhodostoma. Drap. moli. pi. 5, f. 14 15. Idem Cat. des test. d'Alger. p. 4, n. 9.

Belix pettiolaia. Oliv. Adr. p. 178. Desh. Encyclop. méth. ver t. 2, p. 232, n. 66.

Helix strigata. Dillwn. Cat. t. 2, p. 911, n. 57. Lamk. anim. sans vert. 2 edif. p. 2H9.

Helix pisana. Daudeb. Hist. des moli. n. 290. Calcara Cat. cit. p. 24.

Poli Test. t. 3, p. 54, f. 26 27? Phjlip. op. cit. p. 131. Idem i. 2, p. 109.

Var. 1, testa omnino alba, var. 2, anfractibus superioribvs albis, inferioribus fiisco-fa-uiatis , var. 3, albo-sordida flavo-cornca maculala, ultimo anfractu linea atbo-cincta , var. 4, alba caslaneo-fusca cincia, var. 5, idem fusciis numerosis, var. 6, idem ì-amosis, var. 7, idem fasciis numerosis et ramosis.

Diametro 9 linee in 10.

.\bita ovunque nei luoghi bassi ed incoiti. Volg. Babbaluciu.

Fossile in Altavilla e Brancaccio.

* 45. Helix spiiaeroioea. Philip.

H. testa glohoso-conira, imperforata: anfractibus ìaevibus sensim crcscenlibus, apertura suborbiculari . labro re/lexo.

Pbylip. op. cit. p. 133, I. 8, f. 19. Idem v. 2, Xb. var. II. praete^ta. Jan?

p. 217.

Voi.. I. i

2G MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Lunghezza IO linee, larghezza 12.

Trovasi esclusivamente fossile nel tufo calcareo conchigliare di monte Pel- legrino.

PUPA. Gefc. Drap.

1 . Pupa rupesiris. Bir. f.

P. lesta cylindraceo-conica, fusco-riifescente, striala, rei rugoso-striata; anfractibus con- vexis, sutura profuìida dicisis, apertura tridentata, margine vix reflexo.

Biv. f. Mono?r. sul gen. Pupa p. 9, f. 4 5. Verligo Dupoteti. Terver Cai. dcs moli. terr. e

Calcara Cat. cit. p. 2i. fluviat.

Mandralisca Cat. ciL p. 26. BuUmus rupestris. Phjlip. op. cit. p. 141 ,

Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 129. t. viii, f. 15. Idem t. 2, p. 113.

Var. 1 , lesta parviori conica, apertura unidenlata, vel edentuta Biv. f. Pupa occulta. Parreysse Phylip. v. 2, p. 114, var. 2, testa rugosa, var. 5, testa lamel- losa, var. 4, testa anfractibus 5, var. 5, testa anfractibus 7.

Abita la varietà 1 sul monte Pellegrino, monte Grifone, e nella montagna dell'Abate; le altre sono reperibili a monte Cuccio, Billiemi, fiume Greto, Ca- rini e alla Molare.

Lunghezza circa 2 linee. Volg. Trummetta striata.

"2. Pupa avena. Drap.

P. testa elongata conica, striata, rufo-fusca, apertura septemdentata, margine albo re- flexo.

Drap. moli. pi. 3, f. 45 46. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 117.

Lamk. Hist. des Anim. vi, 2 ed. p. 100. BuUmus avenaceus. Brugh. dict. n. 67.

Desh. Encyclop. méth. p. 401. Scac. Cat. p. 16.

Biv. f. Monogr. cit. p. 7, f. 2. Phylip. v. 2, p. 114.

Mandralisca Cat. cit. p. 25.

Abita a Marineo, nella montagna di Busambra, e nel bosco della Ficuzza. Lunghezza 3 linee e mezzo.

3. Pupa subulata. Bif. f.

P. testa cylindraceo-conica; subulata, striata, corneo- flavescenti, anfractibus 6 convexis; suturis impressis, apertura rotundata 6 ad 8 dentata, margine reflexo.

Biv. f. Monogr. p. 11, f. 7. An Pupa granum. Drap?

Mandralisca Cat. cit. p. 26. .Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 130.

Abita sopra le pietre delle sponde deirOreto,al piano de' Porrazzi, alla Molara. Lunghezza 2 linee.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 27

4. Pupa umbilicata. Drjv.

P. testa cylindracea, apice valde obtusa, pellucida, cornea; anfractibus convexis, aper- tura semi-ovata, unidentata; margine reflexo, albido. latiusculo, plano, umbilico pa- tulo.

Drap, inoli, pi. 3, f. 39 40. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 127.

Lanik. anim. sans veri, vi, 2 ed. p. 111. Hed'j «m6i7ica(a. Daudeb. Hist. desmoll. n. 474.

Biv. f. Monogr. p. 11, f. 6. Phjlip. v. 2, p. 114.

Mandralisca Cai. cit. p. 25.

Abita nei siti umidi di Maredolcc. Lunghezza 5 linee e mezzo. Volg. Bammina.

5. Pupa muscorum. Làdik.

P. testa parva, subcylindrica, obtusa, albo-cornea; anfractibus 5 ad 6 convexis sul-uris impressis, apertura unidentata, vel edentata, vet tridentata, margine albo reflexo.

Lamk. anim. sans veri, vi, 2 ed. p. 111. Vertigo musconim. Mich. Compi, a Drap. p. 70.

Biv. f. Monogr. p. 12, f. 8. Helix miiscorum. Muller Verni, p. 105, ii. 304.

Mandralisca Cat. cit. p. 25. Daudeb. Hist. des moli. n. 475.

P. marginata. Drap. moli. pi. 3, f. 26 27. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 128.

Turbo muscorum. L. Gmel. p. 3611. Phylip. v. 2, p. 220.

Trovasi a Maredolee, al fiume Orato presso la Guadagna, e nel fango di Mon- dello priva dell'animale. Lunghezza ì linea.

(j. Pupa pygmoea. Drap.

P. testa valde parva, ovata, pellucida, cornea; apertura 4 vel 5 dentala, latere destro sinuoso, margine reflexo, umbilico palalo.

Drap. moli. pi. 3, f. 30, 31. Mandralisca Cat. cit. p. 26.

Vertigo pigmoea. Mich. Compi, a Drap. p. 71. Aradas, e Mag. Cat. p. 128.

Biv. f. Monogr. p. 13, f. 9. Phjlip. v. 2, p. 221.

Abita nel fiume Greto presso il ponte della Grazia e a Mondello. Lunghezza 3 terzi di linea.

7. Pupa pusilla. Bif. f.

P. lesta valde parva, ovato-conica , apice obtusa, corneo-rufescente, anfractibus i, .'>, con- vexis , suturis impressis, apertura 6 rei 7 dentata , latere dextro sinuosa , margine reflexo.

Biv. f. Monogr. p. 14, f. 10. Mandralisca Cai. cit. p. 26.

Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 131.

Abita nel fiume Greto propriamente presso il ponte della Grazia. Lunghezza mezza linea.

28 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

8. PuTA CALLICUATIS. Sc.tCCIll

P. testa minima, cylindrica, flava, striata, anfractibus 5 rotundatis, suluris excavatis. apertura edentata, unidentata, bidentata, vel tridentata, margine albo reflexo.

Scacchi Cat. Conch. Regn. Neap. p. 16. Aradas, e Mag. Cat. p. U8.

Turbo Callicralis. Scac. Osserv. zoolog. p. 11. Phjlip. v. 2, p. 220.

Bìv. f. Monogr. p. 15, f. 11. Pupa Ferrari. Porro Malac. ter. e fluv. Coma-

Mandralisca Cai. cit. p. 26. sca p. 57, l. 1, f. 4.

Trovasi nel monte di Catalfano, monte Cuccio, monte Pellegrino, e fiume Greto.

Lunghezza circa mezza linea.

9. PlIPA CONTORTA. CàLCARÀ.

P. testa cylindraceo-conica, striata, corneo-cinerascenti; anfractibus plano-convexis, ul- timo ante finem nobiliter contorto, apertura alba octidentata, margine crassiusculo sub- re flexo.

Calcara EfTem. seleni, e lei. per la Sicil. n. 74, Biv. f. Monogr. p. 8. f. 3.

p. 101. Aradas e Mag. Cai. p. 132.

Abita sebbene di rado nei dintorni di Palermo. Lunghezza 5 linee.

CL AUSI UÀ. Gen. Drap.

1. Clausilia Gbohumanini. Pjnrs.

C. testa fusiformi, ventricosa; saepissime decollata, rimala, sordido-alba, exsquisite stria - to-costulata; anfractibus 7, 8; costis creberrimis, apertura ovata, auriformi, patula 6 aut 7 plicata; plica parietali, parva, valde compressa; columellari maxima; subcolumellari parva; basilari magna; suturalibus duabus tribusve e callo enascentihus: peristomate continuo, reflexo,

Rossm. Ili, f, 160. Calcara Monografie dei Gener. Clausilia e Bu-

Cani. op. cit. p. 152. Phylip. v. 2, p. 116. limo ec. p. 12.

Clausilia Syracusana. Phjlip. op. cit. p. 139, Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 138. t. vili, f. 23.

Si trova nelle fessure delle rocce calcaree di monte Pellegrino, Gallo, Per- pignano, e Carini. Lunghezza 8 in 9 linee, larghezza 5. Volg. Trummittedda di munti Piddirinu.

2. Clausilia septemplicata. Pbylip.

C. testa fusiformi, ventricosa, cornea, medio, sublaevi , anfractu ultimo striato , supe- rioribus saepe ad suturas papillatis, apertura 7 plicata, peristomate valde dilatalo.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 2!»

Phjlip. op. cit. (. vili, f. ì. Idem v. 2. p. 116. Pupa sinistrorsa. Calcara supplimcnto all'Enu-

Calcara Monografie cil. p. 51. IdomCat. cil.p. 2i. meratio moli. ec. p. 4, 8 (specim. juveuis).

Aradas, e Mag. Cat. cit. p. lio.

Var. testa castanea suturis punctatis.

Abita dapertutto nelle nostre montagne, e con ispecialitìi a monte Cuccio, e montagne di Abate, e Carini. Lunghezza 10 linee, larghezza 2 e mezzo. Volg. Trummitleddn di munii. Fossile nella breccia ossea di Billierai, e al Parco.

3. ClAUSILIA PAPILLARIS. DiìlP.

e. testa fusiformi, venlricosa, pellucida, longiludinaliler striala, corneo-fucescenti; su- turis linea fusra marginatis, papillisque albis crenulatis, apertura biplicata, plicis pa- rietali coìumelìarique magnis, subcolumellari vix conspicua, peristoinate reflexo, al- bido, continuo.

Drap. moli. pi. 4, f. 13. Cant. op. cit. p. 151.

Phjlip. op. cit. p. 138. Idem v. ì, p. 116. Turbo bidens. Gmel. Lin. Syst. nat. p. 649.

Calcara Monografie cit. p. 10. Idem Cat. cit. Dillw. Cai. 2, p. 878, n. 141.

P- *i- Bulimus papillaris. Brugh. Encjcl. méth. p. 94.

Mandralisca Cai. cit. p. 27. Poir. Prodr. p. 59, n. 27.

Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 136. He/ijpapjJIarw. Daudeb. Hist. des moli. n. 528.

Var. 1, testa magis infiata, var. 2, t. anguslata, var. 5, t. corneo-fucescenti , var. 4, t. sordido-cinerea.

Trovasi ovunque attaccata nei muri dei luoghi bassi ed umidi, a monte Pel- legrino, alla Molara, all'Oreto, a Dingoli.

Lunghezza 8 linee e mezzo, larghezza 4 ed un sesto. Volg. Trummittedda di muru.

Fossile nel tufo d'alluvione fluviatile d'Altavilla , e nella breccia ossea di Billiemi.

BVLIMVS. Gen. Bbugh. COLUMELLA BASI INTEGRA. 1. BuLlMUS DECOLLATUS. BnUGH.

B. testa cylindraceo-turrila , tenuissime striata , albido-cornea, apice truncato consoli- dato, labro simplici.

Brugli. dici. n. 49. Mandralisca Cat. cil. p. 2S.

Drap. moli. pi. 4, f. 27 28. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 143.

Mich. Cog. d'.ilger. p. 7, n. 1. Helix decollata. L. Sjst. nai. p. 1247.

Desh. Espéd. de Morée zool. p. 164, n. 248. Olivi Adriat. p. 176.

Phylip. op. cit. p. 139, pi. 8, f. 14. Idem v. 2. Daudeb. Hist. des moli. n. 381, pi. 140, f. I 8.

p. 112. Dillw. Cat. t. 2. p. 947, n. 136.

Calcara Monogr. cit. p. 25. Idem Cai. cil. p. 24. Cupani Panphylon. voi. 1. t. 178.

so MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Specie comuuissima nelle nostre campagne , e precisamente nelle sponde (loirOreto, e a Carini.

Lunghezza 1 pollice e mezzo, larghezza 5. Volg. Mammaluccu.

Trovasi anco fossile nel terreno d'alluvione fluviatile di Musica d'Orfeo, nella breccia ossea di Billiemi, in Altavilla e al Parco.

2. BuiiMus ACUTus. Brvgh.

B. testa obtnnrjo-conica , solida subperforata , tenuiter striata , alba: slrigis rujis aiit nigris, lon(jitudinaliter ornata: anfractibus convexis, suturis coarctato-concavis, aper- tura subrotundala, simplici.

lirugh. dici. n. i2. Aradas, e Mag. Tal. cil. p. Hi.

Drap. moli. pi. 4, f. 29, 30. Turbo fasciatas. Peunal. Brit. zool. t. 82, f. 119.

Mifh. Coq. d'.41ger. p. 9, n. 4. Ilelix acxita. Gmel. p. 336, n. 136.

Dcsh. Espéd. de Morée zool. p. 164, n. 250. Daudeb. Hist. n. 378.

Lamk. anim. sans veri. p. 125. Bw?tm«5 /"«scrnh/x. Turi. Man. p. 54, n. 66, f. 67.

Phylip. op. cil. p. 140. Idem v. 2, p. 112. Cupani Panphjlon y. 1, t. 2.

Yar. 1, testa parva anfractibus tnagis rotundatis, var. 2, t. omnino alba, var. 5, /. albo-cinerea, var. 4, (. alba aut cinerea fulvo-fmca fasciata, var. 5, idem sed fasciis inlerrvptis albidis, var. 6, t. slrigis rvfis longilvdinaliter ornata, var. 7, t. cornea cum strigis rufo-fnscis et albidis ornata, var. 8, l. alba anfractibus rti- fo-punctatis, var. 9, t. alba sed fascia unica in ultimo anfractu pietà.

Trovasi comunissima aderente ai cespugli, all'Abate, alla Favara, al fiume Greto al monte Pellegrino, e nel littorale.

Lunghezza 7 a 10 linee. Volg. Trummetta di marina.

Fossile nei siti precitati.

3. BuLlMUS PUPA. BlìVGH.

B. testa ovata, oblonga, albido-cornea, subumbilicala, et peristomate lacteo, subrejlexo, apertura superne, ad angulum tinituberculata.

Brugli. Encjclop. méth. t. t, p. 3, 4, n. 80, Aradas, e Mag. Cai. cil. p. 145.

non Linnei. Phylip. op. cil. p. 140, pi. 8, f. 21. Idem v. 2,

Butimus tuberctilatus. Turi. Zool. Jur. (.2, p. 113.

p. 363, pi. 13. Bulimiis emaryinatus. Desh. Esspéd. de Morée

Calcara .Monogr. cil. p. 30. Idem Cai. cil. p. 24. Zool. p. 165, n. 253. Mandralisca Cat. cil. p. 28.

Var. 1, testa minori angustata, var. 2, t. magis infiala strigis elevatis, var. 5, t. alba, var. 4, t. albo-cornea.

Abita nei luoghi argillosi, e sulle alte montagne, all'Abate^ in Misilmeri, monte Pellegrino, Monreale, e Carini.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 31

Lunghezza 9 linee, larghezza 4 in 5. Volg. Pupa. Fossile nei siti precitati.

4. BuLInVS CXLINDRACELS. C.4LCAH4

R. lesta parva, cylindracea. apice obtusa, laevi nitida, alba subdiaphana, anfriirlilitix ó planis, suturis vix impressis, apertura rotundata, labro simplici.

Calcara Monogr. cit. p. 33. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. ti8.

Lunghezza 3 linee, larghezza mezza linea.

Abita nel fiume Oreto presso il ponte di Corleone, sempre priva dell'animale.

COLUMELLA BASI TBUNCATA.

5. El'LIMUS AIGIRL'S. BltUGH.

B. testa ovato-oblonga; subturrita, tenui, fragili, pellucida, apice obtusa, longitudina- ììter tenuitcr striata; anfractibus convexiusculis, columella subarcuata basi truncata.

Brugh. dici. p. 3C4, n. 100. HeKx Poeretii. Ferrus. Prodr. p. 50, u. 3S8.

Calcara Monogr. cil. p. 33. Idem Cai. cit. p. 24. Mich. Coq. d'Alger. p. 9, n. 1, f. 19, 20.

Aghatinaalgira. Vesh. Eupéi. de Motée p. 165. Pfeiff. in, p, 34, t. 7, f. 3,4.

Phylip. op. cit. p. 141. Polyphemus dilatalus. Ziegl.

Mandralisca Cat. cit. p. 29. Cochlicopa algira, Brugh. Phjlip. v. 2, p. 11.'».

Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 151.

Lunghezza 18 linee, larghezza 7.

Abita lungo il fiume Oreto, in monte Cuccio e Misilmeri. Volg. Mammaluccazzv d' umitu.

6. BuLIMUS FOLLICUIUS. Calcaiìa

B. testa cylindraceo-turrita; ìaeri, diaphana, nitida, apice acuminata, alba aut corneo- tutescenti]; anfractibus convexo-planis , apertura basi dilatata, columella basi com- pressa, truncata.

Calcara Monogr. cit. p. 134. Idem Cat. cil. p. 24. Fèrr. lab. n. 373.

Aghatìna foUirnlus. Lanik. vi, p. 133. Pìnjsa scaturiginiim. Drap. moli. p. 50, n. 4.

Phylip. op. cit. p. 141, I. 8. f. 27. Idem v. 2, pi. 3, f. 14 15.

p. 114. Turi. Man. p. 119, n. 102, f. 102.

Mandralisca Cai. cit. p. 29. Fernisneia Grenoviana. Risso f. 27.

Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 152. Pupa splendidula. Costa p. 114, u. 30. Helij: follicubis. Gmel. p. 3654.

Lunghezza ìi linee, larghezza 2.

Trovasi alle falde di monte Pellegrino, in Billienii, S. Ciro, ai Colli, al liume Oreto, a Carini. Volg. Puzzolenti cu t'armali virdonicu. Fossile in Altavilla nel terreno d'alluvione fluviatile.

32 MOU.USCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

7. BCLIJIUS ACICUl-A. Br.VGII.

lì. lesta minuta, tereti, acuta, laevi, nitida, alba, apertura spiram subaequanli.

Urugli. dict. n. 22. Sow. moli, of Madera p. 59, ii. 63.

Poir. Prodr. p. 48, n. 16. Buccìnum acicula. MuIUt ver. Hist. p. 150.

Pfeiff. I, p. 51, t. 3, f. 8, 9. Helijc pusilla. Scacchi Osser. zool. p. 26.

Drap. moli. p. 73 t. 4, f. 25, 26. Aghatina acicula. Lamk. vi, 2 ed. p. 133.

Millet. moli, de Maine et Loire p. 40. Turi. n. 71.

Calcara Monogr. cil. pag. 35. Idem Cai. cil. Phjlip. op. cil. p. 142. Idem v. 2, p. 115.

p. 24. Mandralisca Cai. cil. p. 29.

Helix acicula. Fèrr. Svst. conch. p. 77. Aradas e Mag. Cai. cil. p 153.

Daudeb. Hist. des moli. n. 371. Helix oclona. Gmel. p. 3653, n. 120.

Vai', testa minori.

Liiiigliezza 2 liiipe, larghezza un quarto tli linea.

Si trova fra le fenditure delie montagne di Catalfano, Billiemi, di monte Cuc- cio, e nei luoghi umidi della Guadagna, d'Oreto, e della Molara. Volg. Virmiizzii.

S. BULIIIIS IIELICOIDES. CaLCAHA

B. testa orato-elliptica, ventricosa, glabra; anfractibus 5 conveoris, ultimo magno, co- lumella laevitcr intorta, spira exerta, apertura ovata, patula, labro simplici acuto.

Aghatina kelicoides. Calcara Memoria sopra Bulla helicoides. Broc. Concliiol. p. 281, 1. 1,

alcune conch. fossili rinvenute nelle con- f. 9 a.

Irade d'.\ltavilla p. 43.

Lunghezza circa 2 pollici.

Trovasi fossile nel terreno terziario d'Altavilla.

COLIJIEI.LA BASI DENTATA. 0. BuLIML'S MINIMUS. BrL'GH.

B. lesta minima, ovato-oblonga , apice obtuso, [aeri diaphana, albìdu, apertura bis rei terdentata, labro margine reflexo.

Calcara Monogr. p. 71. Cari/c/iiummjniwiMin. Muller Ver. p. 125, n. 821.

Aradas e Mag. Cat. cil. p. 154. Fèrr. Syst. Conch. p. 54, n. 1.

Auricula minima. Drap. moli. p. 3, f. 18, 19. Mich. Compi, a Drap. p. 74, ii. 3.

Phviip. v. 2, p. 222. r«r(io cari/p/iiwjH. Dillw. Cat. t. 2, p. 880, n. 155.

Mandralisca Cat. cit. p. 30.

Lunghezza 1 linea circa.

Trovasi nel fiume Greto presso il ponte della Grazia, in monte Cuccio, e alla

Molara. Volg. Pizzutedda.

svccl^^E.^. Gk>. Dhap.

Slcci>ea amphibia. Drap.

S. testa ovato-oblonga, tenuisima, pellucida, /laridula, spira breri. apcrlnra iHfenie di- latata, subverticali.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 55

Drap. moli. p. 3, f. 22, 23. Bulimus succineus. Brulli, dict. n. 18.

PfeilT. 5, p. 67, t. 1, f. 36, 38. Helix putrls. h. Gmel. p. 3639.

Phylip. op. cit. p. 142. Daudeb. Ilisl. des moli. pi. 11, f. 4.

Calcara Monografie dei generi Spirorbis e Sue- Sticcinea Levantina. Desh. Mor. zool. p. 17n,

cinea p. 5. pi. 19, f. 25 27.

Mandralisca Cai. cit. p. 30. Succinea Pfei/feri. Rossni. 1, f. 46. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 108.

Lunghezza 8 linee, larghezza 4.

Abita nel fiume Oreto e a Maredolce. Volg. Birritluncddi chi xtanmi xupra li crisciuni.

HELICOPHAKTÀ. Gen. Fèkb.

Helicoi'iianta brevipes. Diìap. IL lesta transversa, dilatala, siibauri formi; aperhira spiram ler acquante. Helix brevipes. Drap. p. 119, I. 8, f. 30, 31. Phjlip. v. 2, p. 102.

Lunghezza 2 linee, larghezza 1 linea ed un terzo. Abita nei dintorni di Palermo.

CYCLOSTOMA. Gen. Lamk. 1 . CvCLOSTOM.'l ELEGANS. DraP.

C. testa ovato-subconica, perforata, slriis transversis tenuibtis elegantissime exarata, al- bido-cinerea, anfractibus quinis convexis.

Drap. moli. pi. 1, f. 5 e 7. Calcara Cai. cit. p. 25.

Lamk. vi, 2 ed. p. 148. Mandralisca Cat. cit. p. 31.

Pteiff. 1, p. 74, t. 4, f. 30, 31. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 172.

Turi. n. 75. Turbo elegans. Gmel. p. 3606, n. 74.

Phjlip. op. cit. p. 143. Idem v. 2, p. 119. Nerita elegans. Mullcr Verm. p. 177, n. 363.

Var. 1, albido-cinerca, var. 2, idem rufo-violacea fasciata et maculata. Lunghezza 8 linee, larghezza 3 e mezzo.

.\bila sul monte Grifone, monte Cuccio, e a Carini. Volg. Buccuni sciurialu. Fo.ssile in Altavilla, Billiemi, Brancaccio, e al Parco.

'2. Cyclostoma sdlcatum. Drap.

e. testa ovato-conica, perforata, striis distantibus tranversim sulcata, subdecussata, rvfa, peristomate producto soluto.

Drap. p. 33, t. 13, f. 1. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 173.

Pbjlip. op. cit. p. 144. Idem v. 2, p. 119. Cyclostoma affine. Risso n. 243.

Calcara Cai. cit. p. 25.

Lunghezza 9 linee, larghezza 5 e mezzo.

VOL. I S.

34 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

Trovasi al fiume Greto, e nei monti Cuccio, Grifone, e dell'Abate. Volg. Buccuni d'umitu striati!. Fossile in Altavilla, e nella breccia ossea di Billiemi.

3. CvCLOSTOMA MACULATUM. DrAP.

e. testa oblongo-conica, subturrita, longitudinaliter subtilissime costulata, albo-cinerea, apertura rotundata, peristomate dilatato, patentissimo, subplano.

Drap. moli. p. 39, pi. 1, f. 12. Klaiidralisca Cat. cit. p. 32. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 17*. Pfeiff. ni, p. 43, t. 7, f. 30.

Cyclostoma turriculalum. Menk. Synop. p. 40. Phylip. op. cit. p. li*.

Pomatias maculatum. Drap. Porro Malac. p. 74. Cyclostoma striolatum. Porro Phjlip. v. 2, p. 1 19.

Var. 1, mandata, var. 2, immaculata. Lunghezza 5 linee, larghezza 2 e un quarto di linea. Abita nei monti Pellegrino, e Billiemi, all'Oreto, alla Guadagna, e a Carini. Volg. Trum-metta.

PVPVLÀ. Gen. Agassiz. 1 . PUPULA LINEATA. PfEIFF.

P. testa parva, flavidula, attenuata, cylindracea, apice obtusa, anfractibus 7 convexo- planis, labro incrassato.

Bulimus lineatus. Drap.

Bulimus subdiaphanus. Biv. f. dqovì mol- luschi terrestri e llaviatili dei contorni di Palermo p. 20, f. 10.

Acmea lineata. Pfeiff. Calcara Monogr. cit. p. 32. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 1*9. Cyclostoma? lineatum. Drap. Porro Malac. p. 76.

Lunghezza 2 linee, larghezza un terzo di linea.

Trovasi nel fiume Greto, presso il ponte della Grazia, alla Guadagna, ed a Mondello.

Fam. LINNEACEA. Lamk.

PLANORBIS. Gen. mcller

1 . Planorbis complanatcs. Lm.

P. testa discoidea, complanata, utrinque umbilicata, corneo fusca, ad peripheriam an- gulata; anfractibus supra angulum rotundatis, apertura subrotunda.

Calcara Cat. cit. p. 25. Mandralisca Cat. cit. p. 32. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 159. Belix eomplanata. L. p. 1242.

Diametro 5 linee e mezzo.

Planorbis marginatus. Drap. moli. p. 45, pi. 2,

f. 11, 12, 15. Pfeiff. I, p. 75, pi. 4. f. 1, 2. Phylip. op. cit. p. 145. Idem V. 2, p. 119. Planorbis carinatus. Costa p. cvii, n. 30.

DEI DINTORNI DI PALERMO. S.S

Abita nel fiume Oreto, nell'acque del beveratojo di Castellana presso monte Cuccio, a Mondello, a' Ficarazzi ed al Parco. Volg. Funnidduzza.

2. Pl-ANORBIS SPIRORBIS. MuLLER

P. testa discoidea, utrinque piano-depressa , cornea; anfractibus subcontrariis , ultimo obsolete angulato.

Muller Ver. p. 161, n. 347. Calcara Cai cit. p. 25.

Drap. moli. pi. 2, f. 6, 7. Mandralisca Cat. cit. p. 82.

Lamk. aiiim. sans vcrt. t. 6, 2 ed. p. 133. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 160.

Diametro 6 linee.

Trovasi a Boccadifalco ed al lago di Dingoli.

PBYSA. Gen. Drap. PlIYSA FONTI>ALIS. DhaP.

Ph. testa sinistrorsa, ovali, diaphana, laevi, luteo-cornea, spira brevissima, acutiuscula.

Drap. moli. p. 54, pi. 3, f. 8, 9. Planorbis bulla. Muller Verm. p. 167, n. 353.

Mandralisca nota p. 9. Bulla fontanalis. Lin. Gmel. p. 3427 , n. 18.

Aradas, e Mag. Cat. cit. p, 171. Cnpani Panphjton v. 1, t. 2.

Bulimus (ontanalis. Brugh. dict n. 17.

Lunghezza 6 linee.

Abita lungo il fiume Oreto al ponte delle Teste, presso il ponte di Corleone, e alla Guadagna.

LYMnAEVS. Gen. Lame. I. LilMNAEUS PALUSTRIS. DkAP.

L. lesta elliptico-oblonga, subturrita , longiludinaliter tenuissime striata, corneo-fusca , imperforata; anfractibus teretibus, spira aperturam superanti, conico-acuta; apertura ovato-elliptica.

Drap. t. 2, f. 40, 42 t. 3, f. 1, 3. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 162.

Lamk. anim. sans veri. t. 6, p. 160. Belix frayilis. L. Gmel. p. 3658, n. 129.

Phjlip. op. cit. p. 146. Idem v. 2, p. 120. Bucciniim palustre. yiol\er\eno. f. 131, n. 326.

Calcara Cat. cit. p. 25. Bulimus paluslris. Bnigh. dici. n. 12.

Mandralisca Cat. cit. p. 33. Copani Panphjton v. 1, t. 2.

Var. 1, minor corneus peliucidus aut subdiaphanus, var. 2, meditis corneits, fii- scus, aut cinereus.

Lunghezza 9 linee.

Trovasi a Maredolce, Ficarazzi, Boccadifalco ed all'Orcio, la var. 1 abita esclu- sivamente nel fiume Oreto vicino il ponte della Grazia. Volg. Appizzaluredda.

Fossile in Brancaccio, al Parco e a' Ficarazzi.

5(> MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

2. LYM^AEl'S PEnEGER. DraP.

L. testa ovato-oblonga, tenui, pellucida, longitudinaiiter striata, pallide cornea; anfratti- bua convexis, suluris excaratis, spira mediocri, acuta.

Drap. moli. pi. 2, f. 34, 37. Buccmumpcrejfrum. Mullcr Ver. p. 130, n. 324.

Phjlip. op. cil. p. 146. Idem >. 2, p. 120. Bulimus peregrus, Brugh. dici. n. 10.

Mandralisca Cai. cit. p. 33. Belix peregra. Gmel. p. 3659, n. 133.

Lymnaea pereger. Lamk. aniai. sans veri. t. 6, •2 ed. p. IBI.

Lunghezza 7 lineo.

È reperibile al liunie Greto.

3. Lymnaeus minutcs. Drap.

L. testa orato-conica, acuta, tenui pellucida, cinerea aut corneo-fusca, umbilicata, an- fractibus 5 conveTts, suturis excavatis, apertura orata.

Drap. moli. p. 53, t. 3, f. 5, 7. Lymnaea minuta. Lamk. anim. sans veri. I. li.

Pfeiff. I, p. 93, t. 4, f. 27. a ed. p. 162.

Phjlip. op. cit. p. 147. Idem v. 2, p. 121. Helix limosa. L. syst. nat. p. 1249.

Mandralisca Cai. cit. p. 34. Helix triincatula. Gmel. p. 3659.

Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 167. Bulimus truncatus. Brugli. dicL n. 20.

Bulimus obscurus. Poir. Prodr. p. 35 , n. 3.

Lunghezza 4 in 5 linee, larghezza 2 linee.

Abita nel fiume Greto negli stagni di monte Pellegrino presso il santuario, alla Molara, ed alla Piana dei Greci.

!l . LlM>AELS OVATUS. DbJP.

L. testa subampulacea, orali, perforata, pellucida, albida substriata, spira brevi acuta, apertura ovato-oblonga.

Drap. moli. p. 50, t. 2, f. 30, 31. Lymnaea ovata. Lamk. anim. sans veri. t. 6,

Pfeiff. 1. p. 89, t. 4, f. 21. 2 ed. p. 161.

Phylip. op. cit. p. 145. Idem v. 2, p. 120. L. auricularius. Costa p. cvii, n. 39.

Calcara Cat. cit. p. 25. Belix teres. L. Gmel. p. 3667.

Mandralisca Cat. cit. p. 33. Bulimus limosus. Poir. Prodr. p. 39, n. 7.

Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 164.

Var. 1, testa ampulucca iiiflata; anfractibits superioribus angustatis, apertura ampia aii Lymnaeus aurkularius'ì Drap. moli. pi. 2, f. 50, 31, var. 2, diaphana, var. 3, albo-cornea.

Lunghezza 8 in IO linee.

Abita nel fiume Greto.

5. lilMNAEUS MINIMU.*. C.iLC.IIlJ

L. testa minima ovata, obtusa, infiala, laevi , pellucida, nitida, diaphana; anfracli- bus -2, 3 convexis, ultimo magno, sutura sub-excavata, apertura ovato-patula.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 37

Calcara supplimenlo all'Enuracralio moli. Si- ciliae p. 6, 8.

Lunghezza un terzo di linea.

Trovasi al fiume Greto presso il ponte di Corleone.

Pam. PERISTOMIANA.

VALYATA. Gejì. Miller

Valvata Bocconi. Calcara

V. lesta parila, discoidea, alba, plano-convexiu^cula, sublut: umbilicata , anfractibus 3 longiludinalitcr oblique slriatif:, peristomate simplici, acuto.

Calcara Cenno topografico dei contorni di Ter- Mandralisca nota di talune specie di molluschi

mini. Appendice. ter. e fluv. p. 10.

An. la/i'Ufa cri'slnfa. Mullcr Ver. p. 198, n. 38i. An. Valvola plaìiorbis. Drap. moli. p. 41.

Diametro 5 linee.

.Vbita esclusivamente a Mondello nel fango sprovvista dell'animale.

PAIUDIKÀ. Gen. Lame. 1 . PaLIDINA RUBENS. MeNK.

P. testa ovato-conoidea , perforala, Uteri, pellucida, corneo-rubella, anfractibus .5 ralde conrexis, sutura profunda, apertura rotundato-ovata.

Menk. Sjnops. p. 134. Aradas, e Mag. Cai. cil. p. 179.

Phjlip. op. cit. p. 148. Idem v. 2, p. 122. /'aJwrfiiia /'errui/mea. De Crist. et Jan. Cai. test.

Mandralisca Cai. cil. p. 35. Paludina infiala. Parreyss. (Phylippi).

VaF. ì, corneo-flava albo-fasciata, var. 2, (lavo-crocca , var. 3, corneo- fusca, var. A, testa parva, var. .'>, testa conoidea, var. G, lesta varicosa.

Lunghezza 5 linee, larghezza 3 ed un quarto di linea.

Trovasi alla Favara, a' Ficarazzi, a Maredolce, alle sorgive del Gabriele, e al fiume Greto presso la Guadagna. \o\g. Buccuneddu a paludina.

2. Paludina acuta. Desìi.

P. testa oblongo-conica, pellucida, laevi subslriata, apertura ovata.

Desh. I. e. p. 521. Paladina stagnorum. Tari. Man. p. 13t>, n. 123,

.4radas, e Mag. Cai. p. 183. f. 123.

Cyclostoma aculum. Drap. moli. p. 40, n. 15, Bulimus pusillus. Brugh. ann. de Mus. I. 15,

pi. 1, f. 23. pi. 23, f. 3.

Cycl. pusilla. Ferr. Man. Geol. n. 8. Basi. Cogn. foss. du sud-ovest de la Fiauce.

Lunghezza 2 linee, Larghezza 1.

-Vbbondante nell'acque del pantano di Mondello.

38 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI

3. Pall'dina MUssoNii. Calcara

V. testa minima subglobosa, laevi, nitida, cornea, subumbilicata, anfractibus 3, ultimo rentricoso apice obtuso.

Calcara Monografie dei generi Spirorbis e Sue- Aradas, e Mag. Cai. p. 185.

cìnea p. 9. An. Paltidina rubens. Menk. specim. juvenisf

Lunghezza mezza linea.

Abita nel lago di Dingoli vicino la Pinna dei Greci.

3. Paludina iDRiA. Ferbus

P. testa minuta, ovata, obtusa, imperforata, subrufa, diaphana; anfractibus rotundalis, apertura rulundato-ovata, spiram subsuperanti.

Férr. seciind. Terver. Cat. des moli. ter. e Phjlippi voi. 2, p. 122.

Duv. au nord de l'Afrique Paris 1839, p. 37, P. fluminensis. Ziegl.

t. 4, f. 18, 19. p. parata. (Say) Menk. syn. p. 42.

Lunghezza 1 linea ed un terzo, larghezza mezza linea. Abbondante nelle sorgive della Favara, a s. Ciro, a s. Isidoro presso Castel- lana, e airOreto. Fossile a Brancaccio.

Fam. NERITACEA. Lamk.

NERITA. Gfn. L. Gmel. NERlTiyA. Gen. Lamk. MERITA BAETICA. LaMK.

N. testa ovato-semiglobosa, fusco-nigricanti, aut testa nigra, spira prominula, apice eroso, apertura angustata, labro simplici acuto.

V

Lamk. anim. sans vert. 2 ed. v. vi, p. 188. Phylip. v. 2, p. 138.

Calcara Cat. cit. p. 25. Costa Cat. dei testacei p. 116.

Mandralisca Cat. cit. p. 35. Nerita meridionalis. Var. 1. Phjiip. o. e. p. 160.

Var, 1, testa parva, var. 2, nigra albo-maculata, var. 3, nigro-violacca. Lunghezza 3 linee, larghezza 4 e mezzo.

Comunissiraa alle sorgive della Favara e del Gabriele, a Maredolce, e lungo 11 fiume Greto. Volg. Linficchiedda.

ACEFALI.

Fam. OELLE CONCHE FLCVIATILI LaMK. CYCLAS. Gen. Bbbgb. 1. CVXLAS OBTllSAllS. LaMK.

C. testa ovali, tunitdmscula , ralde obliqua, pellucida fragili, aptcibus integris obtusis- simis.

DEI DINTORNI DI PALERMO. 39

Lamk. voi. v, p. 5S9. Pisidium obtusale. Pfciff. syst. anord. p. 125,

Calcara Cat. cit. p. 25. t. 5, f. 21, 22.

Mandralisca Cat cit. p. 31. Pis. australe. Phylip. op. cil. p. 39. Idem v. 2.

Cardium Casertanum. Poli Test. t. 16, f. 1. p. 131.

Var. ì, testa pellucido-cornea, var. 2, testa tumida corneo-v io Iacea. Luiigliczza 1 linea e mezzo, larghezza 2 e mezzo.

Abita al fiume Oreto, in Rocca di Falco, e nei ruscelli sotto monte Cuccio, Volg. Arcidduzza d'acqua. Fossile a Brancaccio.

2. Cyclas fontinalis. Drap.

C. testa globoso-depressa subinaequilaterali . cornea nigrescenti , natibus prominenti- bus acutis, lunula disHncta.

Drap. moli. p. 130, pi. 10, f. 9, 12, 13. Mandralisca Cat. ciU p. 38.

Lamk. anim. sans vert. voi. v, p. 559. Pisidium foìitinale. Pfeiff. Phjiip. op. cil.

Pfeiff. syst. anord. p. 125, I. 5, f. 15, 16. v. 2, p. 31.

Lunghezza 2 linee, larghezza 2 e mezzo.

Trovasi in un vivajo poco profondo del piano di Castellana.

3. Cyclas calycul.ata. Drap.

C. testa subromboidea, subdepressa, pellucida, pallido-virescenti , disco fasciis obscuris. natibus prominentibus, tuberculosis.

Drap. moli. p. 130, pi. 10, f. li, 15. Phylip. v. 2, p. 2U.

Lamk. aniro. sans vert. t. 5, p. 559. Mandralisca Cat. cit. p. 37.

Pfeiff. syst. anord. t. 5, f. 17, 18. Cyclas DingoU. Biv. f. nuovi molluschi ter.

Calcara Sup. all'Enum. moli, di Phylip. p. 6. e fluv. p. 3, f. 1, a, b.

Lunghezza 5 linee ed un terzo, larghezza 4 ed un terzo. Abita il lago di Dingoli presso la Piana dei Greci.

CYRENA. Gen. Lame.

* Cyrena panormitana. Bir. F.

C. testa trigona, subaequilatera, antice rotundata, postice angulata (transverse striata) disco depressa, apicibus acutis, incurvis; dentibus cardinalibus duobus ulrinque valva, lateralibus lamelliformibus perpendiculariter striatis, quatuor valva dextera, duohun sinistra.

Biv. f. nuove sp. di conch. ter. e lluv. p. 21, f. 11 a, b.

Lunghezza H, altezza 8, spessezza circa 5 linee.

Trovasi fossile esclusivamente nel tufo calcareo delle falde del Pellegrino.

APPENDICE.

MOLLUSCHI TEUllESTRI E FLUVIATILI

SI RINVENGONO IN ALTRI SITI DELLA SICILIA.

A.NCVL15

lacuslris. Mailer

LlMAX

rufus- L.

VlTRINA

pellucida. Drap.

»

Maravignae. Mandi

»

Musignani. »

)1EL1X

Terveiii. Mieli.

»

pomalia. L.

"

Algira. Lamlì.

»

Aradasii. Mandr.

»

incarnala. Midi.

Nebrodensis. Mandr.

Voi,. I.

Cefalii conllada s. Nicolo,

Bosco di Caronia.

Madonie nella contrada Filati dimmenzu.

Ivi neir exfeudo Caslellara, ed al passo della bolle.

Bosco di Caronia eifeudo Lavanche.

Siracusa.

Catania contrada s. Pietro.

Piana di Catania.

Messina presso il Faro.

Madonie alla neviera dei greci , Cefali) , e sulla montagna di Gratteri.

Madonie al pizzo della principessa piano della bat- taglia e pressa Castelbuono.

G